Bastano le parole del presidente della commissione parlamentare d’inchiesta nazionale sui rifiuti, Gaetano Pecorella, a “fotografare” la realtà isolana: «In Sicilia il settore dei rifiuti si caratterizza perché esso stesso organizzato per delinquere», ebbe a dire Pecorella. Correva l’anno 2011 e la commissione aveva da poco concluso la sua indagine. «In Sicilia – si legge nelle conclusioni – il ciclo dei rifiuti può, più realisticamente, essere definito un “non ciclo”, in quanto i rifiuti vengono conferiti in discarica e vi sono percentuali di raccolta differenziata bassissime in quasi tutti i Comuni».
Ad oggi nulla è cambiato. Nonostante la legge di riforma varata dall’Ars (la numero 9 del 2010) e il piano regionale dei rifiuti approvato dal ministero dell’Ambiente, dopo un lungo tira e molla con Palazzo d’Orleans. Per ultima è arrivata la norma, voluta dal governatore Rosario Crocetta, che riporta il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in capo ai Comuni sia singolarmente sia in consorzio. L’esistenza degli Ato, che hanno accumulato uno stratosferico debito da un miliardo di euro, inoltre è stata prolungata fino al prossimo mese di settembre.
I “nodi”, però, restano tutti al pettine. A cominciare dai prezzi del conferimento dei rifiuti in discarica: una vera e propria giungla. Una “manna caduta dal cielo” per speculatori e lobby affaristico-mafiose.
Sul territorio regionale, gli impianti esistenti sono 12, di cui 9 pubblici e 3 privati. Non c’è una tariffa univoca: si va dai 138,53 euro a tonnellata di Trapani ai 59,99 euro di Siculiana. Dati alla mano, si paga di più nelle discariche pubbliche e non in quelle private.
E nessuno controlla se il prezzo indicato nelle autorizzazioni è quello realmente applicato.
Il governo regionale, con l’assessore all’Energia Nicolò Marino, si è impegnato a determinare una tariffa unica di riferimento regionale per tutte le discariche
siciliane. Preludio ad un’altra riforma del settore.
Sistema che fa acqua da tutte le parti. Oltre alle tariffe, va affrontata con decisione la mancata riscossione della Tarsu e della Tia, che impedisce ai Comuni di finanziare gli Ato. Per non parlare della raccolta differenziata, che non raggiunge nemmeno il 10%. Con una performance di crescita annua dello 0,5%. Tasso che farebbe raggiungere alla Sicilia l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata (peraltro già scaduto a fine 2012) tra 116 anni, ovvero nel 2129.
La gestione dei rifiuti è caratterizzata dalle stesse metodiche operative che vigevano nel 1999: raccolta e conferimento in discarica.
La qualità del servizio è bassa e i costi sono aumentati a dismisura per le numerose assunzioni clientelari, la mancata riscossione dei tributi, le onerose tariffe delle discariche. Proprio le discariche, nel corso di questi anni di commissariamento della Regione, si sono rilevate il vero grande affare.
La stragrande maggioranza è stata infatti realizzata con procedure d’emergenza, al di fuori della pianificazione territoriale. In molti casi, il conferimento
avviene senza il cosiddetto pretrattamento, pratica autorizzata da un’ordinanza del commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Sicilia. Il recente incendio
nell’impianto palermitano di Bellolampo ha messo in evidenza enormi carenze e negligenze in materia di sicurezza, monitoraggio e controllo nella gestione delle discariche».