Per chi vive in questo territorio, la Giornata ha una particolare rilevanza non solo per i cristiani ma per tutta la società civile che non può fare a meno di guardare al migrante, al richiedente asilo come un essere umano, con pari dignità uguale a tutti, e con un diritto che supera la condizione e la sua origine che è quella dell’essere uomo ovunque.
I fatti recenti, avvenuti in questo circondario, e le polemiche susseguitesi a un tentativo di discriminazione dei richiedenti asilo al CARA di Salinagrande, cui ha fatto grande eco la stampa nazionale, ci dimostrano, purtroppo, il contrario e sollecitano tutti: Chiesa, istituzioni politiche e civili, volontariato, che non si può abbassare la guardia. La presenza, infatti, nella provincia di Trapani di 15 mila immigrati, di cui 13 mila circa regolari e la restante parte no, la presenza di 300 circa richiedenti asilo politico, oltre agli ospiti presso il CIE di Milo e negli altri istituti della provincia, sono un universo esteso per il quale corre l’obbligo di prenderci cura delle persone e di tutto ciò che si portano dietro, compreso l’anelito a un domani più conveniente. In questo gli immigrati sono uomini di fede (anche nel significato religioso più ampio del termine) e di speranza, valori che sono insiti nel loro status di mobilità, perché indirizzato verso la “novità” di un avvenire migliore, sia esso spirituale o materiale, e come dice Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata: «fede e speranza formano un binomio inscindibile nel cuore di tantissimi migranti, dal momento che in essi vi è il desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la “disperazione” di un futuro impossibile da costruire».
La Giornata è un momento reale di presa di coscienza, da parte di tutti, per capire come, nonostante le difficoltà da parte degli immigrati e nostra, le comunità politiche e sociali del territorio, e di Trapani in particolare, hanno dato e stanno dando «prova di generosità, altruismo, intelligenza, voglia di integrazione». Rimane certo, comunque, che di là dei problemi di adattamento e d’integrazione, come scrive il presidente del Consiglio di Trapani, Giuseppe Bianco, «il dialogo è sempre la migliore soluzione di qualunque problema. Capire, accertare, parlare, aiutare: questa è la base per una civile convivenza tra i residenti (…) tenendo sempre fermo il principio che diritti e doveri camminano di pari passo. Il diritto a un’accoglienza serena e generosa si specchia nel dovere di ricevere gli ospiti senza preconcetti e preclusioni; il diritto dei cittadini alla sicurezza sociale deve trovare riscontro nel dovere degli ospiti di rispettare le leggi e i costumi del territorio di accoglienza».
SALVATORE AGUECI