Del progetto per la realizzazione del parco eolico se ne parla già da qualche anno. E già una prima volta è stato rilasciato parere negativo in tema di impatto ambientale dal Ministero dell’Ambiente. Nel 2009 al Ministero dell’Ambiente è arrivata tutta la documentazione per l’avvio dell’iter sulla valutazione di impatto ambientale che un parco eolico del genere potrebbe avere nell’ecosistema della zona. A febbraio 2011 è arrivato lo stop della commissione tecnica VIA-VAS che in pratica ha fatto ricominciare l’iter da capo. La Four Wind, che ha sede legale a Palermo, ha presentato il progetto modificato.
Lo spicchio di mare su cui potrebbe sorgere il parco eolico come dicevamo è quello che divide Castelvetrano a Pantelleria. E per la precisione riguardas il Banco Pantelleria e il Banco Avventura lato Pantelleria, distanti dalle coste siciliane dalle 35 alle 26 migli nautiche. Il progetto (che potete vedere dettagliatamente cliccando qui) prevede la realizzazione di 38 aerogeneratori (28 al Banco Pantelleria e 10 a Banco Avventura), piantati in mare, in grado di creare una potenza elettrica pari a 228 MW, e ogni generatore dovrebbe avere 126 metri di diametro per 90 metri d’altezza, per generare una potenza di 6 MW.
In pratica il progetto prevede una parte offshore, quindi in mare, costituita dagli aerogeneratori e cavi MT di interconnessione tra aerogeneratori;una sottostazione elettrica di utenza (ESP offshore) dove avvengono icollegamenti tra i sottocampi in cui è suddivisa la centrale eolica e la trasformazione MT/AT; il cavidotto marino in corrente alternata, che collega la ESP alla costa, dove è collocata la buca di giunzione cavidotto marino – cavidotto terrestre.
Poi c’è la parte onshore comprendente: la fossa di giunzione cavidotto marino – cavidotto terrestre; il cavidotto terrestre in corrente alternata, dalla buca giunti alla ESP onshore; una sottostazione elettrica di utenza (ESP onshore); il breve tratto di cavidotto terrestre in corrente alternata, che collega la ESP onshore alla stazione elettrica della RTN.
Il parco eolico che dovrebbe sorgere in mare avrebbe quindi un collegamento diretto alla terra ferma, dalle parti di Capo Feto, attraverso condutture sottomarine. Era proprio il sistema di ancoraggio dei generatori nei fondali ad essere visto come dannoso per l’ecosistema sottomarino della zona. Il progetto precedente infatti prevedeva l’ancoraggio attraverso la trivellazione che, a seconda delle aree, poteva arrivare a 15 metri di profondità. Il nuovo progetto sotto questo aspetto prevede invece delle specie di zattere galleggianti per sostenere le grandi pale eoliche.
Oggi, come dicevamo, scade il termine per presentare delle opinioni e osservazioni sul nuovo progetto. Intanto le associazioni ambientaliste seguono con molta attenzione ciò che potrebbe accadere nei nostri mari. Già in seguito alla bocciatura da parte del ministero dell’Ambiente del vecchio progetto Greenpeace aveva esultato per lo scongiurato pericolo di costruzione di alcuni sistemi che sì avrebbero generato energia pulita, ma la costruzione delle stesse pale avrebbe potuto causare gravi danni all’ambiente. Anche la Regione Sicilia era rimasta soddisfatta dalla decisione del Ministero del febbraio 2011, che aveva dato parere negativo sia per questioni di impatto paesaggistico su un sito rientrante nella rete ‘Natura 2000’ dell’Unione europea per la sua biodiversità e il suo delicato equilibrio.