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23/12/2012 08:22:14

Top news 2012 - 9° posto: tutti i sequestri ai beni di mafia dell'anno: Mazzara, Messina Denaro, Scimemi...

Il sequestro più eclatante è stato quello che ha colpito, a Gennaio,  Michele Mazzara, Gli è stato sequestrato un albergo di San Vito Lo Capo, il Panoramic, e beni per 25 milioni di euro. E' accusato di essere un prestanome del super latitante di Cosa nostra Matteo Messina Denaro e di averlo ospitato in proprietà di sua pertinenza, a Trapani.  Oltre a 99 beni immobili, pari a una estensione di 150 ettari, sono stati sequestrati 17 fra trattori e autocarri, 8 automobili fra cui due Suv, 86 conti correnti e rapporti bancari, una casa di cura per anziani e due società, compresa quella del Panoramic. Per gli investigatori Mazzara è «l’ispiratore occulto di diverse iniziative imprenditoriali e di alcune speculazioni immobiliari per l’allestimento di alberghi e strutture ricettive nelle popolari località estive di San Vito Lo Capo e Castelluzzo-Makari e di cantieri di edilizia privata nei comuni di Paceco e Trapani...».

A Maggio a Marsala un provvedimento ha colpito il patrimonio di Antonino Bonafede, condannato in via definitiva, con un sequestro di beni per 200.000 euro.  L'anziano boss, già sorvegliato speciale e condannato per associazione mafiosa, è il padre del capo della locale cellula di Cosa Nostra Natale Bonafede, in carcere con un ergastolo da scontare. Il sequestro dei beni (due appartamenti nel centro cittadino, nonché terreni agricoli, con annessi casolari rurali e masseria, nell'entroterra marsalese) è stato eseguito in esecuzione di un provvedimento del gip presso il Tribunale.

A Luglio beni immobili, per un valore di 200 mila euro, per gli inquirenti "riconducibili" all'imprenditore Michele Lombardo, 50 anni, di Marsala, sono stati sequestrati dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza:  dieci appezzamenti di terra e di due immobili, tutti in territorio di Petrosino , intestati a familiari del Lombardo, che ha precedenti penali per concorso esterno in associazione mafiosa (favoreggiamento della latitanza del boss e killer marsalese Antonino Rallo, catturato dai carabinieri l'11 ottobre 2007) e interposizione fittizia di beni mobili.

Ad Agosto un patrimonio del valore di oltre 15 milioni di euro, riconducibile agli eredi del defunto imprenditore Ignazio Miceli, di Marsala e' stato sequestrato dalla Dia di Palermo. Miceli, che operava nel settore dell'autotrasporto di alimentari, era stato sospettato di legami con la mafia. Il provvedimento di sequestro, emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del direttore della Dia, ha riguardato societa', appezzamenti di terreno, numerosi veicoli commerciali e autovetture e disponibilita' finanziarie.

A Settembre è la volta di Vito Tarantolo. Nell’elenco stilato dal giudice ci sono 82 beni immobili tra ville e appartamenti; 33 beni mobili tra autovetture di lusso, furgoni, mezzi meccanici; 18 quote societarie; 2 società; 37 conti correnti e rapporti bancari. Valore totale: 25 milioni di euro. Le indagini condotte dall’Anticrimine di Trapani guidata da Giuseppe Linares, hanno consentito di individuare i suoi possedimenti e soprattutto i suoi collegamenti con la criminalità organizzata. Tarantolo ha una condanna patteggiata a un anno e sei mesi emessa nel 2004 per favoreggiamento di uomini legati al capo del mandamento mafioso di Trapani Vincenzo Virga ed è stato coinvolto in numerose indagini relative agli appalti assegnati privilegiando imprese che avevano collegamenti con esponenti della criminalità organizzata.

A Novembre sono stati sequestrati dalla Dia di Marsala alcuni beni per un valore di 500 mila euro al cognato di Messina Denaro. Il provvedimento patrimoniale riguarda Gaspare Como, titolare di un’azienda di Castelvetrano a cui gli inquirenti hanno posto i sigilli. Sequestrati anche auto e immobili. L’indagine è stata diretta dalla Procura di Marsala.

Riciclaggio è invece l'accusa che ha portato qualche giorno fa al sequestro di beni per Nino Scimemi, imprenditore di Salemi. La Procura di Marsala ha disposto un sequestro di beni per un milione di euro - tra cui 35 immobili. Scimemi, attualmente coinvolto in un processo a Marsala per una truffa sui contributi comunitari, ha messo su tra la Sicilia, il Nord Italia, Lussemburgo e Malta una serie di imprese. L'accusa per lui è di riciclaggio.  La Procura di Marsala indaga sul riciclaggio di 850.000 euro di provenienza illecita avvenuto nel 2008.  In diversi rapporti di polizia Antonino Scimemi è definito - sulla scorta delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia - in contiguità con i cugini Salvo, ed alcuni esponenti della famiglia mafiosa mazarese "per la sistematica aggiudicazione di appalti banditi dai vari Enti Pubblici ad un cartello di ditte compiacenti agli interessi mafiosi". Scimemi aiutò Pino Giammarinaro nella sua latitanza, nascondendolo in una casa di proprietà di una sua ditta in Slovenia.

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