Nonostante le norme nazionali e internazionali e le regole dettate dalla Riserva, nell'area marina protetta più grande d'Europa si registrano, infatti, preoccupanti «battute» di pesca, soprattutto con reti a strascico, in zone di assoluto divieto. Episodi che, secondo Legambiente, si verificherebbero soprattutto quando le imbarcazioni si avvicinano alla costa in cerca di riparo per le condizioni meteo-marine avverse.
«In queste occasioni - rileva Michele Rallo, responsabile mare di Legambiente Egadi - alcuni operatori del settore, con imbarcazioni di dimensioni rilevanti e attrezzi di forte impatto ambientale, approfittano del maltempo per effettuare bordate di pesca sotto costa in barba alle norme che, invece, sono rispettate, in massima parte, dalla marineria dell'isola».
A confermare i transiti illegali nelle zone di riserva vi sarebbero i dati dei tracciati blue box, il sistema di controllo satellitare presente per legge sui pescherecci superiori ai 15 metri, per consentire alle autorità competenti di localizzare e stabilire la velocità delle imbarcazioni durante l'attività di pesca. Sistema del quale, però, non è dotata la Capitaneria di porto di Trapani.
Per Rallo - che è anche consigliere comunale - «dai dati ufficiali che l'Area marina protetta ha acquisito dal Comando generale della Capitanerie di porto, recentemente trasmessi dal sindaco Antinoro all'Assessorato regionale all'Ambiente, si evince che le irregolarità vengono commesse in maniera rilevante anche all'interno della zona di massima riserva».
Tra gennaio 2011 e luglio 2012 sarebbero 71 gli ingressi sospetti registrati nella zona di riserva integrale «A» di Marettimo e del Maraone, 500 in zona di riserva generale «B» e 1234 in zona di riserva parziale «C».
«Il blue box - dice Rallo - è uno strumento importante ed è utile solo se l'informazione acquisita su una violazione venisse convertita in sanzione». Da qui gli appelli rivolti sia al Ministero delle Politiche agricole affinché «intervenga con fermezza e rigidità e vada incontro alle necessità delle autorità preposte al controllo in mare sostenendole con i mezzi necessari» sia alle associazioni di categoria perchè «agiscano con pugno duro nei confronti degli associati che non svolgono la propria attività nel rispetto della legalità».