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14/12/2012 06:53:52

Cose di mafia e informazione in provincia di Trapani: è la stampa bellezza, e non ti dice (quasi) niente

Nel giro di pochi giorni un altro affondo, un’altra infamia: “Don Peppe Diana a letto con due donne”. Dopo dieci anni, la verità è stata ristabilita dai tribunali. E pazienza per la vox populi che timidamente si ostina a infangare il martire: almeno l’editore occulto del giornale è stato condannato, i danni ai familiari pagati e la memoria del parroco ripulita. Ma quella vicenda è emblematica del potere delle mafie sulla memoria. Può ferire più la penna che la lupara, e può aiutare a distorcere la verità, aumentare le dicerie, autoalimentare la celebre macchina del fango. Nel secondo decennio del duemila, fa più un giornale compiacente che un carico di tritolo. La mafia questo l’ha capito, come l’hanno capito, in generale, i potenti. Quindi giù di minacce di querela, lettere aperte con difese pubbliche (mai sul merito, badate bene), proclami di onestà e beneficienza. Come la camorra ribaltava la realtà infangando Don Diana, così la mafia. O la mafiosità? i collusi? i simpatizzanti? o semplicemente giornalisti distratti? Non lo sappiamo. Non sappiamo definirli, pur provando a rimestare nella fanghiglia del sistema.

Certo fa pensare la visione che alcuni siti locali ci hanno fornito negli scorsi mesi di Paolo Forte. Nel coccodrillo pubblicato su Castelvetranonews, non si fa accenno alle condanne subite dal dirigente della squadra di calcio mazarese Folgore. Forte è definito (crediamo con un involontario doppiosenso) “l’amico degli amici” o “l’amico di tutti”. Nessun riferimento a quell’amicizia con Matteo Messina Denaro che gli è valsa una condanna per favoreggiamento. Più che un articolo di giornale, il pezzo (ripreso anche da altri siti della provincia) sembra più un necrologio a pagamento, tipo quelli che il succitato boss dedicava al padre Francesco sul Giornale di Sicilia con tanto di citazione in latino. C’è qualcosa che non va, dunque. Non è un “buco”, perché non è uno scoop perso: è proprio una mancanza. È come se un domani (andando di questo passo molto remoto!) scrivendo della morte di Giulio Andreotti un giornalista non citasse la discussa assoluzione nel processo per mafia. È legittimo il sospetto dunque che sia voluto, che ci sia stato un cortocircuito nella stesura della notizia. Ad esempio, che il rispetto per una morte abbia travalicato il dovere di completezza dell’informazione a cui ogni cronista sarebbe tenuto. Per quanto possa dispiacere per il dolore dei cari, per quanto si possa pensare (e non abbiamo motivo di non concedere il beneficio del dubbio) che dopo la condanna l’uomo abbia cambiato vita, per quanto si possa pensare che ci fosse una buona fede nel suo speriamo nuovo giro di conoscenze... eppure. Eppure, se non fosse per la pubblicazione del comunicato stampa dei Ros nel suddetto sito non ci sarebbe notizia del coinvolgimento di Forte nelle indagini dell’Operazione Mandamento. Un’inchiesta che ha scosso il mondo degli affari illeciti del trapanese e in cui l’uomo era indagato. Dimenticanze simili si riscontrano su MazaraOnLine.

Lungi da noi lanciare una faida tra siti web. Anzi, abbiamo appena citato due tra i siti di informazione più completi che si sono nel nostro territorio, fatti con passione e competenza. Ma quanto ci è saltato all’occhio fa riflettere sulle condizioni dell’informazione in Sicilia. La nostra provincia, poi, genera sempre più spesso casi che fanno riflettere sulla libertà di stampa. Rino Giacalone, una delle penne più coraggiose e stimate della nostra provincia, a gennaio tornerà davanti al giudice per la sentenza del processo che lo vede contrapposto al neo deputato regionale Girolamo Fazio. L’ex sindaco di Trapani si è sentito diffamato dal giornalista (chiedendo un risarcimento di cinquantamila euro) per un articolo dove, a proposito della mancata cittadinanza al Prefetto Sodano, venivano paragonati certi suoi termini sull’antimafia con quelli usati da Messina Denaro. Durante le scorse elezioni comunali, il giornale locale Cronaca Trapanese (emanazione del sito trapaniok.it) si trovò in una posizione che possiamo immaginare imbarazzante. Per settimane condusse l’informazione elettorale con il proprio proprietario, Ignazio Grimaldi, candidato a sindaco di Erice. Roba da nazione dell’Indocina. O in effetti tipicamente italiana, negli ultimi vent’anni. Bisogna dare atto al bravo direttore responsabile Nicola Baldarotta di essere riuscito a navigare in acque burrascose. Oggi, con le elezioni comunali ormai alle spalle, il quotidiano elettronico ha una nuova proprietà e Grimaldi ha inanellato una nuova sconfitta elettorale alle regionali. Dei rapporti del Comune di Marsala con l’emittente Telesud vi abbiamo già ampliamente parlato. E poi, in provincia, non mancano gli altri mali del giornalismo che sono oggetto di dibattito nazionale o del chiacchiericcio tra colleghi: collaboratori sottopagati (o non pagati), pruriginosità nei fatti di cronaca di oggi come di vent’anni fa, grande spazio alle cene dei circoli e dei raduni scolastici a discapito di inchieste, uffici stampa che navigano nell’ambiguità del conflitto d’interessi e altri che si improvvisano tali, giornalisti della domenica che rimasticano l’etica professionale come una chewing-gum e altro ancora.

Non sembra proprio la terra scelta da Mauro Rostagno, il più rivoluzionario, provocatorio e innovativo dei telegiornalisti locali. Anche a lui la stampa trapanese ha riservato (e ancora oggi tenta di riservare) lo stesso trattamento dedicato a Don Diana. Chissà cosa avrebbe scritto Rostagno, di Paolo Forte.



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