Alla sbarra ci sono la 25enne Jessica Pulizzi, sorella (per parte di padre) della bambina rapita, che è accusata di concorso in sequestro di minorenne, e il suo ex fidanzato Gaspare Ghaleb, 27 anni, che deve difendersi dall'accusa di false dichiarazioni al pubblico ministero. Nell'ultima, vivace, udienza ha testimoniato il dirigente del comissariato di polizia Antonio Sfamemi, adesso in servizio alla squadra mobile di Palermo. Sfameni, all'epoca dei fatti dirigente del commissariato di polizia di Mazara del Vallo rispondendo alle domande del pm Francesca Rago, ha spiegato come furono svolte le indagini subito dopo la scomparsa della bambina.
"Me ne occupai - ha dichiarato il funzionario di polizia - a partire dal 3 settembre 2004. Si indagava a 360 gradi, nessuna ipotesi veniva esclusa. Abbiamo effettuato ricerche in tutte le direzioni, anche nelle cave di tufo della zona, e intercettato tutti i protagonisti della vicenda, anche Piera Maggio", mamma di Denise.
Nell'udienza dello scorso 8 maggio, il consulente dell'accusa, Gioacchino Genchi, a cui la Procura di Marsala affidò poi l'esame dei tabulati telefonici relativi alle intercettazioni effettuate in fase d'indagine, dichiarò che l'allora fidanzata (poi moglie) di Sfameni, e cioè Stefania Letterato, "fornì il suo telefono ad Anna Corona". Quest'ultima, attualmente indagata per sequestro di minore in un secondo filone d'indagine, è madre di Jessica ed ex moglie di Piero Pulizzi, padre naturale di Denise Pipitone. "Con l'avvio delle intercettazioni - ha continuato Genchi - si interrompono i contatti telefonici tra Anna Corona e Stefania Letterato e quest'ultima smette di usare il suo telefono cellulare, attivato il 13 aprile 2002. Prima, invece, i contatti telefonici tra le due donne erano stati numerosissimi. In queste intercettazioni si sono verificate una miriade di anomalie". La Procura affidò successivamente le indagini ai carabinieri.
"Non sapevo che Anna Corona utilizzava il telefono di Stefania Letterato. Non ho fatto intercettazioni e non ho esaminato tabulati. Se ho parlato con la Letterato del fatto era stato disposta l'intercettazione su suo telefono? Ma stiamo scherzando? È una domanda assurda". Così si è difeso Sfameni rispondendo alle incalzanti domande dell'avvocato di parte civile Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio.Il funzionario di polizia, adesso in servizio alla Squadra mobile di Palermo, ha poi contestato le conclusioni alle quali è approdato il consulente della Procura Gioacchino Genchi, secondo il quale «l'insuccesso dell'indagine è dipeso, al 70/80 per cento, dall'insuccesso dell'intercettazione sulla Letterato».
Conclusione evidenziata da Frazzitta. Ma l'operato del super esperto è stato contestato da Sfameni. «Genchi - ha detto il poliziotto - dice che dopo il 22 settembre 2004 non ci sono più telefonate sul telefono di mia moglie e invece non è vero». Poi, Sfameni, che ha ammesso di avere partecipato all'interrogatorio della Letterato («All'epoca, però - ha detto - eravamo solo amici»), ha spiegato che i sospetti si concentrarono su Jessica Pulizzi «per tre motivi: l'intercettazione in commissariato dell'11 settembre 2004, quando Jessica disse alla madre 'A casa ch'ha purtai', che per noi era una assunzione di responsabilità, il suo livore (verso Piera Maggio) e la mancanza di un alibi per l'ora della scomparsa».
Infine, ha rivelato che «anche sull'auto di Anna Corona, una Ford Fiesta, fu installato, dal 3 settembre 2004, un sistema di rilevazione satellitare gps», ma non ha saputo dire se questo produsse risultati. Alla notizia, è scattato l'avvocato Frazzitta, affermando che la parte civile non sapeva nulla di tale intercettazione e chiedendo di averne la «discovery». Rispondendo alle domande dei pm Francesca Rago e Sabrina Carmazzi, Sfameni ha detto che non si occupò dell'indagine «a partire dal 3 settembre 2004». Poi, subentrarono i carabinieri. Sulle indagini svolte è stato ascoltato anche il capo della Squadra mobile di Trapani, Giovanni Leuci. Scatto di nervi, nel corso dell'udienza, di Piera Maggio, che ha contestato la linea seguita dall'avvocato difensore Gioacchino Sbacchi nel controesame di Sfameni. «Io sono la vittima» ha detto la madre di Denise.