Scatta una protesta, spiegano gli industriali, che inizialmente sarà a macchia di leopardo: in alcuni casi le aziende scioglieranno unilateralmente il contratto di servizio con l’Ato interrompendo così il servizio (e chiedendo danni e interessi), in altri casi lo stop sarà più graduale. Agrigento, Messina, Trapani, Caltanissetta e Palermo sono le province che dovrebbero subire i maggiori disagi. Un’emergenza che mette a rischio anche parte dei 12 mila posti di lavoro del settore.
Il problema è che le aziende del settore vantano crediti per un miliardo circa. La Regione ha fatto sapere nei giorni scorsi di non aver più soldi per sostituirsi a Comuni e Ato nel finanziamento del sistema della raccolta: i soldi promessi dallo Stato, circa 200 milioni, nell’ambito dell’ultima ordinanza commissariale non sono mai stati erogati realmente e il governo non può più anticipare risorse. Fra oggi e domani il presidente Crocetta dovrebbe incontrare i prefetti per fronteggiare l’emergenza rifiuti e altri allarmi segnalati dai Comuni sulla crisi dei servizi pubblici.
Proprio ai prefetti ha scritto ieri il vicepresidente di Confindustria, Giuseppe Catanzaro, per spiegare i motivi della protesta: «I problemi si originano dalla irregolare gestione dei rapporti fra Ato e Comuni. Ci sono Ato che non approvano i bilanci, mancano criteri di par condicio nel pagamento dei fornitori, i Comuni non prevedono la regolare copertura finanziaria del servizio e non incassano la Tarsu o non procedono al recupero di quella evasa. In alcuni casi ci sono Comuni che iniziano le procedure di recupero solo dopo otto anni».
Gli ultimi incontri presso il dipartimento Rifiuti della Regione non hanno rassicurato le imprese. Il governo sta cercando di spingere gli Ato e i Comuni a realizzare dei piani di rientro dai debiti in cambio dei quali la Regione darebbe piccole anticipazioni da girare alle imprese per rallentare la protesta. Ma i tempi non sono brevissimi perchè servono delibere dei consigli comunali e Confindustria precisa che «bisognerebbe comunque coinvolgere le banche». Proprio perchè è in corso un tentativo di mediazione da parte della Regione, i sindaci chiedono tempo a Confindustria: «Sono in corso riunioni di tutti gli ato per avviare un piano di rientro dai debiti - precisa Giacomo Scala, presidente dell’Anci -, le imprese abbiano il buonsenso di attendere un po’».
Inoltre Confindustria segnala anche ai prefetti che «a parte i debiti, è emerso dagli ultimi incontri che i Comuni e gli Ato non sono in condizioni di assicurare neppure i pagamenti correnti». Per questo motivo, è la parte centrale della lettera, «è maturata la decisione di diverse aziende di procedere alla risoluzione dei contratti». Confindustria sa che i sindaci chiederanno di precettare le imprese. E Catanzaro si rivolge direttamente ai prefetti: «Auspichiamo da parte delle prefetture, qualora coinvolte dagli enti locali, un deciso e diretto intervento al fine di una radicale azione di ripristino della sistematica e reiterata violazione delle regole»