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05/12/2012 03:08:24

Scrive Vincenzo Pantaleo, sulle primarie, Catilina, il Pd di Marsala

 Lo stesso Matteo Renzi, con inusuale eleganza rispetto agli standards della politica nazionale, ha ammesso da subito la sconfitta ed ha augurato al suo avversario un buon lavoro.

All’indomani delle primarie del centrosinistra alcune considerazioni però si impongono.
Bersani ha il merito di riportarci, con tutta probabilità, ad una campagna elettorale – quella delle prossime politiche – all’insegna dello stantio confronto con Silvio Berlusconi. Già perché sarà verosimilmente l’uomo d’Arcore a contrapporglisi, rispolverato dalla formalina e ringalluzzito più che mai visto che ritiene di potersela ancora una volta giocare facendosi forte del fatto che anche Bersani non è proprio un politico di primo pelo.
Probabilmente una vittoria di Renzi lo avrebbe indotto a desistere, a ritenere che ad un volto nuovo per la candidatura alla premiership bisognasse contrapporre un altro volto nuovo o magari finto nuovo.
Ma non è andata così e oggi l’ex premier pensa di poter nuovamente dire la sua di fronte ad avversari che forse, inconsciamente, speravano in un suo ritorno…
Dal canto suo Bersani ha già annunciato che ci saranno molte novità nella sua squadra di governo, ma anche se manterrà la promessa – temo – lo sforzo sarà inutile, dato che dall’altra parte sentiremo ancora inevitabilmente sciorinare i vecchi slogan sui comunisti e sul dirigismo di sinistra.
Dunque il primo dato politico è che in Italia, a distanza di quasi un ventennio dall’esordio del sistema maggioritario, torneremo a vivere una campagna elettorale dal sapore classico o per meglio dire retrò.
L’altra considerazione politica è che, comunque, da oggi il Partito democratico non potrà essere più considerato lo stesso di prima.
Bisogna prendere atto che una percentuale molto consistente di elettorato (circa il 40%) si è riconosciuta intorno ad un leader giovane come Matteo Renzi, che potrà pur parlare un linguaggio che a molti sembra discostarsi dalle linee classiche della sinistra, ma d’ora in avanti non potrà essere più disconosciuto o, meglio, essere riconosciuto soltanto come il sindaco di una (sia pure) grande città.
Né potrà ancora recitarsi la cantilena di quanti in questi giorni hanno continuato il mantra del Renzi piglia-voti a destra: nell’attuale situazione politica, caratterizzata da una crisi economica devastante e dal declino generale del sistema Italia, un leader che si rispetti deve saper parlare ad ampie fette di popolazione, andare oltre gli ideologismi di facciata, impostare un lavoro di ricostruzione per il bene del Paese e delle nuove generazioni, non solo della sua parte politica. Proprio come avvenne all’indomani del secondo conflitto mondiale.
Per questo penso che non ci sia niente da scandalizzarsi se ci è capitato di vedere ai seggi anche qualche amico di destra: in verità pochini e comunque di gran lunga inferiori rispetto alle paure ancestrali degli apparati del Pd.
Una politica che cerca solo il consenso dei propri iscritti si propone in chiave autoreferenziale ed è destinata a non lasciare traccia nel Paese.
E veniamo al dato politico della nostra città.
Marsala ha dimostrato di essere “renziana”, con una percentuale in clamorosa controtendenza regionale e nazionale.
Il partito cittadino si è schierato in tutte le sue componenti, tranne una (il consigliere provinciale Anna Maria Angileri), a sostegno del segretario Bersani. Oggi dunque si dovrà considerare un altro elemento di analisi: o diciamo che i leader cittadini del Pd (tranne la “renziana” Angileri) sono stati sconfitti in quanto non sono riusciti a sostenere adeguatamente la candidatura del segretario nazionale o diciamo che comunque sono stati sconfitti in quanto non hanno la pancia dei loro elettori.
In entrambi i casi (oltre alla figuraccia, ma di questa in fondo i politici se ne infischiano) dovrebbero prendere atto che non riscuotono il consenso del loro elettorato e trarne le dovute conseguenze.
E lo dovrebbero fare in massa, in quanto sono stati sfiduciati in massa.
Ma l’occhio dell’osservatore deve saper volgersi anche più oltre, in casa Pd.
Un sistema politico locale che da anni si perpetua nelle segrete stanze di partito ha saputo esprimere solo esponenti distanti (anche culturalmente) da questa città, relegando Marsala ai margini delle scelte decisionali che contano.
Questo sistema è forse al tramonto o quanto meno se ne intravvedono preoccupanti crepe. Qualcuno ai piani alti comincia già a fiutare il pericolo, che è come una valanga: quando la senti arrivare ne sei già travolto.
Abbiamo sentito in queste ore Massimo D’Alema confermare che non si ricandiderà al Parlamento nazionale. Avranno altrettanto pudore certi potenti signori del Pd locale che negli ultimi anni hanno scritto a loro piacimento la storia della sinistra in provincia di Trapani, lasciando sempre ai margini la nostra città e la sua storia millenaria?
Tutto dipenderà da quanta parte della nostra sovranità, come cittadini marsalesi, sapremo o vorremo riprenderci, da quanto orgoglio sapremo ritrovare, perché se è vero che i suddetti leader hanno sempre espresso consensi non indifferenti dal punto di vista elettorale, è innegabile che qualcuno in questi anni a Marsala li ha sempre sistematicamente sostenuti. Fino a quando saremo ancora disposti a farlo?
Fino a quando Catilina abuserà della nostra pazienza?
La leva del cambiamento è irreversibilmente avviata e non sarà facile arrestarla, anche se loro proveranno di certo a lusingare gli elettori con la promessa di un ultimo mortale giro di giostra.

Avv. Vincenzo Pantaleo
Partito democratico - Marsala

  



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