Lo prevede un emendamento al decreto legge sviluppo presentato oggi dai relatori Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico (Pd) in commissione Industria di palazzo Madama. La data di scadenza, stabilita nel milleproroghe del 2010, per la concessione delle spiagge è il 31 dicembre 2015, mentre la proposta di modifica chiede di spostare il termine al 31 dicembre 2045.
Una novità bollata dagli ambientalisti come "un inciucio bipartisan" adottato "in piena violazione degli obblighi comunitari fissati dalla cosiddetta Direttiva Bolkestein sulla concorrenza". "Il rischio di prolungare di altri 30 anni il termine di scadenza delle concessioni diventerebbe realtà se la settimana prossima l'Aula del Senato dovesse confermare l'emendamento", denuncia il Wwf, che da anni conduce una battaglia su questo tema.
"Poiché il provvedimento dovrà essere convertito entro il prossimo 17 dicembre, pena il suo decadimento, il passaggio alla Camera - avverte l'associazione - non permetterà ulteriori modifiche che poi comporterebbero un nuovo passaggio al Senato reso impossibile dai tempi". "I senatori Vicari (Pdl) e Bubbico (Pd), promotori della norma 'salva-concessioni' - lamenta ancora il Wwf - hanno fatto finta di dimenticare che questa legislatura aveva già visto tentativi analoghi, tutti falliti proprio perché, in palese violazione degli obblighi comunitari, avrebbero comportato automaticamente l'apertura di una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia producendo l'obbligo di ritirare il provvedimento".
Allo stesso modo, ricorda il Wwf, sono "falliti anche i tentativi di aggirare la direttiva, come nel caso del Decreto Sviluppo 2011 (n.70 30 maggio 2011), con cui si prevedeva una norma che introduceva un diritto di superficie in favore dei titolari delle concessioni demaniali: anche tale norma non è mai stata varata proprio per contrasti sia con l'ordinamento giuridico italiano che, soprattutto, con la cosiddetta direttiva Bolkestein",
La novità emersa oggi da palazzo Madama è stata accolto invece con soddisfazione dalla Fipe, l'organizzazione Confcommercio che raccoglie i gestori degli stabilimenti balneari. "In questo modo, stabilimenti balneari e ristoranti che operano su terreno demaniale avranno modo di organizzare meglio le loro attività in vista della aste pubbliche", spiega l'associazione. Secondo la Fipe l'emendamento consente di "applicare correttamente la Bolkestein senza mettere a rischio il destino di migliaia di imprese e delle famiglie da cui traggono lavoro". "E' improponibile - conclude l'associazione - pensare che un imprenditore investa di suo un capitale in un'azienda che dopo due anni è destinata per legge a finire all'asta, il cui esito, come in tutte le aste, è sempre imprevedibile".