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30/11/2012 05:20:23

Scrive Nino Rosolia, sul massacro della scuola pubblica italiana

La ricerca s’intitola The Learning Curve e definisce un nuovo Indice Globale sulle capacità cognitive e sui livelli d’istruzione di quaranta Paesi, intrecciando i dati Ocse-Pisa con cifre nazionali riguardanti il numero di diplomi e lauree, oltre una serie di fattori come la spesa pubblica nell’istruzione, i salari dei docenti e il tasso di disoccupazione.
Ebbene, al cospetto del 24° posto occupato dall’Italia, i due Paesi che svettano in questa speciale classifica, sono la Finlandia e la Corea del Sud.
E, fin qui, si dirà, niente di nuovo sotto il sole.
E, in effetti, la novità, sta nella ragione di fondo che ha permesso ai due Paesi testè citati di primeggiare incontrastati rispetto agli altri quaranta.
Qual è, allora, la chiave dello strepitoso successo ottenuto?
E’ presto detto: le due superpotenze dell’istruzione nel mondo sono tali, innanzitutto, perchè tengono in grande considerazione i loro docenti, ritengono siano figure insostituibili per la formazione delle nuove generazioni e, quindi, colonne portanti dell’organizzazione sociale e della crescita economica.
E’ questo il succo di un articolo apparso di recente, a firma di Simonetta Fiori, sulle colonne del quotidiano ‘la Repubblica’, cui spetta di diritto la palma del maggiore sponsor del Governo guidato da Findus Monti.
E’ sorprendente constatare come lo stesso, congiuntamente al suo Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, prof. Profumo, così glamour, europeisti e addentro alle cose del pianeta-formazione non ne abbiano avuto notizia. Se fossero stati più attenti – così come lo sono quando si tratta, con la scusa che in Europa ‘così fan tutti’, di dissanguare lavoratori e pensionati – avrebbero evitato entrambi le magre figure cui sono incappati nelle ultime settimane.
Il titolare del MIUR, con la proposta di aumento, a parità di stipendio, dell’orario dei docenti della Secondaria da 18 a 24 ore. Il Premier, con l’incauta affermazione relativa al corporativismo e al conservatorismo dei professori, difeso a spada tratta facendosi scudo delle sacrosante proteste degli studenti di tutta Italia.
Tesi che si commentano da sole e dimostrano non solo la linea di continuità con il Governo Berlusconi ma, soprattutto, la loro distanza siderale dal Pianeta Scuola, in sofferenza da almeno un decennio e alla catastrofe nell’ultimo lustro.
Se provassimo ad elencarli ( 3,5 miliardi scippati nell’era del ‘pizzicagnolo dal ventre obeso e dalle mani sudate’, Giulio Tremonti, 142.000 cattedre tagliate sotto l’”egìda” della parrucchiera Mary Star Gelmini, ambedue imperterriti e anticostituzionali sostenitori della scuola privata e fautori dello smantellamento degli organi collegiali e delle RSU in quella pubblica, in ciò coadiuvati dalla loro degna ‘compagna di merende’ Valentina Aprea, ex sottosegretaria al MIUR e, oggi, Assessora all’Istruzione nella specchiata Giunta Formigoni) i colpi di maglio vibrati negli ultimi tempi alla scuola italiana, non la finiremmo più.
Ecco perchè è incoraggiante apprendere che, da un lato, sulla scia dei loro compagni delle aree metropolitane, anche gli studenti lilibetani abbiano deciso di reagire con forme di lotta innovative ed efficaci. E, dall’altro, anche i docenti non siano stati da meno – ultimi in ordine di tempo quelli del Liceo delle Scienze Umane ‘ Pascasino’ – prendendo posizione attraverso ben calibrati documenti approvati all’unanimità dai rispettivi Collegi.
Dispiace, al contrario, constatare come autorevoli personaggi della politica e dell’etere ( leggi Fabio Fazio e Pier Luigi Bersani ) che hanno proprio nel personale della scuola il loro target di riferimento, non abbiano trovato finora la forza di replicare alcunché alle accuse infondate e maldestre che l’augusto Monti ha avuto di recente occasione di ribadire al cospetto di milioni di telespettatori.
Possono starne certi: al momento giusto i lavoratori della scuola se ne ricorderanno.


G. Nino Rosolia

 



 



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