8 nuove canzoni da ascoltare ad libitum, considerando che, oltre ad essere un capolavoro musicale, si tratta dell’ultimo disco del cantautore settantaduenne, che già più volte aveva esternato questa sua volontà di mettere un punto alla sua lunga carriera di cantautore. L’album è composto da otto meravigliosi brani che ripagano la lunga attesa dei fan di sempre. Sono otto canzoni piene di ricordi e di malinconia, otto intimistiche canzoni scritte e cantate con la semplicità che contraddistingue il cantastorie emiliano, un grande artista che non si è mai allontanato dalla sua persona, un uomo semplice pieno di cultura, capace di farti entrare dentro le storie narrate nelle sue canzoni, come dei viaggi che ti travolgono.
E l’Ultima thule è proprio un viaggio che si estende lungo le otto tracce.
Si parte con “Canzone di notte n.4“, dedicata alla sua Pavàna, che riprende il filo delle altre tre scritte tanti anni fa, dove la notte, anche a distanza di decenni, vista con maturità, continua ad essere fonte ispiratrice di storie passate o immaginate.
L’album prosegue con “L’ultima volta“, ovvero il singolo che ha anticipato l’uscita di questo album; una canzone sul ricordo narrato senza rimpianti, piena di poesia e di malinconia.
Toccante il terzo brano dal titolo “Su in collina“, dove si parla di partigiani, di guerra e di compagni, in un ambiente freddo e gelido descritto ai minimi dettagli. E’ una canzone a dir poco stupenda, specchio di una pagina di storia del nostro paese da non dimenticare.
La quarta canzone, la più bella, si intitola “Quel Giorno di aprile“, dove si parla invece del 25 aprile, quando la guerra finì tra festeggiamenti in paese, e tutto intorno da ricostruire, a cominciare da ciò che la guerra ha lasciato dentro coloro che l’hanno vissuta e combattuta.
Il disco prosegue poi con “Il testamento di un pagliaccio“, che il cantautore aveva già cantato dal vivo già qualche anno fa, che parla in modo ironico e metaforico di un pagliaccio giunto alla sua fine, in un mondo piendo di illusioni e speranze vane come quello in cui viviamo.
Chiusa la parentesi ironica del quinto brano, si passa poi al bellissimo pezzo dal titolo “Notti“, dove la sottile malinconia delle parole si intreccia perfettamente con la musica.
Il settimo brano “Gli artisti” è una ballata sulla figura dell’artista, con le sue normalità e il suo essere a volta aldilà degli uomini comuni, ma pur sempre esseri umani che inseguono i propri sogni.
E infine il brano title-track dell’album “L’ultima Thule”, forse la più complicata dell’intero disco, dove si racconta metaforicamente della vita che viviamo, piena di passioni e sogni che sono destinati a spegnersi, mentre il ricordo di ciò che si è e di ciò che si è fatto rimane indelebile per sempre.
Francesco Genovese