Lo ha detto il pm Gaetano Paci, parlando con i giornalisti stamattina dopo il rinvio dell'udienza della Corte d'Assise di Trapani, per l'assenza di uno degli imputati, il boss mafioso Vincenzo Virga, che e' stato ricoverato. "L'indagine -ha aggiunto Paci- e' in stato avanzato ma ancora in corso, e ha lo scopo di approfondire alcuni aspetti venuti fuori sia durante le indagini preliminari sia nel processo. Si tratta di elementi che possono portare a individuare i mandanti anche al di fuori dallo stretto ambito esecutivo militare". Paci ha inoltre detto che l'indagine parallela, "a carico di ignoti, nasce dal fatto che nel corso delle udienze e gia' dell'indagine preliminare era emerso che gli uomini dentro la Fiat Uno erano tre. Gli imputati sono due, quantomeno manca una persona all'appello". A proposito del processo in corso per il delitto avvenuto il 26 settembre 1988 a Valderice, il pm ha detto: "Questo processo e' un punto di partenza". (AGI)
09,00 - Nuova udienza questa mattina al processo per l’omicidio del sociologo e giornalista Mauro Rostagno, che vede imputati Vito Mazzara, ritenuto l’esecutore materiale e Vincenzo Virga il mandante. La scorsa settimana sono stati ascoltati come testimoni Claudio Fava e Francesca Lipari. La Lipari, ex ospite della comunità Saman, ha ripercorso la vita all’interno della Comunità. Ha risposto alle domande riguardanti la conoscenza con Rostagno e Cardella, ha dovuto rispondere sui rapporti che c’erano tra lei e Rostagno, e all’incalzare degli avvocati della difesa Vezzadini e Galuffo che hanno continuato con una serie di domande molto personali, ha risposto che ha avuto con Mauro una breve relazione e che nello stesso tempo Chicca Roveri, moglie di Rostagno, aveva una storia con un altro ospite della Saman, Luciano Marrocco.
Un’audizione che i legali della difesa, - viste le dichiarazioni della Lipari, riguardo ai rapporti tesi tra Rostagno e Marrocco e al fatto che quest’ultimo custodiva una pistola, anche se lei non l’ha mai vista -, considerano rilevante nel tentativo di dimostrare che il delitto sarebbe maturato in un contesto diverso da quello mafioso. Bisogna qui ricordare che Luciano Marrocco e Chicca Roveri nel 1996 insieme ad altri furono coinvolti nelle indagini e arrestati, ma successivamente furono scarcerati e prosciolti da ogni accusa.
Di tutt’altro tenore l’audizione di Fava. Per l’ex direttore de “I Siciliani”, l'omicidio di Mauro Rostagno è stato eseguito dalla mafia, ma i veri mandanti vanno cercati altrove. “La mafia, nel delitto Rostagno - ha detto, prima dell'audizione - è stata esecutrice almeno nella parte conclusiva. Oltre alla mafia i mandanti possono essere diversi. Le corde toccate da Rostagno sono tante e tutte sensibili. Un giornalista, un intellettuale - ha spiegato Fava - non viene avvertito ma viene ammazzato. È successo così per mio padre, per Mauro Rostagno, per Beppe Alfano e Mario Francese”.
Alcune parti delle dichiarazioni rese in dibattimento da Fava: “L’occasione in cui ho conosciuto Rostagno, fu un processo qui a Trapani per l’assassinio di Vito Lipari. Mauro aveva seguito l’omicidio, io ero citato come testimone per alcuni approfondimenti su punti significativi del nostro racconto giornalistico
fatto sui Siciliani. In aula c’era un unico giornalista e mi stupii, ed era un operatore della comunità Saman che lavorava per Rtc
Sapevo che Rostagno dirigeva Rtc, ma non avevo altri elementi, li ebbi alla fine dell’udienza, quando l’operatore mi invitò nella sede di Rtc per essere intervistato da Rostagno. Andai, trascorremmo molto tempo insieme, una intervista che partì dal processo e si allargò ad altri temi di attualità non solo nera ma anche civile e politica in Sicilia. Gli proposi un’intervista in quell’occasione, che si tenne nell’estate dell’ 88.
Parlammo del processo. Come giornalista lo ritenevo significativo nelle vicende di cosa nostra di quegli anni. Trapani viveva in una linea d’ombra ed era diventato un luogo in cui si rinsaldavano interessi di politica e mafia.
Un intellettuale come Rostagno che era venuto in Sicilia mi stupì favorevolmente, la sua capacità di fare un Tg che per un’ora raccontava Trapani come non si era mai sentito, con un’attenzione assai professionale con nomi e cognomi senza evocare presenze astratte e al contempo con una grandissima ironia. Mi ricordò Peppino Impastato, la stessa capacità di dissacrare denunciando.
Trapani era una città straordinaria per vitalità e per la capacità di nascondere se stessa; viveva in una linea d’ombra in cui erano confluiti interessi economici pesanti e interessi di cosa nostra. Parlammo in quell’occasione della loggia massonica Iside 2: per la prima volta si parlava di un incontro fra interessi mafiosi economici e istituzionali. Dentro questa loggia si ritrovavano esponenti di cosa nostra, delle istituzioni e imprenditori.
Sapendo come giornalista siciliano la reticenza che i giornali avevano nel raccontare di queste cose, mi stupì invece il modo e la determinazione che aveva Rostagno nel denunciare quel che accadeva con tanta attenzione; questo modo ci fece condividere una passione e una responsabilità. Ciò mi spinse a proporre per King un’intervista a Rostagno.
C’era condivisione di lettura fra me e Rostagno su quello che stava succedendo a Trapani – la proliferazione degli sportelli bancari, contraddittoria rispetto alla capacità di risparmio della città, segno che qualcosa stava succedendo, lo avevo raccontato per I Siciliani e le stesse sensazioni le ritrovai nel lavoro di Rostagno.
La figura di Mauro e la funzione di quella televisione era straordinariamente avvertita in questa città. Quella che gli feci allora era un’intervista libera che voleva raccontare la vicenda umana di quest’uomo che aveva eletto la Sicilia come luogo di militanza umana e giornalistica”.
Dalla scorsa udienza si è appreso che la Dda di Palermo ha aperto una nuova indagine a carico di ignoti per la ricerca di nuovi mandanti del delitto.
Carlo Rallo