Non chiede l’elemosina. Rivendica un suo diritto. "Trasferitemi, ho un figlio disabile" , invoca la donna. Una protesta eclatante che subito fa il giro dei media e delle agenzie. Si era incatenata ad una colonna del chiostro di Sant'Agostino per reclamare il trasferimento che le spettava di diritto. Vita Armata, questo il suo nome, è madre di un bambino affetto da una malattia rara, da due anni aspetta di tornare nel suo paese d'origine. Insieme al marito Emilio, lavora come ausiliare del traffico nella vicina Calatafimi, e la malattia del figlio l’ha costretta a ricorrere alla legge 104 per ottenere il ritorno a Salemi. Una richiesta che il Comune non poteva accogliere, però. La risposta lapidaria e fredda fu infatti: "Non possiamo accettare la richiesta.” “Assumere i coniugi Armata “ si giustificò subito il vicesindaco di allora Antonella Favuzza, “comporterebbe lo sforamento del patto di stabilità. “. Ecco. E’ così che si comincia a parlare di Patto di Stabilità. Una formula oscura da far venire i brividi solo a pronunciarla. Guai a violarlo, si diceva. Un’Amministrazione consapevole evita di farlo, a costo di apparire disumana nei confronti di una madre che implora un diritto sia pure in modo drammatico. Ma di cosa si tratta è presto detto. Il Patto è stato pensato dall’Unione Europea per tenere sotto controllo i conti pubblici degli Stati appartenenti all’area Euro, con l’obiettivo di ridurre i debiti accumulati negli anni. L’Europa ha posto degli obiettivi, i singoli Stati hanno scelto come raggiungerli. L’Italia, per il perseguimentodell’obiettivo, ha coinvolto anche le Regioni, le Provincie e i Comuni assegnando loro specifici obiettivi attraverso di esso per tenere così sotto controllo i conti pubblici. Il Patto utilizza un meccanismo di calcolo complesso a “saldo misto” che, in forma semplificata, somma il saldo della parte corrente (entrate meno spese) e il saldo della parte per investimenti (entrate meno spese) dell’anno. Per il rispetto del Patto dal calcolo finale deve risultare ogni anno una differenza per un importo positivo predeterminato e via via crescente. Il mancato rispetto del patto di stabilità comporta pesanti sanzioni a carico dell'ente inadempiente, previste nell'anno successivo a quello dell'inadempienza. Quali, ad esempio, la riduzione dei trasferimenti dello Stato dovuti agli enti locali in misura pari allo scostamento tra il risultato registrato e l'obiettivo prefissato. In altre parole, meno soldi versati dallo Stato e dalla Regione al Comune. Ma anche il divieto di impegnare spese correnti in misura superiore all'importo annuale medio dei corrispondenti impegni effettuati nell'ultimo triennio. In altri termini, il Comune dovrà ridurre le spese per le manutenzioni ordinarie (strade, verde pubblico, ecc) dovrà ridurre drasticamente l’erogazione dei servizi assistenziali o il sostegno a tante iniziative. Indebitamento per finanziare gli investimenti? Nemmeno a parlarne! Contrarre un qualsiasi mutuo per la realizzazione di nuove opere pubbliche (ad esempio: strade, scuole, marciapiedi, ecc)? Vietato! Assunzioni di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia di contratto? Impossibile! Quasi una paralisi. E tuttavia l’irreparabile è accaduto! E proprio in quell’anno 2010, in cui un diritto sacrosanto venne negato alla signora Vita Armata, paradossalmente, il tanto temuto sforamento del Patto di Stabilità si è verificato lo stesso. Evidentemente la severità usata per una povera donna non venne adoperata per altro tipo di spese. La Corte dei Conti di Palermo lo ha infatti certificato di recente. Oltre alle conseguenze che sopra abbiamo elencate, molto probabilmente Vittorio Sgarbi, la sua giunta e i consiglieri comunali dovranno restituire il 30% circa delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza percepiti nel 2011. Mentre la conseguenza immediata a carico del Comune, che si riverserà sulle tasche dei cittadini, la sanzione pecuniaria di circa 211mila euro. E gli effetti, ripetiamo, saranno la riduzione dei trasferimenti ordinari dovuti dal Ministero dell’Interno pari al 5%, il contenimento degli impegni di spesa corrente; il divieto di indebitamento; il divieto di assunzione del personale a qualunque titolo; la riduzione del 30% delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza dei consiglieri (60 euro a seduta) per l’anno 2010. In totale la somma da rimborsare supera i 40 mila euro. Intanto la Commissione Straordinaria presieduta dal prefetto Leopoldo Falco, e composta dal vice prefetto Nicola Diomede e dal dirigente del Ministero dell’Interno Vincenzo Lo Fermo ha approvato il Bilancio di Previsione e prossimamente anche quello Consuntivo per l’anno 2011. Ciò dovrebbe consentire di salvare il Patto di Stabilità e contemporaneamente anche il contratto dei circa 86 precari. In ogni caso nuvole nere si profilano all’orizzonte. In sintesi. Ai 211.000 mila per lo sforamento del Patto di stabilità prodotto da Sgarbi e suoi collaboratori dobbiamo sommare i considerevoli tagli operati da parte dello Stato e della Regione. I primi ammontano a 1.815mila euro, i secondi a 430mila euro. Infine, con il milione e mezzo di debiti fuori bilancio che gravano come un macigno ci sarà poco da stare allegri. Saranno i cittadini indirettamente a pagarne le conseguenze. Intanto con l’Imu che inciderà per 950milaeuro. Ma tant’è. Chi è causa del suo mal pianga se stesso! Spesso sono proprio gli elettori con le loro scelte ad autolesionarsi. Basti pensare che i Revisori dei Conti hanno dovuto colmare talune inadempienze del Comune con tantissimo ritardo. Un documento, il cosiddetto questionario Siquel relativo all’anno 2010, contenente dati contabili e statistici, infatti è stato inviato alla Corte dei Conti solo ora . C’è da chiedersi in che mani eravamo.
Franco Lo Re