Lo stesso Sinatra, inoltre, ed il Presidente del Consiglio Provinciale, Peppe Poma, come comunicato da quest’ultimo, hanno reso nota la decisione di autosospendersi, con effetto immediato, dalle cariche politiche finora ricoperte all’interno dell’UDC.
Molto particolareggiate le motivazioni della decisione assunta da Sinatra per il quale i momenti elettorali costituiscono per ogni partito tanto il momento del migliore impegno quanto quello delle maggiori frizioni tra energie ed identità che si contendono uno spazio di evidenza per rivendicare ruolo, consenso e primato. Tanto l’uno quanto l’altro, in un quadro di corretto e leale confronto, sono apprezzabili ma se essi superano il segno della cornice all’interno della quale si esprimono si trasformano in molesti e pregiudizievoli inconvenienti che finiscono per avvelenare ed asfissiare i buoni propositi per una politica trasparente vicina ai bisogni della gente e del territorio.
In questi, ormai, non pochi mesi di esercizio della carica non richiesta di capogruppo dell’UDC verso il Partito della Nazione – prosegue Maurizio Sinatra – ho dovuto convivere con modi e metodi di interpretare la politica in netto contrasto tra essi e con idee così tanto confliggenti da superare spesso il confine ideologico fino a giungere al conflitto personale. Ho sopportato il peso di tale situazione, talvolta con meditati ed opportuni silenzi, convinto che, alla fine, le ragioni della gente e del territorio avrebbero fatto prevalere il buon senso, orientando così lo sforzo di tutti verso un bene comune al cui servizio ogni partito ha il dovere di prestarsi. Avevo piena consapevolezza delle difficoltà di questo percorso che, in nome del buon senso, avrebbe dovuto far condividere ad anime cattoliche, laiche e liberali i medesimi intenti. Le ho affrontate, ritengo, con il massimo e migliore impegno per me possibile. Tuttavia – aggiunge l’ex capogruppo dell’UDC – la competizione regionale di questi giorni ha innescato la reiterazione di perniciose conflittualità e deluso le aspettative di quanti, come il sottoscritto, hanno voluto credere alla novità del progetto politico del Partito della Nazione. Rancori mal sopiti, misere operazioni di potere colorite da tanto ridicoli quanto puerili intrighi, interessi di bottega e sciocchi narcisismi hanno offerto il miglior esempio di un degrado politico che ha così travolto le proposte e i progetti dietro cui – fortunatamente o purtroppo – non lo si è riuscito a nascondere.
Sono, mio malgrado, testimone – conclude Sinatra – di questo inqualificabile resoconto; non intendo però essere complice di chi, aduso al furore della sbornia di protagonismo, ha inteso farvi scudo con principi e valori che ha colpevolmente e consapevolmente tradito, assumendo con la propria condotta sclerotica e goffa la responsabilità di una miserevole deriva. La coerenza con quanto rappresentato mi impone, pertanto, di rassegnare le mie dimissioni da capogruppo, con l’auspicio che esse possano almeno provocare un momento di ragionata riflessione lontana dal disordine cognitivo procurato dai fumi della sbornia di potere altrui.