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05/11/2012 08:19:06

Scrive Valerio Vartolo, sulle elezioni regionali in Sicilia e la vittoria di Crocetta

Ma è evidente che di buoni politici, ahimè, la sinistra marsalese e siciliana ne abbia ben pochi: perché se Crocetta ha vinto la sinistra radicale è scomparsa e il Pd è al tracollo. E chiunque abbia a cuore una visione progressista e democratica del proprio Paese (e magari anche una professione alle spalle) non può, a mio avviso, esimersi da alcune verità. Non è un bel dato che oltre metà dell’elettorato siciliano non si sia recata alle urne: significa un malcontento formidabile nei confronti dell’attuale classe dirigente. E’ rilevante che il Movimento cinque stelle sia stato, quasi ovunque, il primo partito: significa che una notevole parte dell’elettorato preferisce volti nuovi e idee semplici (alcune discutibili) ad una classe dirigente, anche di sinistra, che si è resa complice e protagonista del malgoverno. Si deve partire da qui. E poi spostare lo sguardo sulle due sinistre. La sinistra radicale. Come ho avuto modo di scrivere l’incidente di Fava (il mancato certificato presentato) è il simbolo di una inadeguatezza profonda della sinistra radicale: così come il presentare in meno di una notte la nuova candidatura, come se si trattasse di turnover calcistico. La sinistra radicale è immobile: lo è in alcune idee e lo è nei volti dei suoi dirigenti e candidati. Sempre gli stessi da almeno venti anni. Sempre nuovi e, a loro dire, sempre i migliori. Sempre pronti a guardare gli altri dall’alto verso il basso, credendo che possa bastare (ancora) qualche slogan antiamericano o anticapitalista per convincere uomini e donne che, giorno dopo giorno, cercano con difficoltà di costruirsi il proprio futuro. Credendo che possano bastare alcune figurine antimafia per colmare questa inadeguatezza, giungendo, perfino, a prendere in prestito il nome di Libera per farne uno slogan. E’ chiaro che il 3% raggiunto è frutto di tutto questo. Da Marsala al resto della Sicilia e fino a tutto il Paese non mancano le novità migliori (perché più aperte al nuovo e meno inclini ad un settarismo insopportabile), basti pensare al sindaco di Petrosino Giacalone o al sindaco di Cagliari Zedda: ma devono fare i conti con una struttura ipertrofica e con una pastoia di vecchi e giovani dinosauri. Ma se la sinistra radicale è scomparsa il Partito Democratico è vicino al tracollo, nonostante la sua dirigenza la pensi diversamente. Ciò, ovviamente, non mi sorprende affatto, constatato il valore di questa dirigenza. Esultare per la percentuale presa è, mutuando le parole di Bersani, “roba da pazzi”. I voti sono in meno rispetto alle ultime tornate elettorali. Il partito è secondo al movimento di Beppe Grillo, nonostante il governatore candidato abbia vinto: tradotto, significa fiducia nella storia di Crocetta, sfiducia in una classe dirigente i cui leader vengono, a ragione, considerati, nel metodo e nelle forme, del tutto in continuità con le esperienze di Cuffaro e di Lombardo. Basti pensare a quanto accaduto a Marsala: i dirigenti del Pd cantano vittoria per il successo del sindaco Adamo. Cioè, di una donna, il cui operato è discutibile e discusso, che poco ha a che vedere con una visione democratica e progressista della città, ma che, invero, con la sua vittoria ha garantito la ribalta ad alcuni dirigenti che mai avrebbero avuto il coraggio di correre in prima persona, perché, come direbbero gli anglosassoni, unfit, inadatti a governare, oltre che di scarso appeal. In questo senso mi trovo in assoluto accordo con le parole utilizzate dallo stimato collega Paolo Paladino allorchè, nel corso della campagna elettorale per l’elezione del sindaco, definì di non certo gran valore la classe dirigente di questo Partito Democratico. Simili convinzioni, peraltro, sono state fatte proprie da una gran fetta dell’elettorato che di Oddo, Gucciardi, Papania e compagnia non ne possono più. Chiedersi cosa abbiano fatto questi dirigenti per i cittadini siciliani è lecito? Io credo abbiano fatto poco o nulla, se non amministrare il proprio potere, proteggendo, per questo, le proprie emanazioni nelle varie città e, non ultimo, sostenere il governo Lombardo. Insomma, che riflesso ha avuto il loro operato sulle storie di migliaia di uomini e donne che vivono la crisi di questi anni? Zero, penso. Ed è per questo che il risultato del Pd non stupisce: perché chi pensa che la classe dirigente di sinistra debba essere altra rispetto a quella attuale, chi pensa che debba essere capace di leader giovani e coraggiosi e non certo di dinosauri della vecchia Dc o del vecchio Pci, non può votare o sostenere questo Partito Democratico. Ecco perché penso e spero che la borghesia migliore di questa città e chiunque abbia a cuore una visione democratica della città non rimanga a guardare lo scempio che questi signori stanno compiendo di ciò che resta della sinistra e del centrosinistra.
Valerio Vartolo
 



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