E' il dato che emerge dalla diciannovesima edizione della ricerca, "Ecosistema urbano", studio statistico di Legambiente. Trapani è 43° su 45 citta "omogenee" per numero di abitanti e dimensioni. L'anno scorso era al posto numero 44. E anche nella classifica generale va male: 98° su 104 posti. Ha ottenuto un indicatore di “qualità della vita” del 24%. Peggio ci sono solo le calabresi Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria, e poi Messina e Palermo. Trapani viene superata in classifica da Caltanissetta, che l'anno scorso era dietro.
Entrando nel dettaglio, si nota dalla ricerca che a Trapani mancano le zone pedonali, mentre la media italiana è di 0,34 metri quadri per abitanti, con punte di oltre un metro per Cremona, Firenze, Lucca, di oltre 2 metri di Verbania. L'attuale Ztl di Trapani (via Garibaldi, via Torrearsa e Corso Vittorio Emanuele) presenta appena un rapporto di 0,03 mq per abitante contro città come Siena, Mantova, Ascoli Piceno, Aosta che hanno ZTL ben superiori ai 10 mq per abitante.
Il Comune di Trapani dichiara a Legambiente 32 centimetri per abitante di Piste Ciclabili. Un dato minimo, se paragonato ai 26 metri quadri di Mantova e Lodi.
Ma il dato più grave è la dispersione idrica, che a Trapani è del 35%, quando mediamente i capoluoghi italiani hanno un dato di dispersione di acqua del 10 - 15%
Il capoluogo della nostra provincia produce 642,50 chilogrammi di rifiuti per abitante ogni anno. La raccolta differenziata è ferma al 15%.
Nella classifica generale, la città più vivibile, in Italia, fra i capoluoghi, è risultata Verbania (indicatore 74%), seguita da Belluno (69%), e, quindi, Trento (68%), Bolzano (67%). Fra le grandi città, col 63%, è stata Venezia a risultare la città più vivibile ed eco-sostenibile, seguita da Bologna (indicatore del 60%) e Genova (57%).
In generale Legambiente registra "una brusca e preoccupante battuta d’arresto delle politiche ambientali urbane: prima ancora di quella economica, pare esserci una crisi della capacità di fare buona amministrazione. Nell’insieme dei capoluoghi italiani, ad esempio, torna a crescere l’inquinamento atmosferico, senza contare l’inefficienza energetica e quella del trasporto pubblico, messo sotto pressione dai tagli e incapace di attrarre passeggeri. Non crescono inoltre le isole pedonali, le zone a traffico limitato e le reti ciclabili urbane".
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