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31/10/2012 04:21:30

Malasanità. Condannato ad un maxirisarcimento un medico che ha operato a Pantelleria

Costui, dott. Renato Urso, consigliava il ricovero, che era effettuato il 24 marzo. Tre giorni dopo il chirurgo la sottoponeva a un intervento all’intestino. Ma poiché le condizioni della paziente non miglioravano, dopo altri quattro giorni, il 1° aprile il chirurgo interveniva di nuovo, senza successo, tanto che il 4 aprile la signora veniva trasportata d’urgenza all’Ospedale Civico di Palermo, dove, nonostante la sottoposizione ad un ulteriore intervento chirurgico, decedeva il giorno successivo. Qua finisce la storia della signora, che se fosse stata curata bene avrebbe continuato a vivere, e comincia un’altra storia di carte bollate, avvocati e giudici. Il Tribunale di Marsala con sentenza del 19 maggio 2004, dopo cinque anni dalla morte della paziente, condannava il dott. D’Urso alla pena di otto anni di reclusione per omicidio colposo. La pena veniva confermata in appello nel 2005, e il 26 giugno 2006 diveniva irrevocabile per essere stato respinto il ricorso per Cassazione. L’AUSL di Trapani, da cui dipendeva l’Ospedale di Pantelleria, nel 2000 veniva citata in giudizio dai parenti della vittima per il risarcimento dei danni. La sentenza di questo procedimento arrivava nel 2007, con una condanna dell’Azienda a favore dei congiunti della complessiva somma di 500.337,53. Siamo arrivati a otto anni dalla morte della signora Brignone e a sette anni dall’inizio del procedimento. A questo punto ne inizia un altro, quello del procuratore della Corte dei Conti di Palermo nei confronti del chirurgo, per il danno da lui causato all’AUSL. Il procuratore, sulla base della sentenza penale di condanna del chirurgo e della sentenza civile di condanna dell’AUSL di Trapani al risarcimento del danno, riteneva che il medico avesse causato con la sua condotta colposa un danno all’erario, pari al risarcimento stabilito nella sentenza civile. Azionava quindi il giudizio contabile che si concludeva con la sentenza dell’11 luglio 2012, con la quale il chirurgo è stato condannato a rimborsare all’AUSL di Trapani quasi tutta la somma pagata per risarcimento danni ai congiunti della defunta. Nella sentenza si evidenzia che c’è stato nesso di casualità tra la condotta del medico nei suoi interventi e la morte della paziente. Non sono valse a salvare il medico le giustificazioni addotte circa la situazione di emergenza nella quale ha eseguito gli interventi. La Corte ha riconosciuto che il medico, essendo uno specialista, deve adottare non l’ordinaria diligenza, ma una diligenza più accurata, esigibile da uno specialista.
I fatti dimostrano che si può morire per errore medico, come è successo a quella povera signora, dopo una settimana di ricovero in Ospedale, mentre i congiunti hanno dovuto aspettare sette anni per avere risarcito il danno subito per la mancanza della congiunta.


Leonardo Agate