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30/10/2012 06:20:14

Il 10% dei siciliani fa vincere Rosario Crocetta. Boom Cinque Stelle. Commenti e reazioni. Ecco i 90 deputati eletti

Per la prima volta un movimento civico è il primo partito in Sicilia. E per la prima volta un ex comunista, gay dichiarato, Rosario Crocetta, diventa presidente della Regione Siciliana.  Si tratta di un voto che avrà importanti conseguenze a livello locale e nazionale, perchè manda in crisi i partiti tradizionali, e perchè consegna all'ex Sindaco di Gela la Sicilia senza una maggioranza all'Ars. La terra che fu del 61 a 0 per il centrodestra dà la mazzata definitiva al centrodestra, ridimensiona il Partito dei Siciliani di Lombardo

Per Palazzo d’Orleans il candidato di Pd e Udc passa però con una percentuale intorno al 31% e quindi senza una maggioranza certa a Palazzo dei Normanni che gli consenta di fare subito il governo. Come andrà a finire la partita Crocetta lo si vedrà nei prossimi giorni: un’alleanza con Micciché, vero arbitro data l’indisponibilità di Grillo ad alleanze, appare l’unica praticabile, ma l’interessato è pronto anche a tornare alle urne («Se qualcuno mi dovesse fermare allora si va al voto e sono convinto che questa volta’ sarò eletto con il 60% dei consensi»). Si tratta in ogni caso, come dice Bersani, di «risultati storici». E lo è davvero se si pensa al cappotto 61 a 0 che subì il centrosinistra nel 2001, ma anche al tratto anti-mafia che rivendica il nuovo governatore: «Si è rotto un muro di gomma, per la prima volta è stato eletto un candidato che ha scelto come valore fondante la lotta alla mafia». 

I grandi sconfitti sono i partiti tradizionali. Non solo il Pdl, che ne subirà le più immediate conseguenze. Perché anche quelli che hanno vinto non sono usciti indenni (persino il Pd ha lasciato 5 punti sul campo) e perché tutti dovranno fare i conti con il forte segnale che arriva dall’astensionismo siciliano. Meno di un siciliano su due è andato a votare e Crocetta diventa governatore con il voto di circa il 15% dell’elettorato totale. Nemmeno Grillo è riuscito a incidere un blocco che ha rifiutato insieme la politica e la cosiddetta anti-politica. Anche questo dovrà far riflettere.

Per il Movimento 5 Stelle è stata una vittoria limpida. Cancelleri ha beneficiato del voto disgiunto e il movimento è balzato dal 2-3% del 2008 (politicamente è ormai giurassico) al 18% attuale. Soprattutto è oggi il primo partito dell’isola, in barba a vincitori (Pd) e vinti (Pdl). Quando Grillo parla di boom ha ragione da vendere. E stavolta il botto dev’essere arrivato alle orecchie di tutti.
Il radicamento nazionale dei grillini è tale, ma questo era ormai chiaro, che nessun sistema elettorale potrà sbarrargli la porta del Parlamento. Al massimo si potrebbe tentare di «contenerlo» con una riforma che però, bozza attuale alla mano, manifesta forti rischi di ingovernabilità. D’altro canto, l’attuale porcellum potrebbe portare, vista la forza in alcune zone dei grillini, ad una ingovernabilità del Senato, dove il premio è appunto regionale. E a quel punto si potrebbero aprire scenari greci, con tanto di possibile ritorno immediato alle urne. O con un ritorno della grande alleanza di cui oggi beneficia Monti.

Il premier, peraltro, dai risultati siciliani non esce sicuramente indebolito: a vincere sono partiti che mantengono saldo il loro impegno di sostenerlo; inoltre la fragilità del quadro politico generale sconsiglia colpi di testa.

. «Oggi è cambiata la storia della Sicilia, sono riuscito nel miracolo» dice Crocetta dal suo comitato elettorale, accerchiato dalle telecamere. I cronisti gli chiedono di Raffaele Lombardo e dell’accordo che avrebbe siglato con Gianfranco Micciché per battere Musumeci. «Basta con questa storia di Lombardo», sbotta. «Mi avete rovinato la campagna elettorale, senza questa storia avrei vinto con oltre il 40%», aggiunge infastidito. «Non farò inciuci all’Assemblea regionale», ripete come un mantra a chi lo continua a incalzare con domande su Lombardo e la mancanza di una maggioranza all’Ars. «Perché mi chiedete sempre la stessa cosa, cercherò la maggioranza sui singoli provvedimenti e se non ci riuscirò chiederò il sostegno dei cittadini; tornerò al voto e vincerò con oltre il 60% di voti», continua.. «Io sono veramente rivoluzionario, non Grillo che blatera: lo volete capire o no?», alza la voce il neo-governatore, eletto con circa il 30% dei consensi». Crocetta fa il giro delle tv. È un fiume in piena: «Con me cambia la storia, ho rotto un muro di gomma, per la prima volta la Sicilia ha eletto un candidato che ha fatto dell’antimafia una scelta di vita», ripete con orgoglio. Il neopresidente della Regione, omosessuale dichiarato ed icona dell’antimafia siciliana, non scorda che gli ultimi due governatori, Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, hanno dovuto abbandonare in anticipo dopo essere incappati in vicende di mafia: «Come dice anche Camilleri, in Sicilia ora è entrata aria nuova e pulita».

Il terzo polo, pur diviso in Sicilia tra Crocetta e Micciché, può cantare vittoria. E Casini ha tutte le ragioni per invocare la validità del laboratorio siciliano: «Da lì è arrivata un’indicazione chiara e semplice: è ineludibile il rapporto tra progressisti e moderati che mette al bando gli estremismi e i populismi ed è l’unico antidoto all’ antipolitica». Perché Grillo, argomenta, può arrivare ad un 25% nazionale e se si vuole contrastarlo servono alleanze vincenti. Il Pd, dice, eviti di ragionare per “sommatorie” perché Grillo ha «rubato» voti a Idv e Sel.
Chi è sempre più nei guai è il Pdl. Nello Musumeci è uscito sconfitto dalla prova elettorale e il partito ha perso oltre 20 punti, quasi i due terzi dei voti. Un’altra ferita in un Pdl sempre più dilaniato. Alfano non è riuscito a portare dalla sua parte i moderati in campo nazionale («Se i toni sono quelli di Berlusconi - dice oggi Casini - è ridicola ogni ipotesi di rapporto con il Pdl») e neanche nella sua Sicilia (dove il Cavaliere ha brillato per l’assenza). Il segretario però tiene duro (la colpa della sconfitta, dice, è «del centrodestra diviso») e conferma sia la data delle primarie (il 16 dicembre) sia la propria candidatura. Il rischio a questo punto è che le primarie diventino il terreno di uno scontro anche personale, quasi una sorta di ordalia, dall’esito, per la sopravvivenza del partito, difficilmente prevedibile.

Crocetta, prima volta un ex comunista al governo della Regione, non avrà una maggioranza all’Assemblea regionale, gli mancano 7 deputati; in suo soccorso potrebbe arrivare Raffaele Lombardo, il governatore uscente, che lascia in dote, oltre al figlio Toti, 24 anni, eletto nel collegio di Catania, altri nove deputati. Insomma si profila la stessa maggioranza che ha sostenuto Lombardo per un periodo. Il dato più importante è però il boom del Movimento 5 Stelle, che diventa il primo partito nell’isola, con circa il 15%. Un risultato straordinario per Grillo ottenuto in una regione che per decenni è stata in mano alla Dc e poi agli eredi democristiani e poi ancora roccaforte di Forza Italia (e quindi del Pdl). Ma questa elezione passerà alla storia anche per il dato impressionante di astensionismo: ben il 53% degli elettori non ha votato. Di fatto il nuovo governo e l’Assemblea regionale sono stati legittimati dalla minoranza dei siciliani che si è recata alle urne, il 47%. Il nuovo governatore dovrà trovarsi la maggioranza in Assemblea potendo contare su 39 deputati su 90, compresi gli 8 eletti direttamente col listino. «Non farò inciuci, cercherò intese sui singoli provvedimenti», ha garantito a caldo Crocetta. Escludendo un allargamento a Pdl e Pid, che hanno sostenuto Musumeci, rimangono due alternative: un’alleanza con i grillini (15 deputati) che finora hanno sempre escluso accordi con i partiti oppure con i deputati eletti nelle liste di Grande Sud (5) e Pds-Mpa (10), il partito di Lombardo.
Rimane fuori dall’Assemblea, Gianfranco Micciché. Giunto quarto nella corsa alla Presidenza della Regione (ha avuto il 15,5%) e dietro a Giancarlo Cancelleri del Cinque Stelle, il leader di Grande Sud come capolista nel collegio di Palermo ha ottenuto meno voti rispetto ai due candidati eletti, Edy Tamajo e Riccardo Savona. Fuori per la seconda volta consecutiva da Palazzo dei Normanni Idv e la lista di sinistra (Sel, Fds e Verdi) che non hanno superato lo sbarramento del 5% e che hanno sostenuto Giovanna Marano (6%), subentrata in corsa a Claudio Fava, incappato nell’errore procedurale che lo ha costretto a rinunciare alla candidatura. A bocca asciutta anche Fli, che non avrà alcun deputato.  

I RISULTATI DEFINITIVI. I risultati di tutte le 5308 sezioni: Crocetta ha ottenuto il 30,5% dei voti, Musumeci il 25,7%, Cancelleri il 18,2%, Miccichè il 15,4%

I 90 DEPUTATI.  Non mancano davvero le sorprese nella nuova assemblea regionale siciliana uscita dalle urne di questa tornata elettorale. Ad Agrigento scattano sette seggi. All’Ars entra per Cantiere Popolare Pid Salvatore Cascio che ha ottenuto 5308, per Grande Sud entra Michele Cimino che ha ottenuto 5991, nel Pdl la spunta Vincenzo Fontana che ha ottenuto 5.579, per il Movimento Cinque Stelle Matteo Mangiacavallo che ha ottenuto 2.997, per l’Mpa Giovanni Di Mauro, 7.754 voti, per il Pd Giovanni Panepinto con 6235, per l’Udc Lillo Firretto sindaco di Porto Empedocle con 11.420.

A Caltanisetta scattano 4 seggi. Per il Movimento Cinque Stelle sbanca Giancarlo Cancelleri con 5.593 voti, per l’Mpa Pino Federico, l’ex presidente della Provincia con 4448 voti, per il Pd Giuseppe Arancio con 5297 voti, per l’Udc Gianluca Miccichè con 3437 voti.
A Catania scattano 17 seggi. Uno per Cantiere Popolare dove risulta vincente Valeria Sudano con 6322 voti nipote di Mimmo Sudano storico esponente democristiano del capoluogo etneo. Tre seggi per il Pdl che premia Salvo Pogliese con 11.931 voti, seguito da Nino D’Asaro con 8634 voti e da Marco Falcone con 8417 voti. Tre deputati del Movimento Cinque stelle che porta all’Ars Giancarlo Cancelleri con 9.799 voti con Angela Foti 5506 e Francesco Cappello con 2531 voti. Crocetta presidente un seggio il più votato è Gianfranco Vullo con 2191 voti. Uno lista Nello Musumeci ed è Nello Musumeci che prenderà il seggio come secondo candidato presidente e cederà il suo posto a Gino Ioppolo che ha ottenuto 3531 voti. Tre seggi per il partito dei Siciliani che porta all’Ars il capogruppo uscente dell’Mpa Nicola D’Agostino con 13.601 voti seguito dal figlio dell’ex governatore Raffaele Lombardo Toti con 9633 voti e Dino Fiorenza con 6221 voti. Due seggi per il Pd riconferma Concetta Raia con 9736 voti e secondo Anthony Barabagallo con 9694 voti. Tre deputati per l’Udc la spunta Luca Sammartino con 12.567 voti, Lino Leanza con 10858 voti che molto probabilmente rinuncerà perchè eletto nel listino dando spazio a Marco Forzese con 8258 voti e ce la fa Pippo Nicotra con 5385 voti.


Ad Enna scattano tre seggi. Per Grande Sud entra all’Ars Annunziata Lantieri con 3485 voti, Movimento Cinque Stelle Antonio Venturino, con 2763 voti, per il Pd Mario Alloro segreterio provinciale di Enna, uomo di Wladimiro Crisafulli con 5878 voti.
Messina scattano undici seggi, per Grande Sud Bernadette Grasso sindaco di Rocca di Caprileone, che ha ottenuto 4645 voti due Pdl Santi Formica con 9850 voti e Nino Germanà che ha ottenuto con 8502 voti. Resta fuori l’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca con 7776, per il Movimento Cinque Stelle che premia il candidato della provincia di Messina Valentina Zafarana con 2232 voti, un seggio per la lista Crocetta ce la fa Marcello Greco con 3029 voti, per Nello Musumeci presidente viene eletto Carmelo Currenti con 3467 voti che ha appena abbandonato Fli riuscendo a superare nella sfida personale con il padrino politico Carmelo Briguglio che invece resta fuori dall’Ars, per il partito dei Siciliani entra all’Ars Giuseppe Picciolo che ha lasciato il Pd per schierarsi con il partito di Pistorio ha ottenuto 8389 voti. Tre seggi per il Pd con Franco Rinaldi il più votato con 18.664 voti di preferenza, l’ex sindaco di Brolo Giuseppe Laccoto con 8993 voti e terzo l’ex segretario della Cgil Filippo Panarello con 5182 voti. Un seggio all’Udc con Giovanni Ardizzone che totalizza 8010 voti di preferenza
A Palermo scattano 20 seggi. Due seggi al Cantiere Popolare che consentono a Toto Cordaro con 9259 voti di tornare all’Ars e Roberto Clemente che con 7267 voti supera di 137 voti Marianna Caronia esclusa dall’assemblea. Due seggi scattano per Miccichè. Entrano all’Ars Riccardo Savona con 8009 ed Edy Tamajo con 5107 voti. Tre seggi per il Pdl. Ciccio Cascio presidente dell’Ars è il primo degli eletti con 12.395 voti, poi Francesco Scoma con 8559 voti e Salvino Caputo con 5730 preferenze. Ben quattro poltrone dell’Ars al movimento Cinque Stelle. Il più votato è Giancarlo Cancelleri che potrà scegliere tra il seggi di Caltanissetta e Palermo, seconda con 4095 voti Claudia La Rocca, terzo Salvatore Siragusa con 3275, quarto Giorgio Ciaccio con 3015 voti. Per la lista Crocetta la spunta il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto con 3148 voti. Per la lista Nello Musumeci presidente ce la fa Salvatore Lo Giudice con 8575 voti. Per il partito dei Siciliani entrano all’Ars Enzo Figuccia, figlio del consigliere comunale Angelo Figuccia con 7433 voti e Giovanni Greco con 4390, resta fuori Tony Rizzotto con 3921 voti. Tre seggi anche per il Pd che elegge il segretario regionale Giuseppe Lupo con 8715 voti, il capogruppo all’Ars Antonello Cracolici con 8429 voti e il candidato indipendente già vincitore delle primarie di marzo Fabrizio Ferrandelli 7906 voti. Due deputati all’Udc con Nino Dina che rastella 10.229 voti bissando di fatto il secondo eletto Totò Lentini con 5304. Resta fuori Tommaso Gargano superato per meno di 100 voti.

A Ragusa scattano cinque seggi. Per il Pdl viene eletto Giorgio Assenza con 4494 prteferenze, per il Movimento Cinque Stelle ce la fa Vanessa Ferreri, 3407 voti, lista Crocetta, Nello Di Pasquale il sindaco di Ragusa fino a qualche mese fa con 7754, per il Pd Giuseppe Di Giacomo ex sindaco di Comiso deputato uscente con 4698 preferenze, per l’Udc Orazio Ragusa 4412 voti.

A Siracusa scattano sei seggi. Per il Pdl viene eletto Enzo Vinciullo con 7780 voti, per il movimento Cinque Stelle, Stefano Zito con 6347 voti, per la Lista Crocetta, Giambattista Coltraro con 4124 voti, per l’Mpa ce la fa Giuseppe Gennuso con 8753 voti di preferenza, per il Pd Bruno Marziano ex presidente della Provincia con 5657 voti, l’Udc all’Ars Pippo Sorbello con 7361 voti.

Trapani scattano sette seggi. Per l?udc Mimmo Fazio ex presidente della Provincia con 6283 voti, due seggi al movimento Cinque Stelle che porta all’Ars Valentina Palmeri con 6852 voti distanziata di misura da Sergio Troisi con 2901 voti, per la lista Musumeci riesce a farcela con 6639 voti Paolo Ruggirello, per il Partito dei Siciliani elegge Giovanni Lo Sciuto ex assessore regionale con 6119 voti, per il Pd Baldo Gucciardo con 7982 voti, e l’Udc Mimmo Turano con 6106 voti 



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