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25/10/2012 07:30:07

Scrivono Angela Guercio e Maria Tranchida su Grillo e le elezioni regionali in Sicilia

Da cittadine attente non possiamo non chiederci cosa spinga la gente ad accorrere così numerosa : potremmo rispondere che la gente accorre ad uno spettacolo, gratuito, solo per curiosità, o per distrarsi: ma il pensiero va oltre e anche le nostre speranze.....
A sentire il suo comizio a Marsala c ’era una piazza affollatissima, gente che sprovveduta non è, che sa bene che non si tratta di uno spettacolo, che è attratta piuttosto dal bisogno di sentire ciò che vuole sentirsi dire chi è aduso a pensare prima di dare un voto, chi non ha “santi” da onorare, né obblighi di clientela, che c’è , cioè, un’occasione di “rivoluzione nelle urne elettorali”, un’occasione che non bisogna sprecare, almeno stavolta. La Sicilia dei sessantuno seggi su sessantuno si è forse svegliata ? Sente finalmente il bisogno di un riscatto?
Non ne siamo sicure, anche se non neghiamo una speranza, sottile, fragile, che però sottende un velo di amarezza, perché siamo consce che, ove così fosse, la Sicilia, malata d’ inedia e di apatia, ancora una volta aspetti il messia che, su un carro trionfale, venga a salvarla, a risolvere i suoi problemi atavici.
Purtroppo non è così che si può realizzare un vero cambiamento: per questo è necessaria la consapevolezza di un popolo, la presa di coscienza dei propri mali e la volontà, chiara, forte, determinata di cambiare per rinnovare non solo la politica, ma soprattutto la cultura dell’attesa, trasformandola in quella della partecipazione vera.
La politica siciliana è malata, corrotta alle radici, inquinata dal malaffare, dalla speculazione, è sempre più spesso occupazione per chi ne è dentro, è sempre più l’unica possibile occupazione per chi, o per incapacità, o per altre contingenze, non ha altro lavoro, né un ruolo nella società.
Sebbene ciò sia stato certamente determinato da fattori vari, che non vogliamo qui ricordare, siamo tuttavia consapevoli di essere noi cittadini in parte responsabili di questi mali della politica siciliana: da noi più che altrove si vota per il parente, per il “ santo” da cui si attende il posto o l’illuminazione o l’asfalto nella stradella di campagna, o sovvenzioni, o ancora una collocazione all’interno del partito, che prima o poi dia i suoi “frutti”.
I politici da parte loro hanno favorito questo sistema clientelare, trascurando totalmente il benessere della Sicilia, utilizzando i fondi di provenienza locale, statale ed europea, non per avviare lo sviluppo della regione, ma per incrementare i loro guadagni, già lauti per stipendi e privilegi, fomentando la corruzione con la richiesta di tangenti. I signori della casta politica ovviamente non possono avere interesse ad un cambiamento che determinerebbe la fine del loro strapotere.
In questo momento così difficile di sofferenza in molti ci saremmo aspettati da parte dei politici di professione un gesto, anche apparente ,di orgoglio, una parvenza di imbarazzo e , perché no? che si facessero da parte. Non solo ciò non è avvenuto, non solo si sono ricandidati gli stessi, ma la maggior parte delle liste elettorali è costituita da indagati e condannati.
Se questo è ciò che comunemente viene definito il “vecchio”, non è certo migliore il cosiddetto “nuovo”. Si tratta spesso di personaggi riciclati, di figli d’arte, di gente che si è nutrita di questa politica, che è stata allevata in questo sistema, che mostra totale mancanza di autonomia di pensiero, che spera di arrivare finalmente alla poltrona tanto agognata e che pertanto non potrebbe mai volere il cambiamento.
Sarebbe stato certo meglio se la “ rivoluzione” fosse nata in questa terra, se i fermenti di novità fossero stati avviati da quella parte di società civile, che non ha mai avuto il piacere di determinare gli accadimenti, che democraticamente ha dovuto convivere con un sistema malato, che ha subito la mortificazione di vedersi governata da chi è posto nei gangli del potere da quell’altra parte di gente che non pensa, perché abituata o costretta ad ubbidire .
Per il momento ci rallegriamo per questa “occasione”, speriamo vivamente in un risultato che sconvolga le arroganti certezze di chi si crede depositario a vita del potere di governare, di chi dispone da troppo tempo delle sorti della gente, facendosi scudo dell’esperienza, per celare l’unico vero intento, quello di arricchirsi e di vivere da nababbo.
Perché leader politici e candidati evitano i comizi, le piazze e preferiscono esibire le loro” promesse”in luoghi chiusi e limitati? Perché non affrontano i cittadini in luoghi pubblici? Perché non espongono programmi, idee, progetti di crescita per una regione agonizzante, seppure tanto ricca di risorse umane e materiali, di un patrimonio artistico, culturale e naturale?
A chi legge le risposte !
Vogliamo limitarci ad osservare che forse stavolta più che mai temono le piazze, perché non hanno idee e programmi, non hanno nulla da dire, forse basta loro promettere qualcosa a quei “pochi” che garantiscono il voto in cambio di qualche favore.
Il ciclone Grillo a loro fa paura, scompagina calcoli e alchimie, li spiazza, a noi , che pure non ne condividiamo appieno metodi ed idee , dà speranza, l’unica per il momento, se non di un cambiamento, almeno di uno sconvolgimento degli equilibri tradizionali e consunti.
Confidiamo che la molta gente che, come noi, ha contezza di questa situazione, presa coscienza di essere una forza, consapevole del proprio diritto di elettorato non solo attivo, ma anche passivo, decida di non continuare a delegare gente incapace ed indegna, ma di spendere le proprie energie per occuparsi generosamente e diligentemente della res publica, senza più attendere “salvatori”.

Angela Guercio e Maria Tranchida
 



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