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20/10/2012 09:29:35

L'assassinio a Palermo di Carmela Petrucci. L'omicida è l'ex della sorella

Anche questa volta i protagonisti della tragedia sono poco più che adolescenti. Carmela Petrucci, con i suoi 17 anni, trucidata a coltellate per difendere la sorella di un anno più grande, Lucia, dalla furia omicida di Samuele Caruso, 23 anni, incapace di accettare il rifiuto della ragazza mai dimenticata. Il giovane ha confessato l’omicidio dopo tre ore di interrogatorio: è stato un raptus, ho perso la testa, ha detto al pm.
Tutto si è consumato in pochissimi istanti, ma l’epilogo di sangue è stato preceduto da mesi di molestie e minacce. Carmela e Lucia, che frequentavano lo stesso liceo classico, l’Umberto I di Palermo, rientravano da scuola. La nonna, che le era andate prendere in auto, le ha lasciate davanti a casa. Samuele se lo sono trovato a pochi metri all’improvviso. Lucia, spaventata dall’ex che aveva preso a perseguitarla con telefonate e sms, ha citofonato al fratello gridandogli di aprire in fretta il portone. Ma l’assassino è stato più veloce e ha raggiunto le due vittime nell’androne del palazzo di via Uditore.
Urla, grida poi il coltello tirato fuori da Samuele all’improvviso. Carmela, terrorizzata, si è messa tra il ragazzo e la sorella. Ha provato a difenderla. Un gesto che le è costato la vita. I colpi sferrati dall’aggressore l’hanno uccisa. Lucia è rimasta a terra ferita. Una telefonata al 113 ha avvertito gli agenti che due ragazze erano rimaste coinvolte in una lite. Quando la pattuglia è arrivata le ha trovate accanto. Carmela, morta, in una pozza di sangue. Lucia è rimasta vigile e prima di essere portata in ospedale ha fatto agli investigatori il nome dell’assassino. “È stato il mio ex, Samuele Caruso”, ha detto. La caccia è cominciata subito.
Il ragazzo, che nella colluttazione si è ferito, ha lasciato tracce di sangue lungo il tragitto da via Uditore a Piazza Giotto dove ha preso un autobus. Ma, ancora una volta, è stato il cellulare a tradirlo. Ai poliziotti, guidati da Carmine Mosca, è bastato controllare le celle a cui il telefonino del killer si agganciava. La corsa del fuggitivo è terminata alla stazione di Bagheria. Samuele stava per salire su un treno.
“Tigrotto”, questo il nomignolo che usava su Facebook, si è arreso subito. Le foto, pubblicate sulla bacheca del social network, lo ritraggono spesso a torso nudo, a mostrare i muscoli frutto degli allenamenti in palestra. Il body building, la Juventus e i gatti le sue passioni. Una faccia da ragazzino nonostante i 23 anni. Figlio di un imprenditore, frequentava ancora la scuola superiore. “L’unica cosa che non puoi cambiare è la perdita di chi ami”, aveva scritto nella sua bacheca di Facebook. Una perdita a cui, evidentemente, non è riuscito a rassegnarsi.
Il pm, che l’ha interrogato per ore, chiederà al gip in serata a convalida del fermo. Resta il dolore terribile dei familiari della vittima – serena, studiosa e con il sogno di diventare medico, la descrivono le amiche – e la disperazione di Lucia che deve la salvezza alla sorella.
Cento vittime nel 2012, una donna uccisa ogni due giorni. I dati, allarmanti, arrivano dalle statistiche e sono ormai quasi quotidianamente confermati dalla cronaca. L’ultima vittima oggi, a Palermo: una ragazza di 17 anni è stata uccisa a coltellate nell’androne di casa.
L’assassino sarebbe l’ex fidanzato della sorella della vittima, anche lei ferita a coltellate. Dall’inizio dell’anno, secondo Telefono Rosa, sono 100 le donne uccise. Si è passati da un omicidio ogni tre giorni registrato l’anno scorso a uno ogni due giorni. E nella maggior parte dei casi gli autori di questi delitti sono mariti, ex fidanzati, comunque persone nella cerchia affettiva delle mura domestiche.
L’87% delle donne che hanno chiesto aiuto a Telefono Rosa hanno subito violenza in famiglia o da quelli che potevano ritenere fossero “i loro cari”, secondo l’indagine dell’associazione relativa al 2011. “Non c’è una risposta adeguata a questa crescita inaudita di dati relativi alla violenza sulle donne” dicono a Telefono Rosa ricordando che i soldi del fondo antiviolenza sono stati ridotti.
L’escalation del fenomeno è stato denunciato la settimana scorsa anche dall’avvocato Maria Teresa Manente, dell’Associazione Differenza Donna (che gestisce quattro centri antiviolenza) in una audizione presso la Commissione per i Diritti Umani del Senato. Ricordando che nel 2011 in Italia sono state assassinate 137 donne, Manente ha spiegato che “il femminicidio è l’estrema conseguenza delle molteplici forme di violenza degli uomini contro le donne, aumentato di molto negli ultimi dieci anni; un dato preoccupante se comparato al fatto che a partire dagli anni ‘90 sono diminuiti gli omicidi di uomini verso altri uomini”.
Anche i dati Istat confermano quella che la presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, non ha esitato a definire una “mattanza che non può più essere possibile in un Paese civile”.
L’istituto di statistica sottolinea che sebbene gli omicidi siano calati (circa 1/3 rispetto a 20 anni fa), quelli in cui le vittime sono donne fanno registrare numeri alti: nel 2010 le donne uccise sono state 156; nel 2009 erano state 172; nel 2003 il picco del decennio scorso con 192 vittime. E aumenta il tasso di omicidi che avvengono in ambito familiare o sentimentale: circa il 70% di questi omicidi sono compiuti da partner o parenti, dato che è del 15% nei casi in cui la vittima è un uomo.



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