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17/10/2012 08:06:23

A Salemi un convegno sulla pietra "campanedda", dichiarata "eredità immateriale" dall'Unesco

Tanti nel passato avevano tentato di ottenere il giusto e meritato riconoscimento. Persino Vittorio Sgarbi, ma inutilmente. Mancava sempre qualcosa perché la pratica fosse correttamente dotata della documentazione prevista dalla legge. Come si ricorderà dal 2011 l’iter amministrativo cominciò ad essere curata da Irene Cavarretta e Mariella Barbera per conto dell’Associazione Culturale “Archetipo” . Occorreva il salto dalla soprintendenza dei beni culturali di Trapani che aveva dato il nulla osta alla commissione Rei, unica titolata a dare il riconoscimento. Perché è importante averlo ottenuto è presto detto. Come ognuno può intuire, la quasi totalità dei centri storici Siciliani è stata mirabilmente realizzato nei secoli scorsi, non dal cemento ma in pietra. Sapienti mani di artigiani nel tempo, stratificazioni su stratificazioni sono stati in grado di costruire e realizzare edifici e fabbricati che molto spesso hanno il pregio di incomparabili monumenti e di vere opere d’arte. Non si sottrae a questa realtà Salemi, che con il suo prezioso centro storico, in gran parte salvato dal disastroso sisma del ’68. Un terremoto che come si sa interessato tutti i paesi della Valle del Belìce. Molti di questi andarono a ricostruire molto lontano, abbandonando al loro triste destino i loro nuclei storici. E’ il caso Di Gibellina, Salaparuta, Poggioreale. A Salemi invece s’impone, finché si è ancora in tempo e prima che sia troppo tardi, la missione di affrontare e porre in essere un intervento pubblico e privato volto alla tutela e alla salvaguardia del suo centro antico realizzato in quella pietra locale denominata “Campanedda” , estratta in cave e grotte situate nel territorio circostante. Nell'intento di valorizzare tutelare e recuperare la cultura della Pietra “Campanedda” di Salemi, l' Associazione Culturale “Archetipo” si è fatta promotrice del convegno dal titolo “LA PIETRA CAMPANEDDA” eredità immateriale dell’UNESCO tra Artigianato e Restauro”. L’ Iniziativa ha avuto il patrocinio dal Comune di Salemi, dell'Assessorato Regionale dei Beni Culturali, della Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Trapani, della Commissione REI, dal Centro Internazionale di Etnostoria, dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Trapani, e della Fondazione Federico II. La conferenza sarà tenuta nell’ampio salone del Castello di Salemi il 18 Ottobre 2012 dalle 18, 00.

Vi prederanno parte: Leopoldo Falco , Presidente della Commissione Straordinaria del Comune di Salemi che porterà i saluti del comune. I lavori saranno aperti dall’architetto Irene Cavarretta , dell’ Associazione Culturale Archetipo.
Interverranno: Aurelio Rigoli. Presidente della Commissione REI e del centro internazionale di Etnostoria, Paola Misuraca, Soprintendente pei i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani, Ferdinando Maurici, Direttore del Comprensorio Archeologico di Monte Iato, Alberto Ditta, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Trapani, Anna Maria Amitrano , Ordinario di Etnologia e di Etnostoria Ordinario di Storia delle Tradizioni Popolari Università di Palermo, Aurelio Pes , Segretario della Commissione Scientifica R.E.I., Antonino e Giuseppe Scalisi, Artigiano e Cavatore di pietra Campanedda di Salemi, Baldo Gucciardi, Consigliere Fondazione Federico II

Oltre alla conferenza è prevista l’apertura di una mostra di Nicola Figlia dal titolo “Un’iconografia del volto” curata della Prof.ssa AnnaMaria Ruta Critica e Storica dell’Arte.
Nicola Figlia è nato a Mezzojuso (Pa) nel 1950. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Palermo, è docente di discipline pittoriche al liceo artistico D. Almeyda di Palermo. Disegna a pennino, incide all’acquaforte e dipinge ad olio. Lavora su tele, sagome e cartelloni. Nella sua pittura convivono in maniera dialettica neorealismo, espressionismo, metafisica, arte popolare, influenze bizantine. Il tutto si presenta attraverso l’ossessione del personaggio e del volto. Ha esposto in varie mostre collettive e personali a nel suo paese, a Palermo, a Caltanissetta, a Roma. Hanno scritto di lui tra gli altri: Giacomo Baragli, Francesco Carbone, Bruno Caruso, Sofia Cuccia, Franco Grasso, Roberto Lopes, Enzo Patti, Lillo Pennacchio, Carmelo Pirrera, Anna Maria Ruta, Maria Antonietta Spadaro, Sergio Troisi, Angela Noya Villa.
Bruno Caruso di lui ha scritto che la sua opera “legata a quella cultura ancestrale della profonda Sicilia, ormai scomparsa, ma che ci fa rivivere il mondo magico degli abitanti dei borghi di montagna che fino a ieri hanno vissuto e in cui ciecamente credono. Un mondo di fantasmi e di diavoli, che appaiono e dispaiono come avviene nelle stesse tele dipinte da quest’artista singolare che ha della Sicilia un’immagine sua singolare e personale. E’ raro trovare un artista di questa razza (che forse oggi è del tutto scomparso), ma che appare in certe figurazioni seicentesche del mondo paesano dell’ isola.”
La mostra, allestita al piano primo del Castello, sarà inaugurata a conclusione della conferenza con la presentazione delle opere da parte dell’Autore e della Critica.
Sarà visitabile fino al 31 Ottobre 2012.

Franco Lo Re