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15/10/2012 22:37:57

Scrive la prof.ssa Pellegrino, sui bambini dislessici a scuola

Partecipi a questi corsi o conferenze e sembra tutto bello, ci sono questi specialisti che con voce suadente spiegano che la Dislessia è "la difficoltà nella lettura, ossia una mancanza di correttezza e rapidità nel leggere"; la Disortografia è " un'incapacità persistente di trasformare il linguaggio verbale in quello scritto usando correttamente la regole grammaticali"; la Disgrafia invece è la "difficoltà di scrivere in modo comprensibile al lettore non informato"; la Discalculia : "la difficoltà nell'automatismo del calcolo e dell'elaborazione dei numeri".

Vengono fatti esempi divertenti e soprattutto ti dicono come riconoscerli nei tuoi alunni per "aiutarli".

Ti dicono che è meglio fare diagnosi precoci per riconoscere la Dislessia QUANDO I BIMBI VANNO ALLA SCUOLA MATERNA, "per ridurre la difficoltà che i dislessici incontrano una volta arrivati alle elementari" (Corriere della Sera " Fin dall'asilo si capisce chi è a rischio" 24/09/2012).

Sostengono che la Dislessia è un disturbo biologico di origine genetico, causato da un difetto di migrazione cellulare, che a questi ragazzi mancano le cellule che permettono di leggere correttamente le lettere, per poi affermare che uno studente viene diagnosticato dislessico quando, misurando la velocità della lettura e la quantità di errori compiuti, la sua performance si discosta dalla media.

Se la causa di questi disturbi è biologica, perché per individuarla non vengono utilizzati esami strumentali ( radiografia, risonanza magnetica ecc.) come la natura del disturbo richiederebbe? Perché viene utilizzato uno strumento statistico basato sugli scostamenti dalla media, inadeguato a rilevare la fonte del problema?

La statistica misura l'andamento di un fenomeno, dice semplicemente che, ad esempio, in una prova di dettato fatta su 100 alunni, 70 fanno 10 errori di ortografia, 5 ne fanno 6 e 25 ne fanno 20 . Una prova di scrittura nella quale l'alunno ha fatto 18 errori, indica soltanto che la sua prestazione è inferiore a quella della media dei suoi coetanei, non evidenzia CHE E' AFFETTO DA UNA PATOLOGIA CEREBRALE, NON MISURA L'ASSENZA DI "CELLULE DEPUTATE ALLA LETTURA" .

Quanta validità scientifica possono avere diagnosi fatte in questo modo?

Cosa pensereste dello specialista che vi dicesse che vostro figlio di 7 anni (perché è questa l'età a cui gli scolari vengono sottoposti a test) è affetto da una malattia biologica alle ossa di origine genetica, senza avergli mai fatto fare una radiografia, solo perché è lento nel correre, ha fatto cadere molti ostacoli nella corsa ad ostacoli, non cammina come la media dei ragazzi della sua età e le sue prestazioni si discostano dalle prestazioni medie dei suoi coetanei ?

Non solo, ma vi dicesse anche che, data la natura della patologia, dovete compensare questo disturbo facendolo camminare con le stampelle, non deve più saltare, fare esercizi, perché, oltre a non servire a niente, lo affatica e può causargli delle frustrazioni ?

Quale destino avrebbe vostro figlio? Non ve lo ritrovereste forse dopo qualche anno depresso e complessato in una sedia a rotelle?

Pensereste che ci sia qualcosa di tremendamente sbagliato!

Eppure è stata fatta una legge, la legge 170/2010, con lo scopo dichiarato di aiutare gli alunni affetti da questi disturbi, ma che di fatto ne ha ratificato l'esistenza dandogli valore legale.

Gli effetti di questa legge si stanno già vedendo! Infatti in questo nuovo anno scolastico mi sono ritrovata nelle classi prime superiori una media di 4/5 alunni per classe diagnosticati affetti da DSA.

Alunni che, inizialmente, non sapendo che avevano ricevuto una diagnosi di DSA e vedendo che non scrivevano quando dettavo, invitavo loro a scrivere. Qualcuno mi guardava con stupore, poi capiva che non conoscevo il suo problema e si metteva a scrivere, ma si perdeva , non seguiva il passo, si vergognava, lo vedevi timido e confuso, ti diceva che era rimasto indietro. Guardavo quanto aveva scritto, allora capivo: scrittura a stampatello, errori di ortografia e di grammatica. Ti sembra di avere davanti un alunno di prima o seconda elementare, ed in effetti penso che la sua istruzione si sia fermata proprio lì, al giorno in cui gli hanno fatto la diagnosi di DSA . Sarà stato dispensato dalla lettura e dalla scrittura, avrà utilizzato il sintetizzatore vocale, il computer con il correttore ortografico, ecc . Tutti i sistemi compensativi e dispensativi che la legge prevede per questi casi e che noi dobbiamo ancora continuare ad utilizzare per la sua istruzione.

Questo è l'aiuto così tanto sbandierato che viene dato a questi studenti e questi sono i risultati.

Poi pensi alla teoria della "causa di origine biologica, genetica" e capisci perché ad alcuni non gliene importa niente di scrivere, alla prima difficoltà si fermano e si mettono a fare disegnini: è stato detto loro che non devono sforzarsi, che non serve a niente esercitarsi, "perché di dislessia non si guarisce".

Questi alunni sono tagliati fuori dall'istruzione, li ritrovi in seconda superiore ancora più confusi di prima, alcuni nel frattempo hanno accumulato incomprensioni, frustrazioni, proteste, peggiorando a tal punto che vengono loro diagnosticati altri disturbi: ora sono studenti BES (bisognosi di un piano educativo speciale), un modo elegante per non dire portatore di handicap.

Da anni sono stati fatti notevoli sforzi per diminuire la dispersione scolastica; ora qualcuno ha trovato un modo "scientifico" per crearla.

Dopo tre consigli di classe, dove non si è fatto altro che elencare il numero dei dislessici, il tipo di disturbo dell'apprendimento di questo e quell'alunno, del ritardo mentale di uno e dell'iperattività dell'altro, sono uscita dalla scuola dove lavoro, disgustata e preoccupata.

Per la prima volta ho avuto la sensazione di vivere in una scuola malata, dove i malati però non sono gli alunni.

Per fortuna durante le lezioni in classe, grazie alla voglia di vivere, alla vivacità, all'allegria ed all'esuberanza degli studenti, queste sensazioni negative ed angoscianti spariscono.

 

Prof.ssa Margherita Pellegrino