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12/10/2012 11:06:13

Scrive Valerio Vartolo sui rapporti tra mafia e politica in Lombardia e in Sicilia

Ora, che il malaffare abbia raggiunto livelli insopportabili per una Democrazia è circostanza sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, credo che una riflessione debba essere fatta anche sullo stato dei partiti, e, in particolare, sullo stato del centrosinistra, perché, dopo lo sfascio del centrodestra è ovvio che le maggiori aspettative nonché le maggiori attenzioni del Paese cadano sul Partito Democratico e su tutto ciò che gli gravita intorno. Poi, certo ci sarebbe anche Grillo, ma quello è un altro discorso. Tuttavia, una cosa la direi: se fosse arrivato in Sicilia utilizzando uno dei nostri sgangherati traghetti e poi avesse utilizzato le nostre autostrade forse se ne sarebbe parlato meno ma avrebbe reso un servigio migliore a tutto il Paese che, dopo vent’anni di circo barnum, avrebbe bisogno di una sana normalità. Parto da Grillo perché una cosa deve essere detta: la Sicilia, anche Marsala, non dovrebbe avere bisogno di un liberatore, perchè di uomini della Provvidenza ne abbiamo avuti tanti e sappiamo com’è finita. Questa considerazione, a mio avviso, andrebbe estesa anche al campo del centrosinistra: Bersani, Renzi, Vendola, comunque la si pensi, non possono essere intesi come i liberatori, ciò che sarà necessario, come sempre, sarà il ricambio generazionale e politico nelle tante periferie d’Italia, Marsala compresa. E, sotto questo aspetto, lo stato dell’arte, nel centrosinistra locale, è devastante: è da circa vent’anni che i volti che lo animano sono sempre gli stessi, reduci da mille sconfitte, eppure sempre in sella, incuranti della rovina della Sicilia e dunque, anche, del loro fallimento. Qualche tempo fa, sempre su questo giornale, scrissi che all’epoca del Liceo (come tanti) ebbi una breve esperienza politica, nell’allora Sinistra Giovanile: ebbene, di anni ne sono passati (da liceale ad avvocato, il percorso è lungo), eppure, guardandomi intorno i dirigenti del centrosinistra, in tutte le sue declinazioni, sono sempre gli stessi. Mi piace definirli i professionisti della candidatura, e lo stupore, poi, è aumentato dalla circostanza che ogni volta si definiscono come il nuovo. Lo erano vent’anni fa. Lo sono oggi. Nonostante le sconfitte e le candidature. Certe volte si ha come l’impressione che il campo del centrosinistra sia formato da una sorta di compagnia di giro, che poi, di volta in volta, si dipana in mille rivoli, partiti. E poi, al prossimo giro, si ricomincia di nuovo. Il Partito Democratico cittadino è affidato nelle mani di dirigenti (neanche marsalesi) che sono in carica da almeno trent’anni e, nonostante decine di imbarazzanti sconfitte, restano lì, affidandosi, di volta in volta, a loro emissari cittadini. Roba da far accapponare la pelle. Quella che ama definirsi sinistra radicale, di radicale ha la pervicacia con cui alcuni dei suoi dirigenti, nonostante il partito stia scomparendo da ogni Istituzione, si aggrappano ai propri incarichi: mi chiedo come sia possibile che non ci si senta, in qualche modo, responsabili della scomparsa del proprio partito. Stenderei un velo pietoso, poi, sulle modalità con le quali si è affrontato il caso Fava: si sono, via via, contattate le stesse personalità uscite sconfitte da altre competizioni, per poi, senza troppo scuse (salvo urlare ai complotti) proporre una candidatura, nel giro di un giorno come fosse un turnover calcistico, con buona pace della programmazione, dei progetti e del rispetto che si dovrebbe ai cittadini. Basta un giorno per studiare da candidato Presidente di una regione? O basta il solito slogan antimafia? Come, poi, se la vera antimafia non iniziasse dalla serietà dei propri comportamenti, anzitutto. Ecco perché, come dicevo, la questione non è Renzi o Vendola o Bersani o Grillo: la vera questione è chi sale sul carro locale di questi personaggi nazionali. E’ necessario che la borghesia di questa città (se c’è ancora) e tutto il mondo progressista comprendano che compete a loro, da Marsala, promuovere il cambiamento, facendo tabula rasa (o quasi) di una classe dirigente che ha fallito, altrimenti ogni speranza sarà vana. Perché, c’è da scommetterci, vinca Bersani, Vendola o Renzi o finanche Grillo, il rischio marsalese è quello che le medesime personalità che da trent’anni si alternano al comando del centrosinistra si reinventino come renziani o vendoliani o appunto grillini. Perché per alcuni le sconfitte sono come quelle dei videogiochi: neanche il tempo di rialzarsi e già sono pronti per il prossimo giro. In una terra di fantasmi, perché questa sta diventando la Sicilia.
Ps: auspicherei, non poco, che il centrosinistra, ad ogni livello, esercitasse le proprie energie per rispondere ai bisogni della gente. Di cosa pensi D’Alema di Renzi piuttosto che Vendola dei suoi desideri genitoriali, francamente, mi importa poco. E sono convinto di essere in buona compagnia.
Valerio Vartolo
 



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