La Casa di Riposo "Giovanni XXIII" da molti anni si dibatte in una gravissima crisi economica che, fra le altre cose, ha comportato l’accumulazione di un debito enorme.
Tale crisi ha prodotto, alla chiusura dell’anno 2011, un disavanzo complessivo di circa € 1.360.000,00 (+ 1884% rispetto all’anno 2000), un continuo decremento del numero di anziani ospiti (oggi sono 40, nel 2000 erano 94), e, soprattutto, un debito verso i dipendenti, vergognoso per un paese che si professa civile, di ben 16 mensilità (circa 960.000 €).
In pratica è solo con i nostri soldi che l’Ente può continuare a fornire il cibo agli anziani ed a pagare le utenze, in parole povere a permettere il funzionamento della struttura.
I dati suddetti fanno accapponare la pelle. Questo Ente, è appena il caso di ricordare, è un Ente Pubblico i cui Bilanci sono regolarmente approvati dalla Regione siciliana ed i cui amministratori sono nominati dalla stessa Regione su designazione del Sindaco di Marsala.
Da tanti anni ormai lanciamo i nostri SOS a tutti gli amministratori che si sono succeduti (Consigli di Amministrazione e Commissari Straordinari) ma nessuno ci ha mai aiutato e tutti, nonostante i buoni propositi e le promesse lanciate ad inizio mandato, hanno contribuito, con la mancanza di iniziative concrete, a far crescere inesorabilmente il debito dell’Ente.
La cronica mancanza di liquidità, l’assenza di interventi di manutenzione ordinaria di cui avrebbe bisogno la struttura, le continue notizie circa le condizioni ed i debiti dell’Ente comparse sugli organi di stampa, l’assoluto immobilismo delle Amministrazioni regionale e comunale, la concorrenza spietata degli istituti privati, hanno comportato una inesorabile riduzione del numero di anziani ospiti (più che dimezzatosi nell’ultimo decennio).
Noi dipendenti siamo ormai alla disperazione più nera. Ormai non si contano più le ingiunzioni di sfratto, le bollette non pagate, gli oggetti d’oro impegnati, i continui prestiti richiesti ai nostri familiari per poter dare da mangiare ai nostri figli.
Per questo, visto che nessuno è disposto ad aiutarci, abbiamo iniziato a proporre ricorso per decreto ingiuntivo per il credito vantato e, entro il mese di ottobre c.a., inizieremo le procedure di pignoramento dei beni, estese anche agli Enti che erogano contributi alla Casa di Riposo. Infatti
NON CE LA FACCIAMO PIU’
Se le Istituzioni non vogliono rilanciare concretamente la Casa di Riposo "Giovanni XXIII", allora LA CHIUDANO!
Abbiamo chiesto più volte, tramite le Organizzazioni Sindacali, in considerazione della mancanza di progetti seri per il rilancio, L’ESTINZIONE DELL’ENTE AI SENSI DELL’ART. 34 DELLA LEGGE REGIONALE N. 22/86.
Questo è quello che chiediamo ai nuovi Amministratori PRIMA che si insedino nel Consiglio di Amministrazione:
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Un serio piano di rilancio dell’Ente che preveda un piano di rientro del debito, con la chiara indicazione delle iniziative da adottare, della tempistica di realizzazione delle stesse, della liquidità apportata immediatamente per dare respiro ai dipendenti. Desideriamo, ANZI ESIGIAMO, visionare questo piano di rilancio prima dell’insediamento;
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In caso di assenza del piano di cui sopra, L’IMPEGNO A SOTTOSCRIVERE, COME PRIMA INIZIATIVA DEL NUOVO CDA, LA DELIBERA DI RICHIESTA DI ESTINZIONE DELL’ENTE AI SENSI DELLA NORMATIVA VIGENTE IN MATERIA.
Non siamo più disposti a tollerare amministrazioni temporeggiatrici, il cui unico obiettivo è quello di occupare un posto di sottogoverno e di assicurare al Sindaco ed alla Regione la prosecuzione dello status quo, che avrebbe come unico risultato il peggioramento delle condizioni economiche dell’Ente e, di conseguenza, della vita dei dipendenti e delle loro famiglie.
Non siamo disposti a tollerare un Consiglio di Amministrazione che, contro tutti i risultati economici e finanziari, si ostini a non volere vedere IL REALE FALLIMENTO DELLA CASA DI RIPOSO, e non adotti, immediatamente e nello spirito della normativa vigente, l’iniziativa di chiedere l’estinzione dell’Ente solo perché così facendo creerebbe un serissimo problema al proprio designatore, ovvero il Sindaco.
Non siamo disposti ad accettare le solite parole di circostanza dei nuovi Amministratori “prima fateci insediare e poi dateci del tempo per renderci conto della situazione”.
I nostri Bilanci sono pubblici, la nostra situazione economica, i nostri dati economico-finanziari sono in possesso del Sindaco, che ha pure incaricato dei Consulenti esterni per valutarli e proporre delle eventuali soluzioni tecniche. Se non è stato ancora fatto, gli Amministratori designati hanno il dovere morale e deontologico di visionare tutti i dati prima di accettare l’incarico. Essi devono rendersi conto della situazione prima e non dopo l’insediamento.
Invitiamo quindi gli Amministratori designati, qualora non siano già in possesso di un serio piano di rientro del debito o, in alternativa, non siano intenzionati a proporre la chiusura dell’Ente, a rinunciare all’incarico, al fine di evitarci una ulteriore perdita di tempo e per dedicare le Loro energie ad attività più gratificanti e meno avvilenti.
Infatti, da quando metteranno piede nel nostro Istituto, solo gli Amministratori saranno il nostro punto di riferimento, che la faccia ce la metteranno Loro (e non chi li ha designati o nominati), che giornalmente i dipendenti, i fornitori ed i professionisti sarà a loro che chiederanno i dovuti e sacrosanti pagamenti, e che li riterranno responsabili, amministrativamente e moralmente, della mancata risoluzione dei problemi dell’Ente e, anzi, del peggioramento degli stessi.
Perché se è vero che i problemi di questi anni non sono imputabili a loro responsabilità, è pure vero che accettare un incarico così gravoso senza avere già predisposto un piano concreto ed attuabile in tempi brevi, sarebbe ugualmente criminale e condannabile.
Chiudiamo questo appello ricordando che noi qui stiamo combattendo una battaglia per la sopravvivenza delle nostre famiglie e che adotteremo tutte le iniziative percorribili per avere la garanzia del nostro posto di lavoro e del nostro futuro.
Marsala, 08.10.12
I dipendenti della Casa di Riposo Giovanni XXIII