Gentile Professore,
sono l’autore dell’articolo pubblicato da marsala.it sulla Mostra da lei curata. La ringrazio per l’invito che mi ha rivolto, per le 17 del giorno 6 ottobre, di venire a trovarla per spiegarmi quello che potrei apprendere dalla Mostra. Purtroppo non potrò esserci. Accenna nell’invito ai motivi della venuta di Garibaldi a Marsala il 19 luglio del 1862, all’identità, al ruolo e al numero dei marsalesi che lo seguirono e al numero dei volontari registrati a Catania. Riguardo a quest’ultimo dato, io ho scritto che lo seguirono in 3.000. Lei precisa che a Catania ne furono censiti 5.000. Le credo sulla parola. Ma in Calabria ne sbarcarono circa 3.000, che divennero 2.000 quando iniziò la salita dell’Aspromonte, e si ridussero a 1.500 il 28 agosto, il giorno prima della battaglia. Anche questi dati risultano da documenti degni di fede. Non dobbiamo dire tutto delle cifre? Dobbiamo fermarci ai 5.000 volontari registrati a Catania? Per lei é autolesionismo raccontare che più di due terzi non se la sentirono di seguire Garibaldi in Calabria, e sull’Aspromonte? Si può scrivere, o no, che centinaia di volontari scapparono con le armi dopo l’arruolamento in Sicilia e altre centinaia in Calabria nei pochi giorni della marcia? A me sembra che si tratti di serietà del raccontare.
Ma il motivo per cui le rispondo non sono queste bazzecole. Il motivo é che lei si é risentito che io abbia considerata la mostra scarsina. Ripensandoci non posso valutarla di più. Per non cadere nell’accusa di autolesionismo, premetto che sono felice che si facciano mostre che possano suscitare l’amore della ricerca e la curiosità intellettuale. In questo senso, é positivo che sia stata fatta la Mostra da lei curata. Detto questo, però, se devo dare un giudizio sulla Mostra, la devo esaminare per quello che é, non per quello che può apportare alla pubblicità della città.
Una mostra é l’esposizione di oggetti, che possono essere i più vari: opere d’arte, o macchine, documenti o reperti, ecc. La Mostra da lei curata, se non avesse quei numerosi tabelloni esplicativi, non significherebbe quasi nulla. Cosa può dire di interessante una serie di riproduzioni, in piccolo formato, di ritratti e figure di personaggi storici? Nemmeno sono le immagini originali. Se si vuole capire qualcosa, bisogna leggere i tabelloni, che contengono molte notizie, quante se ne potrebbero rinvenire in un libro o in un saggio. Ma allora che mostra é? Se una mostra ha bisogno di molte pagine di libro per essere capita, ci si può chiedere se non fosse stato meglio far stampare il libro e distribuirlo alle scolaresche e agli amanti del genere.
Penso che gli studenti che la visiteranno non gradiranno molto tutte quelle pagine sciorinate sui pannelli. Che so? Gradirebbero vedere un fucile del tempo, una bandiera sbrindellata dal vento e dai colpi, la tabacchiera di Damiani o la giacca di Corrao. Insomma, anch’io avrei voluto vedere più oggetti riferiti a quella giornata marsalese.
Professore, mi perdoni l’ardire, Lei non ha fatto una mostra, ha riferito sui tabelloni delle sue ricerche e delle sue interpretazioni, e dello stato della storiografia su quella spedizione. Un lavoro encomiabile, ma fuori luogo nel corpo di una mostra scarsa di oggetti mostrati. Si salva un poco con le bacheche dei fogli a stampa e dei manoscritti.
Se fossi venuto il 6 ottobre prossimo, mi avrebbe spiegato i motivi della venuta del Condottiero in Sicilia. Non so se lei abbia scoperto inediti motivi. Quelli che sono stati acquisiti dagli storici sono tre:
1. avrebbe dovuto passare in rassegna un corpo di spedizione in Grecia, allora politicamente instabile;
2. voleva saggiare il grado di ricettività della popolazione siciliana a una nuova spedizione per cacciare il Papa;
3. Voleva immergersi nell’ovazione popolare, ora che l’Italia, grazie a lui, era fatta.
Forse il primo motivo esistette a mo’ di passaporto per venire in Sicilia senza destare tanti sospetti. Tanti ne stava suscitando in Napoleone III e nel Governo del Re.
Illustre Professore, non me ne voglia. Spero di poterla incontrare in un’altra occasione.
Saluti.
Leonardo Agate
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