Nell'udienza di ieri il Pm, Anna Sessa, ha svolto la sua requisitoria, e ha chiesto la condanna di tutti gli imputati. Sono stati chiesti 4 anni per l'ex presidente del consiglio comunale, Pino Ferrantelli, 2 anni e 8 mesi per l'ex consigliere comunale Pasquale Surace, 2 anni per Tiziana Esposto, ex consigliera, e 2 anni per il padre Rosario - che ha appena scontato la condanna per associazione mafiosa. Queste le richieste nello specifico.
Ventura anni 4 e mesi 8
Pulizzi anni 4 e mesi 2
Ferrantelli anni 4
Surace anni 2 e mesi 8
Esposto T. anni 2
Esposto R. anni 2
Fazzino anni 2 e mesi 2
Di Marco anni 2
Coraci anni 3.
Il giorno 16 Ottobre toccherà alle difese degli impuati contrabattere alle affermazioni dell'accusa.
I difensori degli imputati sono gli avvocati Paolo Paladino, Stefano Pellegrino, Erino Lombardo, Vito Cimiotta, Inzerillo e Di Napoli.
E' stato un processo al quale ha preso parte - tra imputati e testimoni - tutta la classe politica marsalese.
L' operazione ''Itaca'', il 5 marzo 2007, a conclusione dell'indagine sul progetto per la realizzazione di un maxi-centro commerciale nel quartiere di Amabilina, vide finire agli arresti domiciliari, per corruzione, l'ex presidente del Consiglio comunale Pino Ferrantelli, l'amministratore della società ''Ulisse'', Giuseppe Ventura, e il mediatore d'affari Francesco Pulizzi. Punto nodale è la possibile promessa di «posti di lavoro» in cambio del voto favorevole, in Consiglio comunale, alla variante urbanistica.
Uno dei testimoni, l'ex consigliere Antonino Genna ha ammesso di essere stato sollecitato da Ferrantelli a votare positivamente l'atto deliberativo e che i suoi allora compagni di partito Pasquale Surace, Franco Di Marco e Giuseppe Fazzino, anche loro imputati, tentarono di convincerlo facendogli intendere che «se avesse votato favorevolmente, avrebbe potuto indicare qualcuno da assumere…». Nino Genna, però, votò «no».
Ascoltata anche Giula Adamo, all'epoca dei fatti presidente della Provincia, che ha ribadito la sua netta contrarietà all'opera. E infatti, il 17 marzo 2005, il suo consigliere di riferimento, Vitalba Pipitone, votò contro la variante, che fu bocciata (12 si e 12 no). Giulia Adamo ha, poi, parlato di una telefonata con la quale le si chiedeva un incontro per illustrare il progetto. Ma lei rifiutò l'incontro.
E' stato ascoltato, tra gli altri, Norino Fratello, ai tempi deputato regionale. Incalzato dalle domande di alcuni difensori, Norino Fratello ha dichiarato che Ventura - nelle fasi che precedettero l'arrivo in Consiglio comunale della variante urbanistica necessaria per la realizzazione del progetto approvato dal Suap gli disse che se l'iniziativa fosse andata in porto, qualche azienda amica avrebbe assunto un po' di persone. Lo stesso Fratello ha dichiarato che ne parlò al suo referente politico marsalese (''Enzo Laudicina, però, mi disse che Ventura non avrebbe mantenuto la promessa''). Secondo l'accusa, Ventura offrì a Fratello per il voto dei 3 consiglieri comunali la possibilità di nominare un tecnico durante il progetto.
Massimo Grillo, invece, segnalò il progettista. Ma i rapporti con Ventura si raffreddarono "perchè non era stato capace di fargli approvare il progetto nella precedente deliberazione".
Ha anche testimoniato l'ex Sindaco di Marsala, Peppe Galfano, ma la testimonianza più interessante è stata quella del maresciallo Salvatore Missuto, della sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura, che ha spiegato il complesso iter dell'indagine. Si è parlato degli inquietanti messaggi pervenuti al maresciallo Antonio Lubrano, capo della stessa sezione di pg. Tra il febbraio e il marzo del 2005, infatti, al maresciallo Lubrano furono inviate due lettere con pesanti minacce ed un plico con un bossolo di pistola.
Forse la morale di questa storia, al di là della sentenza, sta tutta in una frase di Ventura. Intercettato al telefono mentre parla della vicenda, dice: "In consiglio comnunale c'erano due, tre dieci, quindici che volevano i piccioli. Non so quanti erano che volevanoi piccioli. Io non glieli ho dati, e l'ho presa in culo".
Le indagini riguardarono anche l'ex consigliere comunale Giovanni Mauro, per il quale - come per Surace - fu chiesto e rigettato l'arresto. Mauro è stato assolto dal Gup con il rito abbreviato nel 2008, e in appello nel 2011.