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02/10/2012 10:38:17

Alla Biblioteca Comunale la mostra (scarsina) sul ritorno di Garibaldi a Marsala nel 1862

"Garibaldi fu ferito..." é il titolo della mostra aperta il 29 settembre al secondo piano della Biblioteca Comunale. E' curata dal Centro Internazione Studi Risorgimentali Garibaldini di Marsala. Poiché il Ministero per i Beni culturali ha inserito la mostra tra gli eventi programmati per le "Giornate Europee del Patrimonio 2012", ci si sarebbe aspettato qualcosa di più consistente. Invece, si tratta di un numero notevole di ampie didascalie su tabelloni, che illustrano lo scarso materiale esposto. Questo consiste in una dozzina di riproduzioni di ritratti e figure di personaggi storici, e di un certo numero di fogli a stampa o manoscritti di quel tempo, il 1862. Era l'anno del ritorno a Marsala di Garibaldi,che da qui aveva iniziato l'11 maggio 1860 la conquista del Mezzogiorno per la corona d'Italia. Perché Garibaldi tornò qua? Voleva certo rivedere il luogo dove era sbarcato, sicuro di trovarvi un'accoglienza popolare migliore di quella freddina che gli era stata riservata due anni prima. Ma due anni prima, per il Giornale di Sicilia lui era un bandito. L'accoglienza, stavolta, fu degna di lui. Ce la misero tutta per fare bella figura, gli amministratori e i maggiorenti della città. La Giunta deliberò le spese. Le signore marsalesi formarono un comitato per rendere gradevole la visita all'illustre ospite. Si mangiò e si bevve con abbondanza, ma quest'aspetto lussuoso non fu di molto gradimento al Generale, come risulta da un brano di diario di un seguace. Il Nostro fu ospitato dal Conte Mario Grignani, nel suo palazzo. Nel discorso, proclamato dal balcone del palazzo, disse «Sì, Roma è nostra» al che la folla rispose «Roma o morte», come ha riportato il suo primo notevole biografo, Giuseppe Guerzoni. Bisogna, però, aggiungere che secondo la vulgata marsalese, il grido "Roma o morte" venne lanciato durante la cerimonia alla Chiesa della Madonna della Cava, e sarebbe stato emesso da lui in persona.
Andò pure alla Matrice a ricevere gli onori di una messa concelebrata. Non risulta che si fosse trovato a disagio nelle due chiese, nonostante la sua intenzione di espugnare lo Stato Pontificio. Con i preti aveva avuto sempre il dente avvelenato, e pubblicamente ne aveva detto spesso peste e corna. Anche negli scritti li ha sbeffeggiati. Ma in quel momento seguiva un progetto politico e aveva bisogno di consensi, da chiunque e in qualunque luogo gli venissero. La liberazione di Roma valeva più di una messa.
Ricevuti i festeggiamenti a Marsala, tornò a Palermo e di là a Misterbianco e a Catania. Aveva con sé circa 3.000 volontari. Sbarcati all'alba in Calabria, quelli che lo seguirono sui contrafforti dell'Aspromonte diminuirono a 2.000 uomini. Due giorni dopo si erano ridotti a 1.500. La stanchezza e il timore facevano proseliti. Il 29 agosto (1862) i garibaldini si scontrarono con i Bersaglieri del generale Emilio Pallavicini, cui il governo del Re aveva ordinato di fermare la spedizione, per timore di reazioni da parte di Napoleone III, garante dello Stato Pontificio. Nello scontro Garibaldi fu ferito, e fatto prigioniero.

Leonardo Agate