All'ex dirigente del Comune di Petrosino veniva contestato il fatto che avrebbe rilasciato ai signori Fricano Alfredo ed Alessandrini Marilena una concessione edilizia nel 2004, con successiva sanatoria nel 2005, in zona B3 del piano comprensoriale, in assenza di piani particolareggiati, ad una distanza inferiore a 10 metri dalla parete (con finestra) dell'immobile dei vicini (Sciacca Filippa e Sciacca Maria), senza rispettare gli indici di edifiazione.
Sono stati assolti anche i signori Fricano Alfredo ed Alessandrini Marilena, coniugi proprietari del fabbricato oggetto di concessione edilizia, nonchè il progettista architetto Giuseppe Indelicato.
Alle diverse udienze del dibattimento, iniziato nell'aprile del 2009, si sono succeduti diversi consulenti tecnici sia della pubblica accusa (Arch. Maria Iovino e Geom. Stefano Pipitone) che della difesa delle parti civili in rappresentanza delle sigg.re Sciacca Filippa e Sciacca Maria (Ing. Angelo Gentile, Per. Agr. Francesco Zichittella ed Arch. Francesco Bruno Rinaldo) e del Comune di Petrosino (Ing. Vincenzo Tumbarello e Geom. Gaspare Giacalone entrambi tecnici comunali); nonché quelli della difesa dei sigg.ri Fricano ed Alessandrini, dell'Arch. Giuseppe Indelicato e dell'Ing. Pietro Giacalone (Prof. Ing. Sergio Dardanelli - Ordinario della facoltà di Ingegneria dell'Università di Palermo, Prof. Ing. Pietro Giacalone di Mazara del Vallo (omonimo dell'imputato)).
Gli imputati Arch. Giuseppe Indelicato e l'ing. Pietro Giacalone, difesi dall' Avv. Roberto Genna - del Foro di Palermo - e dall'Avv. Vito Buffa - del Foro di Marsala - (gli stessi legali erano co-difensori dei sigg.ri Fricano ed Alessandrini), hanno atteso nell'aula delle udienze la lettura del dispositivo della sentenza da parte del Presidente del Collegio - Dott. Riccardo Alacmo -, che è pervenuta alle ore 21,15 dopo due ore e mezzo di camera di consiglio. Il termine per il deposito della sentenza è stato fissato in 75 giorni.
Per l'Ing. Pietro Giacalone si tratta della terza sentenza assolutoria consecutiva, in tre diversi procedimenti penali per abuso d'ufficio, dal marzo 2012.
A Febbraio, invece, il tribunale di Marsala, presidente Sergio Gulotta, ha inflitto la pena di dieci mesi di reclusione con interdizione per un anno dai pubblici uffici per Giacalone,per il reato di abuso d'uffici e 4 mesi per l'architetto Giuseppe Indelicato. Il primo è stato condannato a 6 mesi, il secondo a 4 mesi. I reati a vario titolo ipotizzati sono stati l’abusivismo edilizio, il falso e l’abuso d’ufficio. Quest’ultimo, in particolare, è stato contestato all’ingegnere Giacalone.
I fatti sono relativi al 2004. L’indagine era stata avviata dopo una denuncia presentata alla Squadra Mobile di Trapani dai proprietari di un’abitazione confinante, Giuseppe Marrone e Maria Angileri, costituitisi parte civile con l’assistenza dell’avvocato Concetta Anna Maria Inglese, di Petrosino. A difendere gli imputati, invece, sono stati gli avvocati Roberto Genna (per Giacalone) e Ignazio Bilardello (per Ernandez e Indelicato). La vicenda è relativa ad una richiesta avanzata per la costruzione di un edificio. Istanza che in un primo momento era stata respinta dal Comune perché l’area in questione era classificata nel Piano
comprensoriale come «verde agricolo». A quel punto il privato cambiò strategia presentando una seconda richiesta. Stavolta si chiedeva di autorizzare la demolizione di un edificio, per l’accusa mai esistito e la sua successiva riedificazione. Per questo, Ernandez è stato accusato di falso.
«I periti - dice, però, l’avv. Bilardello - hanno affermato di non poter stabilire con certezza se il vecchio immobile esisteva, o no, prima del 1967».
Il Tribunale ha, inoltre, condannato in solido gli imputati a risarcire le parti civili, versando 15 mila euro a Marrone e Angileri e 10 mila euro al Comune di Petrosino.
Una delle ultime assoluzioni riguarda invece l’imputazione di abuso d’ufficio. Il funzionario, per il quale il pm aveva chiesto la condanna, era accusato di avere vessato, con ispezioni e multe per migliaia di euro («al solo scopo di arrecare un danno»), Filippa Anastasi e Antonina Pulizzi, comproprietarie di un immobile al civico 136 di via Francesco De Vita. Le due donne avrebbero avuto la colpa di «essere entrate in contrasto - secondo l’accusa - con Pipitone Nicolò, locatario dell’appartamento al primo piano, adibito dal Pipitone a studio di architetto, in società di fatto con il Giacalone, nonché occupato in parte, per lo svolgimento della propria attività da Zerilli Martino Mario, cognato del Giacalone».