Per trovare l’inizio della avventurosa vicenda dobbiamo andare indietro nel tempo e risalire ai lontani anni sessanta per trovarne l’abbrivio. Quando alcuni giovanissimi salemitani, assieme ad altri dei paesi limitrofi della Valle del Belice, dando vita ad un gruppo spontaneo di appassionati di archeologia, cominciarono a setacciare il nostro territorio alla ricerca di qualche tomba, prima, e di insediamenti abitativi e necropoli dopo, risalenti addirittura al periodo preistorico tra il XIII ed il X sec. a. C.. I ritrovamenti non avvenivano in maniera fortunosa. Solo raramente accadeva. Spesso grazie a chi nella compagnia era dotato, come lo sono i cani da tartufo, di un particolare “fiuto” , altri per le segnalazione ricevute da contadini che s’imbattevano in strani ostacoli per procedere nell’aratura dei terreni. Ma nella maggior parte dei casi “campagne di scavi” si succedevano secondo una pianificazione “scientifica” suggerita informalmente da ambienti abbastanza qualificati. Parte del “bottino” proseguiva la strada dell’illegalità raggiungendo i mercati clandestini d’Europa e d’America per finire poi in collezioni private. Ma gran parte dei reperti giungevano in mani esperte che sapevano valutarli da un punto di vista storico, artistico e scientifico. Occorre riconoscerlo senza falsi moralismi. Si deve a questa sorta di pionierismo dell’età dell’oro dell’archeologia alimentata quasi sempre da autentica passione o da impulsi sia pure maniacali da collezionismo, se con il tempo è stata allestita una mappatura dei probabili insediamenti e se, molto tempo dopo, sono giunte le varie campagne di ricerche effettuate da Università italiane e straniere. Oggi la Città di Salemi può offrire un Museo all’interno del quale il mondo intero potrà ammirare la mostra “Archeologia a Salemi: dalla terra alla storia”. Situato nel centro storico, presso l’ex Collegio dei Gesuiti, ospita i reperti provenienti dalle campagne di scavo effettuate presso i principali siti archeologici del territorio salemitano: Mokarta, Contrada Pitrazzi, Monte Polizo, Centro Storico, San Miceli. Come è ovvio, le ricerche sono state condotte dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani. Meno ovvio invece che esse siano state materialmente effettuate da alcuni istituti universitari stranieri: Goteborg University (Svezia), Oslo University (Norvegia), Stanford University (USA), Northern Illinois University (USA); e dall’Università degli Studi di Palermo.
In verità già nel settembre del 2005, ci fu un primo tentativo con una Mostra provvisoria, grazie anche all’intuizione dell’allora assessore Salvatore Grillo. In quell’occasione presso il Museo di Arte Sacra fu allestita una esposizione di reperti provenienti dai decennali scavi archeologici effettuati nel territorio di Salemi per il periodo che andava dal 1995 al 2005. Durò solo un mese. L’ex sindaco Sgarbi affrontò il tema limitandosi ad organizzare solo un convegno di studi, a cui nulla seguì di concreto. Si arriva così ai giorni nostri. Grazie alla determinazione deicomponenti la commissione straordinaria che gestisce il Comune, il vice prefetto Nicola Diomede ed il dottor Vincenzo Lo Fermo, coordinata dal prefetto Leopoldo Falco,nel breve volgere di due mesi, il progetto è stato realizzato. Caso rarissimo in Sicilia, in questa occasione si è registrata una sorprendente collaborazione tra le Istituzioni regionali, la Sovrintendenza ai Beni culturali, e l’ Ente locale. Una straordinaria sinergia di competenze e volontariato in cui, il ruolo fondamentale lo hanno assolto indubbiamente gli archeologi statunitensi, coordinati dal professore Micheal Kolb, della Notherm Illinois University di Chicago, senza sottovalutare il grande e indispensabile lavoro svolto dal gruppo archeologico “ Xaipe”, fra cui si distinguono Leonardo Lombardo, Mariella Spagnolo e Chiara Caradonna con laurea inConservazione dei Beni Culturali.La cerimonia dell’inaugurazione ha avuto un parterre di tutto rispetto. Erano presenti il prefetto di Trapani, Marilisa Magno, il dirigente del Dipartimento Beni culturali di Palermo, Gesualdo Campo; le soprintendenti ai Beni culturali ed ambientali di Trapani, Paola Misuraca e Rossella Giglio. Gli interventi sono stai quelli di prammatica per simili occasioni. Due ci sono sembrati quelli più significativi. Quello di Falco quando più volte ha sottolineato particolarmente compiaciuto la presenza del Prefetto Magno, per la prima volta nella cittadina normanna. Ma ritengo che sia stato l’intervento del funzionario regionale, architetto Gesualdo Campo a scatenare la solita rabbiosa reazione di Vittorio Sgarbi, a cui hanno fatto eco le dichiarazioni dell’ex assessore principe Tortorici e, stranamente, anche quelle dell’archeologo Sebastiano Tusa, sia pure con un frasario più diplomatico. Ma di questo riferiremo più avanti. Ma cosa ha detto di tanto scandaloso il “lombardiano” (così definito dal critico ferrarese) architetto Campo? “Siamo onorati di essere accanto ai Comuni sciolti per mafia. Se un’ombra viene gettata sulla comunità, è nostro dovere rimuoverla”, ha sottolineato il dirigente del Dipartimento Beni culturali di Palermo iniziando la sua relazione. E a proposito del costituito Museo ha tenuto ad esternare il suo apprezzamento ai tre commissari “perché hanno approvato un regolamento previsto da una legge regionale ’60 che vale per i musei non statali, condizione senza il quale il costituendo museo non avrebbe avuto i crismi della norma con la triste conseguenza che la Soprintendenza non avrebbe potuto dare in prestito al Comune i reperti archeologici. Infatti. È bene ribadirlo, tutto ciò che viene collezionato dagli scavi rimane sempre di proprietà regionale. “Si tratta- ha sottolineato Campo “di un tassello culturale così importante per la storia di Salemi come il museo archeologico, dal quale ripartire per rimuovere quell'ombra ingiustamente proiettata sulla comunità dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Un museo archeologico permanente che nemmeno un ex sindaco già sottosegretario ai Beni culturali aveva mai realizzato”. Concludendo con una bella metafora “un albero senza radici, presto o tardi è destinato a maorire, da oggi le radici di questa Città sono esposte e custodite in questo sito. E’ vostro compito di assicurane una buona conservazione e sicurezza, sapendo che dovrete affidarvi alle vostre forze. Il museo dovrà camminare sulle proprie gambe.” Sulla stessa lunghezza d’onda si è espressa il prefetto Marilisa Magno “ Lo scioglimento non vuol dire che la collettività debba subirne le conseguenze. Per realizzare progetti di questo tipo ci si mette anni, invece a Salemi è stato raggiunto un risultato in tempi record, ciò dimostra che c'è sensibilità da parte della commissione”. Ma anche le reazioni di Sgarbi non si sono lasciate attendere. A tempo di record sono comparse contestualmente all’articolo che dava la notizia dell’inaugurazione su un quotidiano del mattino. Con una tempestiva replica all’operato dei tre commissariha accusato la commissione di aver smantellato “il museo del paesaggio e una sezione del museo del risorgimento” per lasciare spazio a quello archeologico. «Un esempio di insensibilità culturale – lo ha qualificato - benedetto dal latitante prefetto Marilisa Magno e dal lombardiano direttore dei Beni culturali Gesualdo Campo”. Annunciando di avere denunciatoper “vandalismo e danno erariale i Commissari del Comune di Salemi per avere chiuso una sezione del Museo del Risorgimento, che erano stati inaugurati e lodati dal Presidente Napolitano e sotto l'egida del FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano) presieduto da Ilaria Borletti, che in difesa del paesaggio violato dalle pale eoliche fece il discorso di apertura”. Sullo stesso argomento si è fatto sentire anche l’ex assessore Bernardo Tortorici sostenendo che “la realizzazione del Museo del Paesaggio oltre che per la valenza culturale accreditata dal patrocinio del FAI (Fondo Ambiente Italiano) ha avuto per la nostra amministrazione una forte valenza in difesa di un territorio meraviglioso ma costantemente violentato. Il messaggio politico che ne deriva adesso con la sua chiusura può avere effetti devastanti. Una politica museale seria prevede l’apertura di nuovi musei non la loro sostituzione, la loro cura, la loro comunicazione, ma soprattutto la loro apertura.” Ma anche il professore e archeologo Sebastiano Tusa, già Soprintendente per i Beni culturali ed ambientali di Trapani, oggi alla guida della Soprintendenza del Mare, candidato a Palermo nelle liste del FLI per le ultime elezioni comunali, è intervenuto sulla querelle affermando diplomaticamente “di accogliere con grande piacere la notizia della riapertura dell'esposizione riguardante i materiali recuperati nel corso delle ricerche a Mokarta, Monte Polizzo e Salemi dirette e coordinate dal sottoscritto. Con Vittorio Sgarbi, allora sindaco, avevamo programmato la riapertura della esposizione archeologica nell'ambito della pianificata cittadella dei musei insieme alle altre esposizioni realizzate e da realizzare (Museo della Mafia, Museo del Paesaggio etc.). ci dispiace che tale riapertura coincide con la chiusura della sezione dedicata al paesaggio, peraltro voluta e patrocinata dal FAI. Il mio appello è di ampliare l'offerta culturale a Salemi senza penalizzare ed annullare l'esistente”. Per poi concludere in una sorta di un peana in omaggio a Sgarbi “Guai a farsi contagiare dalla ‘damnatio memoriae’ e cancellare chi ha fatto conoscere questo meraviglioso territorio”.
Ritornando al Museo diciamo che esso è stato magnificamente allestito in cinque confortevoli sale situate al pianterreno dell’ex Collegio dei Gesuiti. I reperti che vi sono esposti con gusto e competenza provengono dal comprensorio agricolo di Salemi che, come è noto, è costellato da numerosi insediamenti risalenti ad un amplissimo arco cronologico che va dalla Preistoria al Medioevo. Essi provengono dalla collina di Mokarta ( Tarda Età del Bronzo), di particolare pregio i “vasi a tulipano” con corpo baccellato su altopiede; da Monte Polizo una particolare tazza attingitoio ad ansa antropomorfa la cosiddetta “capeduncola” ; dalla Tomba a Camera (III e metà II millennio a.C.) ubicata nella contrada Pitrazzi, corredi funerari costituiti da vasellame destinato alla consumazione dei cibi; numerose monete di bronzo di zecche cartaginesi e pesi da telaio ritrovati nel Centro Storico; mentre dalla corte interna del Castello Normanno-Svevo di Salemi provengono monete, frammenti di statuette fittili, un bronzetto rappresentante una rana ( che a noi è sembrato però piuttosto un geco), frammenti ceramica greca e un orecchino d’oro con testa leonina.
Comunque la si pensi, occorre riconoscere che questa ultima realizzazione costituisce una seconda medaglietta, dopo l’apertura del Centro Kim Video, che i tre commissari possono legittimamente mostrare con orgoglio. Fermo restando che ancora tanto rimane da fare per rimettere in rotta una nave rimasta per lungo tempo senza nocchiero.
Franco Lo Re