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22/09/2012 06:35:09

Scrive Leonardo Agate, sull'Auriga di Mozia, che sarebbe Alcidemonte....

Proprio per queste sue avvertenze, non bisogna prendere per oro colato quello che ha raccontato, avvalendosi anche di un video, sulle scoperte a Mozia negli undici anni di scavi condotti dalla missione da lui diretta dell'Università la Sapienza di Roma.

Questa lunga campagna di scavi é stata fatta mediante la sottoscrizione di una convenzione di collaborazione tra l'Università La Sapienza, la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Trapani e la Fondazione Whitaker, proprietaria dell'isola.

Il Professore ha relazionato su quell'invaso di acqua marina, posto sulla costa sud dell'isola, che per un certo tempo fu creduto bacino di carenaggio, Cothon, per le imbarcazioni. Invece, farebbe parte di un recinto sacro, delimitato da una semi circonferenza muraria, comprendente anche un tempio. Sono state individuati diversi canali adduttori di acqua dolce lungo le pareti del Cothon, e questo gli fa pensare che là ci fu il primo insediamento umano.

Sul video scorrono le immagini a colori dell'isola vista dall'alto, i pezzi di ceramica e gli oggetti monchi rinvenuti durante gli scavi. Su due pezzi di un cratere assemblati si può vedere una scena dell'Iliade, con Alcimedonte. Costui era il capo mirmidone greco, figlio di Laerce, ricordato da Omero nei libri XVI e XVII dell'Iliade e descritto come un ottimo auriga che guidò personalmente il carro di Achille, trainato dagli immortali destrieri Balio e Xanto, fuori dal terribile scontro accesosi per la contesa del corpo di Patroclo, ucciso da Ettore.

Dal ritrovamento dei pezzi del vaso e dalla sua scena monca, il Prof. Nigro ha creduto di individuare nell' Auriga, la famosa statua moziese adesso esposta a Londra, l'Alcimedonte omerico. Come sia arrivato a questa conclusione non é facile dire, ma da quello che ho capito, ha accostato la presenza del vaso alla statua, pensando che la statua dell'abile cocchiere e il vaso che lo riproduce sarebbero sati commissionati ad artisti greci per essere inseriti nel tempio del Cothon, come donativo pubblico alla propria divinità.

Insomma, una specie di risarcimento che i posteri fenici fecero alla propria divinità sconfitta a Troia. Non sono sicuro che il Professore abbia inteso dire propriamente questo, ma sfido chiunque a dire che abbia detto qualcosa di chiaramente diverso. E' stato giustamente ambiguo, temendo di essere smentito da altri studiosi. Lui prima ci ha avvertiti di non fidarci troppo degli archeologi.

La conversazione del Prof. Nigro é stata interessante. Il pubblico numeroso ha seguito attentamente, ma non ha potuto fare osservazioni alla fine, perché erano le 20 e si doveva chiudere. Forse sarebbe meglio, la prossima volta, che si rispettasse di più l'orario di avvio della conversazione - stavolta é cominciata con tre quarti d'ora di ritardo - e si scegliesse di diminuire il numero delle introduzioni alla relazione. Tre introduzioni sono troppe.

Leonardo Agate 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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