E il soffocamento dei resti archeologici per costruirci sopra palazzi-parallelepipedo e altri obbrobri edilizi, fornisce la misura della nostra barbarie contemporanea che ha ucciso qualsiasi speranza di sviluppo.
Un esempio di tale scenario sconfortante mi è sovvenuto partecipando a qualche puntata dei virtuosi cicli “Marsala sottosopra” e “Conversazioni archeologiche” che vanno in scena da qualche tempo fra l’ex Convento del Carmine e il Complesso di San Pietro.
Paesi senza storia hanno costruito nuove e floride economie turistiche facendo leva su spiagge artefatte o su quattro pietre antiche magari scoperte altrove.
E questa meravigliosa punta di occidente siciliano che, nei millenni, è stata appetita e frequentata da diecine di popoli, ha scelto invece ora - grazie a tutte le Amministrazioni di questi ultimi cinquantanni - di sovrapporre un irreversibile strato di pilastri in cemento armato che tapperà (ormai per sempre) fregi e forzieri, mura e fortificazioni, statue e anfiteatri, ville e mausolei, affreschi e templi.
DIEGO MAGGIO