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12/09/2012 04:12:54

Affitti dei negozi sempre più proibitivi. Commercio in Sicilia ad un passo dal tracollo

Che, paradossalmente visto che siamo in tempo di crisi, non scendono, ma continuano a salire. L’allarme parte dal presidente regionale della Confcommercio e vice presidente nazionale, Piero Agen.
«Basta fare un giro per le strade delle nostre città - spiega - per vedere centinaia di cartelli “affittasi”. Sono locali da cui i negozianti, che spesso stavano lì anche da decenni, se ne sono dovuti andare. Perché i proprietari continuano a chiedere aumenti, nonostante ci sia questa crisi epocale. Noi ci saremmo aspettati che,
con giudizio e, in fondo, anche per il loro stesso interesse, i proprietari quanto meno mantenessero inalterati gli affitti, anche se avrebbe avuto un senso immaginare che i più lungimiranti abbassassero le pigioni, per aiutare i loro clienti a reggere. Invece accade esattamente il contrario e, nella maggior parte dei casi, i negozianti non possono sostenere più le spese. Chiudono, chi può cerca un’altra bottega altrove, generalmente più piccola, decentrata. Ma non tutti ce la fanno».
Un meccanismo  che interessa tutte le aree cittadine, ma anche gli spazi extraurbani, quelli dei grandi centri commerciali.
Prezzi alle stelle impossibili da sostenere. Ci sono zone in cui  parla di affitti che partono da 150 euro al metro quadrato, nelle zone meno centrali, per galoppare sino a 200, 250, e i 300 di zone centrali. 
E nei centri commerciali? Ci sono affitti che partono anche da 400 euro al metro quadrato, per arrivare a cifre pazzesche.
«Se fino a ieri tutto ciò era preoccupante per il settore - conferma Agen - questo mese di settembre è l’ingresso in un tunnel senza uscita. Bisogna che ci sia una consapevolezza generale della gravità del problema. E in questo senso noi come Confcommercio rete Imprese Italia, nei prossimi giorni metteremo in atto due iniziative. La prima per una presenza all’interno dei centri commerciali accanto al personale che è fortemente a rischio licenziamenti. La seconda, invece, con un appello ai proprietari degli immobili, dei negozi sia nei centri commerciali che nelle altre zone delle città: se vogliamo tutti provare a salvare quel che è ancora vivo ed attivo nel tessuto economico della Sicilia, bisogna produrre uno sforzo comune. E il primo punto, ripeto, nel nostro settore è il controllo dei prezzi degli affitti. Chi ha pensato di potere e dovere ammortizzare gli investimenti fatti in immobili adibiti al commercio in sette o dieci anni, deve rendersi conto che deve necessariamente allungare quei tempi di ammortamento ad almeno 15 o 20 anni. In caso contrario ci troveremo sì da un lato di fronte a negozi che chiudono, ma avremo sempre più locali e botteghe abbandonate, dove i cartelli “affittasi” potrebbero restare attaccati per anni alle porte».
Piero Agen conclude: "Oggi stiamo tornando a punti vendita non superiori ai 600 metri quadrati, esattamente come è accaduto venticinque anni fa negli Stati Uniti. Tra l’altro c’è anche una clientela che invecchia, ci sono sempre meno giovani, e gli anziani sono meno disponibili a spostamenti lunghi, a raggiungere i centri commerciali. Questo, in qualche modo, sta facendo resistere un po’ le attività nei centri delle città. Ma anche il fatto che si compra meno, che non si riempiono più i
carrelli come una volta, spinge la gente a non spendere benzina inutile per raggiungere gli ipermercati. Per fare spese piccole si scelgono o gli hard discount, per pagare meno o esercizi commerciali che si raggiungono a piedi. E anche questo ha provocato la crisi dei grandi centri commerciali, che la gente frequenta come piazze, per piccoli acquisti, prendere fresco in estate e ripararsi in inverno".



Native | 2024-07-16 09:00:00
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