Lo scorso anno scolastico sono stati oltre 16.600 (su 256mila frequentanti) gli alunni delle scuole superiori siciliane che non hanno proseguito gli studi. Un dato preoccupante, innanzitutto in termini di dispersione scolastica “netta” (quasi 6,5 ragazzi su 100 persi per strada in un anno, al fronte di una media italiana che sfiora il 2%), ma anche per il peso che i numeri regionali hanno sul totale degli abbandoni in Italia, ovvero quasi il 32% dei 52mila studenti complessivi.
Molto staccate anche le altre regioni meridionali: dietro di noi la Campania (8.790 addii su 327mila iscritti), la Puglia (4.127 su 214mila) e la Calabria (2.187 su
102mila).
Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministero dell’Istruzione e ripresi dal Corriere della Sera, la Sicilia guida la costante emorragia di studenti: in tutt’Italia, all’ultima
campanella dello scorso anno, ne mancavano all’appello esattamente 51.424, di cui 28.802 risultano all’anagrafe del Miur “trasferiti e non più frequentanti”, 17.421 ritirati, 3.554 in “abbandono non formalizzato” e infine 1.537 in “interruzione di frequenza con motivazione non specificata”.
Sul territorio, gli ultimi dati non sono relativi al 2011/12, ma all’anno scolastico precedente e sono contenuti nel dossier “Prevenzione/ Recupero della Dispersione
Scolastica e Prevenzione del Successo formativo in Sicilia”, consegnato a febbraio di quest’anno dall’Osservatorio regionale sul fenomeno della dispersione
scolastica istituito dall’Usr (Ufficio scolastico regionale). In questo documento, in tutto una quarantina di pagine, si descrive l’entità del problema della dispersione
scolastica nell’Isola e si propone un “pacchetto” di soluzioni per aumentare il successo formativo degli studenti siciliani.
Secondo gli ultimi dati a disposizione dell’Usr, le medie dell’indice di dispersione scolastica (composta da evasioni, abbandoni, non ammessi, eccessive assenze
senza convalida dell’anno scolastico) sono così suddivise per l’anno scolastico 2010/11: 0,80% per la scuola primaria (la vecchia Elementare); 8,26% per la secondaria superiore di primo grado (quella che un tempo si chiamava Media); 14,07% per la secondaria superiore di secondo grado.
Su base provinciale questa la situazione:
Primaria: Agrigento 0,63%, Caltanissetta 0,74%, Catania 0,69%, Enna 0,39%, Messina 0,53%, Palermo 1,01%, Ragusa 0,76%, Siracusa 1,14%, Trapani
0,87%.
Secondaria di primo grado: Agrigento 8,99%, Caltanissetta 10,08%, Catania 6,92%, Enna 6,93%, Messina 5,07%, Palermo 10,52%, Ragusa 9,16%, Siracusa
8,01%, Trapani 6,64%.
Secondaria di secondo grado: Agrigento 12,97%, Caltanissetta 16,62%, Catania 13,45%, Enna 11,93%, Messina 9,83%, Palermo 16,62%, Ragusa 14,35%, Siracusa 14,37%, Trapani 14,04%.
La dispersione globale alla primaria è inchiodata in pratica alla stessa percentuale di sette anni fa: nel 2003/04 era allo 0,82 e oggi siamo fermi lì, dopo essere riusciti a limitarla allo 0,67%. La faccenda comincia a farsi più seria quando si entra alle Medie, con un incremento nel lungo periodo (+1,1% dal 2003/04) ma una riduzione, lo scorso anno, rispetto ai due precedenti chiusi entrambi a quota 9,2%; alto anche il numero dei non ammessi, pari al 5,6% nell’ultimo anno a disposizione. La situazione diventa drammatica salendo alle Superiori: “smarriti” più di 14 alunni su 100, seppur con un tasso in discesa rispetto al 2008/09 e al 2009/10 quando si attestava rispettivamente al 18,3 e al 15,6%.
Le ragioni? L’Osservatorio, oltre alla «scarsa diffusione della prescolarizzazione » e le «condizioni di svantaggio socio- economico molto diffuse sul territorio» tira in causa gli enti locali per l’assenza di «adeguati servizi sociali e di supporto strutturale a favore delle famiglie e delle scuole pubbliche statali».
Ma quella dell’Usr è anche una critica al sistema-scuola dell’Isola: «Non esistendo ancora un’anagrafe regionale degli obbligati sul piano formativo (così come richiede la normativa vigente), la situazione di migliaia di giovani fra 14 e 18 anni appare a dir poco drammatica», scrive l’Osservatorio. «Mentre coloro che decidono di permanere all’interno del sistema nazionale di istruzione vengono comunque monitorati dall’Usr Sicilia, per tutti i ragazzi che, a conclusione della
terza media, escono dal sistema scolastico, si apre una situazione di profonda incertezza e di rischio psico-sociale. Diquesta consistente fetta della popolazione
giovanile, infatti, non sappiamo più niente: quanti sono, cosa fanno, come vivono, come esercitano il loro diritto- dovere all’istruzione ed alla formazione?».
Il salto successivo è ancora più al buio: secondo i dati Istat del 2010, la Sicilia è la regione italiana con la più alta fetta (il 26%, molto di più rispetto alla media nazionale del 18,8%) di giovani compresi fra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato gli studi senza aver preso un diploma.
Il dossier dà comunque conto dei risultati che, pur fra mille difficoltà, si stanno cominciando a ottenere grazie alla rete degli Osservatori integrati provinciali
e di quelli di area: 52 in tutta la Sicilia, con l’impiego di 62 docenti “specialisti” distaccati dagli organici territoriali. l dossier invoca «risorse economiche e professionali».