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03/09/2012 04:21:42

La zona di Via degli Atleti a Marsala sprofonda. Il Comune lo sa, e non fa nulla

E’ quanto  emerge dalla relazione tecnica dell’ingegnere Fabio Giardina e del gelogo Alessandra Giorgianni. I due esperti sono stati coinvolti dal Tribunale di Marsala nella causa civile intestata dalla palestra Panathletico nei confronti del Comune di Marsala.

Un anno  fa, infatti, il terreno vicino alla palestra (siamo nella zona dello Stadio, accanto la piscina comunale e il Palasport, a ridosso della Circonvallazione) è franato, provocando danni seri alla struttura. Il rappresentante legale della società, Ignazio Prisma, ha chiamato in causa il Comune di Marsala, e adesso, dopo che la relazione ha quantificato i lavori (circa 75.000 euro), saranno i privati a subentrare al Comune per mettere in sicurezza la palestra, per poi, immaginiamo, rifarsi sull’ente inadempiente.

Ma la relazione dei due tecnici contiene qualcos’altro oltre al computo metrico e al calcolo dei danni fatti. Ed è un’analisi senza pietà delle condizioni in cui la classe politica di Marsala ha ridotto quella zona. Una zona piena di cave e di cunicoli, da sempre, lo sappiamo tutti. Però si è costruito, e si continua a costruire. Il simbolo di questa dissennata corsa  a costruire sul vuoto forse potrebbe essere proprio la piscina comunale. Il terreno sotto cui insiste la piscina, è vuoto. E infatti l’incartamento relativo alla realizzazione della piscina comunale, gli studi eseguiti, e il consolidamento delle cavità esistenti sotto la piscina, è finito sotto la lente degli esperti, così come il progetto dello spazio attrezzato per le fiere e il circo in Via degli Atleti.

Tutta quella zona è, al momento, interessata da un dissesto, un’ampia depressione di forma ellittica,  che lambisce anche lo spigolo dell’impianto della Panathletico.

Gli esperti fanno notare, ad esempio, che la piscina comunale – la cui costruzione comincia nell’86, come per la palestra  - già in fase dei lavori subisce un’interruzione “a causa di problemi strutturali che riguardano la  vasca”. Che è successo? La vasca della piscina comunale crolla già in fase di costruzione.“Si è messa in luce l’esistenza di alcune cavità sotterranee che si sviluppano al di sotto della piscina e delle zone limitrofe”.  Una cosa tra l’altro risaputa da tutti, ma non dal Comune, perché i cunicoli e le cave di quella zona sono noti ai marsalesi sin dall’antichità, anche perché nella zona si estraeva proprio il tufo. Come risolve il Comune la cosa? Commissiona studi specifici che “confermano la presenza di cavità ipogee”, come volevasi dimostrare, e nel 1990 viene conferito l’incarico del progetto di “consolidamento delle cavità sottostanti la piscina comunale”. Il progetto è redatto dal professore Guido Umiltà.

A fine anni ’90 è il geologo Cosimo Pampalone che, nell’ambito del progetto per la creazione dell’area attrezzata (quella del mercatino, per intenderci) stabilisce che esistono due cavità. La più grande fa capo al sistema piscina – panathletico – via degli atleti, e un’altra coincide con il sistema tra via degli atleti e la cava a cielo aperto  di fronte la via.

Nel 1999 il Comune incarica un altro ingegnere, Marco Bonamini, di effettuare l’ispezione di queste cavità sotterranee. Bonamini evidenzia la “diffusa presenza di fenomenologie di dissesto” a carico delle volte, delle pareti e dei pilastri della cavità. L’ingegnere nota crolli “in evoluzione, anche rapida”, presenza di “lesioni a sviluppo continuo dalla volta alle pareti”.

Come sempre, ciò che doveva accadere, era già scritto. Perché nel 2004 è ancora il geologo Pampalone che fa un nuovo studio geologico e suggerisce al Comune di mettere in sicurezza “la porzione di territorio coincidente con le cavità”. E aggiunge: “E’ verosimile che si possano verificare dei dissesti, per crollo della volta o per schiacciamento dei sostegni”.  Il geologo consiglia pertanto di provvedere al consolidamento delle aree interessate dalle cave. Se ciò non si potesse fare, non ci sono altre soluzioni: “Qualora non venga eseguito alcun consolidamento si raccomanda di recintare le aree interessate, IMPEDENDONE LA TOTALE FRUIZIONE”.

Il Comune, quando completa lo spazio per la fiera, nel 2004, recependo le indicazioni del geologo, realizza il riempimento di alcune cave, e pone l’interdizione del lotto di terreno più pericoloso (che possiamo osservare come quella vasta zona incolta e brulla proprio accanto l’area delle fiere e la piscina).

E infatti, il terreno crolla il 6 Giugno 2011. Come ampiamente previsto. Un’area di 500 metri quadrati si abbassa di un metro  e mezzo. Solo che si porta il viale a nord della  palestra, interessando anche le fondazioni.  La struttura non è compromessa, per fortuna, ma il danno c’è. La società sportiva chiede al Comune di intervenire, il Comune risponde picche: dovete farlo voi.  Da qui nasce la controversia.

L’area degli impianti sportivi di Marsala, ma, a ben vedere, tutta la città, si sviluppa su una “successione calcarenitica” molto famosa tra gli esperti, e chiamata, appunto, “Calcarenite di Marsala”. Questo tipo di pietra è stata, sin dall’antichità, un ottimo materiale da costruzione, e la sua colorazione giallo dorata l’ha reso di grande utilizzo nell’edilizia ornamentale, tanto da far diventare Marsala un distretto minerario.

Lo sfruttamento risale sino all’epoca punica, ed avveniva su due livelli: a cielo aperto, o, scavando nel sottosuolo, per permettere nel terreno sovrastante di continuare a produrre coltivazioni. Le gallerie che ci sono sotto la zona degli impianti sportivi sono state costruite proprio perché erano funzionali all’estrazione e alla produzione di tufo.  Molte cave però si sono allargate a dismisura, sotto il suolo di Marsala, altre sono state abbandonate. La politica ha fatto il resto: Marsala non ha un piano regolatore, e pertanto non ci sono studi specifici che delineano le condizioni di pericolosità geologiche del nostro territorio.

La zona degli impianti sportivi si sviluppa proprio al centro di tre gran aree dove sono presenti i segni dell’attività estrattiva. Ci sono diversi accessi, con gallerie e cunicoli. Molto conosciuti anche. “Fino ad un recente passato – scrivono i due tecnici – erano utilizzati per sversare rifiuti nel sottosuolo”. A causa di tutto quello che si è costruito, tra l’altro, molti di questi accessi non sono più visibili.  Ci sono in particolare due livelli di gallerie, tra i 10 ed i 20 metri. Sono ambienti molto ampi, tenuti in piedi da pilastri “tavolta di dimensioni ridotte”.

Oltre questo sistema di cave sotterranee, un ipogeo interessa la piscina comunale, e arriva fino a Via degli Atleti. Non ci sono documenti che oggi, attestino, il suo stato. Si sa solo che nel 1990 è stato necessario il suo consolidamento, perché la vasca della piscina fu danneggiata mentre era ancora in fase di realizzazione.  Ciò fa ipotizzare che l’ambiente fosse compromesso, ma di più non è dato sapere.

La condizione di pericolosità dell’area compresa tra Via degli Atleti e la piscina comunale, carte alla mano, è dal Comune ampiamente nota da tempo. Tant’è che quando è stata realizzata l’area delle fiere e del mercatino è stato fatto il consolidamento del sottosuolo, ed una parte del terreno è stato recintato. Ma perché non è stata mai resa nota, a tutti, la gravità della situazione? Perché il Comune non ha mai attivato un monitoraggio delle cavità?

 



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