“Nelle aziende – spiega – quando un imprenditore non ha i soldi per pagare creditori e stipendi spesso rinuncia ai propri guadagni per salvare la società. Propongo a deputati, assessori e presidente della Regione di rinunciare a due mesi di stipendio per pagare le imprese. Con un piccolo sacrificio si darebbe un segnale politico forte”.
Per Montante “serve un patto sociale con i cittadini: la promessa di immediate dimissionni se entro tre mesi non vengono rispettati gli impegni presi”.
Trentacinquemila posti di lavoro bruciati in Sicilia non sono un buon viatico per il futuro: “Ho l’obbligo morale di essere ottimista ma oggi non vedo sensibilità nel mondo politico su temi come perdita di posti di lavoro e crisi del sistema economico-produttivo. La classe dirigente è prigioniera di vecchie logiche basate su inciuci e calcoli elettorali non c’è contatto con al realtà è questa la cosa che mi fa più impressione. Ma dovrebbero aprire gli occhi alle prossime elezioni i siciliani seguiranno nuove logiche a tutto vantaggio dell’antipolitica”.
“La ricetta per ripartire? Serve un piano industriale che non abbiamo. Bisogna attrarre investimenti dell’estero e questo è possibile solo con una classe politica credibile agli occhi degli imprenditori non siciliani. Dobbiamo anche rilanciare i nostri punti di forza: puntare sul turismo, mettere a reddito i beni culturali che abbiamo e che sono mal gestiti e puntare sui prodotti d’eccellenza dell’agroalimentare, valorizzandoli come è stato fatto per il vino siciliano”.