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24/08/2012 04:10:20

Oggi a Marsala “Novantadue – l’anno che cambiò l’Italia”. Nell’occasione verrà presentato anche il rapporto “Mafie al Nord”.

L’anno che cambiò l’Italia, il 1992, al centro del nuovo incontro “d’autore” organizzato dalla redazione di www.marsala.it venerdì 24 agosto alle 18 e 30 a Palazzo Fici (Enoteca Comunale, di Via XI Maggio).
Si chiama appunto “Novantadue – l’anno che cambiò l’Italia” il volume edito da Castelvecchi che sarà presentato da uno degli autori, Giovanni Abbagnato, e dal curatore Marcello Ravveduto.
Il Novantadue non è un anno qualsiasi. Per molti è il confine che separa la Prima Repubblica dalla cosiddetta Seconda Repubblica. Per gli autori di questa antologia – molti dei quali provenienti dall’esperienza di Strozzateci tutti – è un paradigma: una chiave di volta che esemplarmente coniuga permanenze e rotture della storia italiana. Dodici mesi densi di avvenimenti tragici, epocali, sensazionali in cui affiorano le profonde crepe politiche, economiche e civili che caratterizzano gli ultimi quarant’anni di vita repubblicana. Il 1992 non è solo l’anno delle stragi di Falcone e Borsellino, è piuttosto un’escalation: Tangentopoli, il voto proporzionale uninominale, l’affermazione della Lega, l’agonia dei partiti di massa, la voglia di riscatto civile, il terrorismo mafioso, il debito sovrano alle stelle, l’intervento pubblico assistenzialista, il difficile rapporto con l’Europa. La lunga crisi della Repubblica sembra esplodere in tutta la sua urgenza lasciando immaginare che «nulla sarà come prima». Questo libro torna sui fatti accaduti, cercando di andare oltre le macerie materiali e morali accumulate nel corso di un ventennio, per raccontare, fuori dai luoghi comuni, le storie che lo hanno reso un anno «indimenticabile». Senza pregiudizi ideologici, né inutili moralismi, ma con passione civile. La ribellione dei cittadini di Palermo, l’organizzazione dell’attentato di Capaci, la televisione della pietà e del dolore, l’immaginario cinematografico, l’avanzata dei «perfidi» localismi, la distribuzione di plasma infetto, la silenziosa modernizzazione della ’ndrangheta, il ruolo delle donne nelle scorte dei magistrati antimafia, la sofferenza psicologica di Rita Atria, i grandi pentiti di camorra e l’alba del dominio del clan dei casalesi nell’affare rifiuti, la tangente Enimont e la nuova razza padrona. Il Novantadue è dunque l’inizio di una transizione che ha dato luogo a una lunga stagione di precarietà politica, civile, sociale ed economica, durante la quale il futuro, una chimera, e il passato, un ostacolo da rimuovere, sono stati sostituiti da un immutabile presente.
Il volume contiene saggi di: Giovanni Abbagnato, Anna Bisogno, Alessandro Chetta, Amalia De Simone, Corrado De Rosa, Laura Galesi, Serena Giunta, Manuela Iatì, Andrea Meccia, Giorgio Mottola, Carmen Pellegrino, Ciro Pellegrino, Francesco Piccinini, Marcello Ravveduto, Petra Reski, Renate Siebert, Francesca Viscone, Monica Zornetta.
Ma, grazie all’impegno di Libera, nell’incontro si parlerà anche di mafie al Nord. Sicuramente, negli ultimi venti anni, dal 1992 ad oggi, l’escalation delle mafie al Nord è un fenomeno che ormai sotto gli occhi di tutti. E’ per questo che uno dei curatori, Giuseppe Passalacqua, presenterà il rapporto “Mafie al Nord”. Nel volume viene sviscerato il tema delle mafie al nord sottolineando soprattutto le caratteristiche economiche del radicamento mafioso nelle regioni settentrionali e descrivendo la dinamica della colonizzazione a cui il nord ha assistito impassibile, senza alcuna reazione, se non quella della magistratura e di una piccola parte della società civile. Scrivono gli autori nell’introduzione: “L’intero lavoro racconta quanto è già stato messo in evidenza dall’azione della magistratura e delle forze dell’ordine per aprire una nuova e necessaria porta, per cambiare, una volta per tutte, il nostro modo di interrogarci e di affrontare le mafie. Oggi che è stato superato il dilemma della presenza mafiosa al nord ed è ampiamente accertato il radicamento delle organizzazioni mafiose trapiantate anche in territori ritenuti a “presenza non tradizionale” occorre superare la cronaca e i racconti per comprendere più a fondo il problema e provare a cambiare la domanda: non più chiedersi se c’è o non c’è mafia, ma “come” c’è mafia, con quali modalità avviene il trapianto e quali sono le condizioni che ne facilitano il processo”.