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25/07/2012 15:06:35

Mafia, sequestrate quattro società ad un imprenditore di Calatafimi, Liborio Craparotta

condannato per mafia e riciclaggio. Craparotta, avrebbe favorito la latitanza di personaggi di spicco di Cosa Nostra e sarebbe stato in stretti rapporti dapprima con Giuseppe Ferro (oggi collaboratore di giustizia) e poi con Antonino Melodia, entrambi personaggi che hanno guidato il mandamento di Alcamo. 

Questo il comunicato stampa dei Carabinieri :

 

 

Questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, nel quadro della complessiva manovra di contrasto all’organizzazione mafiosa denominata “cosa nostra”, attraverso l’aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti, hanno eseguito un provvedimento di sequestro per la successiva confisca - ai sensi del decreto legislativo n. 159 del 2011 - emesso dal Tribunale di Trapani - Sezione misure di prevenzione - sulla base di convergenti richieste formulate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di un soggetto organico alla famiglia mafiosa di Calatafimi (TP).

Il collegio, presieduto dal Giudice Dott. Piero GRILLO, ha disposto il sequestro dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale di tre società a responsabilità limitata operanti nel settore dell’edilizia ed un’impresa individuale riconducibili a Craparotta Liborio cl. 1946.

Si tratta delle quote sociali e del complesso aziendale della:

 

1.        Edil C.S.G.s.r.l. con sede legale a Trapani nella via Marausa;  

2.        Edil costruzioni di Mannina e Sorrentinos.r.l. con sede legale in Trapani, strada Salinagrande;

3.        Sud Costruzioni S.R.L.con sede legale a Trapani via Marausa n. 50.

E’ stata inoltre sottoposta a vincolo per la successiva confisca una quarta azienda; si tratta della ditta individuale di S.G., moglie del Craparotta, con sede legale in Trapani, Frazione Marausa.

CraparottaLiborio è un personaggio molto noto negli ambienti investigativi, particolarmente qualificato nel contesto associativo alcamese, essendo stato arrestato e, in seguito, condannato con sentenze passate in giudicato, per reati in materia di mafia.

Il Craparotta, invero, è stato condannato in via definitiva:

a)      per associazione di tipo mafioso, per aver agevolato l’attività dell’organizzazione mafiosa, favorendo la latitanza di importanti uomini d’onore trapanesi e palermitani, tra i quali, il noto Asaro Mariano, indiscusso capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo (Tp), Scandariato Nicolò, storico capo della famiglia mafiosa di Calatafimi (Tp) e Spatuzza Gaspare, organico ed elemento di spicco della famiglia mafiosa di Brancaccio – Palermo.

La sentenza, emessa il 6 giugno 1997 dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, definì la posizione del Craparotta coinvolto nella nota operazione di polizia giudiziaria condotta da Carabinieri di Trapani denominata “CADICE” che portò all’arresto, in esecuzione di o.c.c. in carcere, di 21 soggetti accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, danneggiamento, favoreggiamento aggravato ed alla disarticolazione delle famiglie mafiose del mandamento di Alcamo;

b)     per riciclaggio aggravato in concorso, per aver ostacolato l’identificazione dell’illecita provenienza di denaro appartenente alla famiglia mafiosa di Alcamo, mediante il reinvestimento dello stesso per l’acquisto di immobili intestati a lui ed ai suoi familiari ma riconducibili ad importanti uomini d’onore che si sono susseguiti al vertice del mandamento di Alcamo, quali Milazzo Vincenzo , Ferro Giuseppe  e Melodia Antonino.

Nella circostanza il Craparotta fu condannato dal G.U.P. di Palermo, a seguito del giudizio abbreviato (sentenza del 12 luglio 2000)  ad anni quattro e mesi sei di reclusione, in appello la pena venne ridotta ad anni uno e mesi otto di reclusione.

L’operazione, denominata “ARCA” - condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani e dalla D.I.A. di Palermo - permise di far luce sulle più importanti dinamiche criminali di cosa nostra trapanese e palermitana e di delineare gli assetti organici, funzionali e di vertice non solo delle famiglie mafiose di Trapani, Castelvetrano, Alcamo, Castellammare del Golfo e Calatafimi, ma anche dei sodalizi facenti capo al “gruppo dei vincenti”  i c.d. “viddrani” di Corleone, i cui capi (Riina e Bagarella) furono destinatari dei provvedimenti cautelari.

Le indagini, che portarono all’arresto di ben 41 soggetti organici all’organizzazione mafiosa trapanese e palermitana, consentirono anche di scoprire una serie di gravi reati e fatti omicidiari commessi dai quei sodalizi criminali dal 1991 in poi, ricostruendo le responsabilità dei vertici di cosa nostra trapanese ed in particolare di Messina Denaro Matteo, ancora oggi considerato il capo di  “cosa nostra” e Virga Vincenzo.

 



Antimafia | 2024-09-26 06:00:00
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