Il processo scaturiva da un’indagine condotta dal personale della Sezione di pg della Guardia di Finanza. Gli imputati
erano accusati di avere ottenuto, indebitamente, dei finanziamenti pubblici per l’acquisto di macchine utensili. Il meccanismo della truffa era semplice. Alle richieste di finanziamento, avanzate per conto di altri imprenditori, venivano allegati gli elenchi di beni che erano già in possesso delle aziende beneficiarie spacciati per nuovi. Il cancelliere, incaricato delle operazioni di punzonatura, chiudeva un occhio in cambio di un lauto compenso.
La mente dell’organizzazione era Paolo Ruggirello, ex promotore finanziario giudicato separatamente,
che, sentito nell’ambito del dibattimento, ha ammesso le sue responsabilità ed ha svelato ai giudici tutti i retroscena chiamando in causa i fratelli Giovanni e Nicolò Adamo.