Francesco Saladino - figlio dell’imprenditore Melchiorre Saladino, considerato il trait d’union tra imprese, politica e mafia per la realizzazione del parco eolico, che ha già patteggiato la pena davanti al giudice per l’udienza preliminare
di Palermo per corruzione con l’aggravante di avere favorito Cosa Nostra - è stato, infatti, assolto
dall’accusa di illecito finanziamento elettorale.
Saladino junior era accusato di avere versato, nel 2006, 30 mila euro all’ex consigliere comunale
di Forza Italia Vito Martino, il politico che si interessò per favorire il progetto e che all’epoca era candidato all’Ars. L’altro imputato, Baldassare Campana, funzionario del Comune di Mazara, addetto allo sportello delle Attività produttive, era accusato di corruzione e di falso (avrebbe fatto sparire il progetto di una società concorrente dalla cassaforte del Comune).
Per la corruzione, però, il Tribunale ha decretato la prescrizione, mentre per il falso il «non doversi procedere» per mancanza di querela della ditta le cui carte sparirono.
Al termine della requisitoria, il pm Pierangelo Padova aveva invocato la prescrizione. A difendere Campana sono stati gli avvocati Stefano Pellegrino e Walter Marino, mentre legale di Saladino è stato Vito Galluffo.
A fine marzo, la Corte di Cassazione ha confermato le condanne inflitte nel processo principale. Per questo, sono tornati in carcere Giovan Battista Agate, Giuseppe Sucameli e Antonino Cuttone