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14/07/2012 04:49:11

L'Unione Europea blocca 600 milioni di euro di fondi per la Sicilia

La nota diffusa da Bruxelles, dagli uffici del commissario per le Politiche regionali, Johannes Hahn, è perentoria: «Il blocco è stato causato da gravi carenze riscontrate nei sistemi di controlli». Dunque, fino a quando il governo regionale non darà sufficienti garanzie sull’efficacia dei controlli sulla spesa dei fondi comunitari, specialmente quelli del Po Fesr, non saranno rimborsati né i 200 milioni anticipati a novembre e dicembre del 2011, né i circa 400 milioni dei primi mesi del 2012. Nelle stesse condizioni della Sicilia, sono anche la Calabria, la Campania e la Sardegna.

Se non saranno messi in atto tutti i meccanismi di certificazione trasparente, si corre il rischio di perdere 3 miliardi di euro.
Dal 18 al 20 luglio sarà a Palermo la task force del ministero per la Coesione territoriale, istituita per aiutare la Regione siciliana a superare alcune obiettive difficoltà.  «I rilievi della Commissione europea - ha dichiarato il presidente della Regione, Raffaele Lombardo - a quanto pare, riguardano certificazioni, controlli e gestioni. Adempimenti tutti di carattere prettamente tecnico di cui chiedere conto ai dirigenti che se ne sono occupati. Intanto, ovvieremo ai rilievi, adotteremo ogni misura che riterremo adeguata a superare la difficoltà. E’ una comunicazione, peraltro datata, rispetto alla quale la buona collaborazione che abbiamo avviato con il ministero della Coesione territoriale credo che ci abbia fatto superare già parecchi
dei rilievi che ci sono stati mossi».
Gli uffici regionali competenti avrebbero inviato a Bruxelles parecchie lettere di chiarimento, l’ultima lo scorso mese di giugno. Ma pare che non sia stata tenuta in conto. Lo stesso ministro
della Coesione territoriale, Maurizio Barca, nei giorni scorsi, in Sardegna, non aveva nascosto la sua preoccupazione per la mancanza di controlli adeguati da parte delle regioni entrate nel
mirino della direzione europea per le Politiche regionali. I controlli superficiali consentono di perpetrare frodi, anche milionarie, ai danni dell’Ue. La Commissione europea per arginare il fenomeno ha proposto ai Paesi membri di rafforzare il ricorso al diritto penale per colpire gli autori di frodi e illeciti.
«Il denaro europeo - ha sottolineato la vice presidente Viviane Rending, commissaria per la Giustizia - non deve finire nelle tasche dei criminali. E’ fondamentale istituire norme di diritto penale dell’Unione del più alto livello per proteggere il denaro dei contribuenti europei. L’obiettivo è chiaro: garantire che le frodi a danno del bilancio dell’Unione non restino impunite, risparmiando così il denaro dei cittadini. Grazie a questa proposta, si porrà rimedio all’attuale mosaico di disposizioni penali europee, nel quale un determinato reato in alcuni Stati membri è punito con la pena detentiva, mentre in altri non è neppure sanzionato».
Le distrazioni dei fondi europei a causa di attività illegali hanno raggiunto livelli preoccupanti: oltre il 90% del Bilancio Ue è gestito a livello nazionale e nel 2010 sono stati registrati 600 casi di sospetta frode per un valore complessivo di 600 milioni di euro. In alcuni casi, i richiedenti di finanziamenti europei forniscono informazioni false per riceve i fondi, ad esempio, nel settore dell’agricoltura o dello sviluppo regionale. In altri casi, funzionari nazionali accettano denaro in cambio dell’aggiudicazione di un appalto pubblico.