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20/06/2012 05:04:22

Processo Rostagno. Antonio Patti: "Mazzara era un vero professionista nell'uso delle armi"

 Patti, marsalese, superKiller di Cosa Nostra e adesso pentito, vive in libertà in un località segreta. La sua deposizione ha dato un quadro abbastanza delineato su come si muoveva Cosa Nostra trapanese quando doveva compiere un omicidio. Ha confermato il ruolo di capo mandamento di Trapani di Vincenzo Virga. Patti:"Era lui dagli anni '80 in poi il capo della mafia di Trapani". Di Vito Mazzara, invece, ha detto che era un figura importantissima in Cosa Nostra, "un pezzo di storia", per i mafiosi,  e per il quale si pensava ad un piano per cercare di farlo evadere dal carcere. Sul ruolo di killer di Mazzara, Patti ha ricordato un duplice omicidio portato a termine a Partanna, assieme a Matteo Messina Denaro, l'imputato Mazzara appunto, Giovanni Leone e un certo Ciruzzu. In quell'occasione ha detto Patti: "Ho visto sparare Vito Mazzara da vero professionista, ha colpito la sua vittima da meno di 15 metri, ha usato un suo fucile, aveva il porto d’armi e con questa scusa poteva camminare armato, era un campione di tiro a volo".

07.00 -Trentaduesima udienza del Processo per l’omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno che vede imputati davanti alla Corte d’Assise di Trapani, Vito Mazzara, ritenuto esecutore materiale e Vincenzo Virga il mandante.

 

Questa mattina saranno ascoltati i testi citati della difesa, Elmo, Mutolo e Marchese. Al’ultima udienza molti dubbi hanno caratterizzato le dichiarazioni del Colonnello dei carabinieri Elio Dell’Anna. La sua missione fatta a Milano per conto della Procura di Trapani, l’incontro con il giudice Antonio Lombardi che si occupava del delitto Calabresi, e le dichiarazioni del pentito di Lotta Continua Lenoardo Marino, tutto ciò era servito al Colonnello come fonte della sua relazione di servizio.

Le dichiarazioni del Colonnello Dell’Anna hanno tirato in ballo il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. In quel rapporto, Dell’Anna sosteneva che Lombardi gli aveva confidato la convinzione che l’omicidio di Rostagno fosse nato nel contesto di Lotta Continua. Convinzione rafforzata dal fatto che l’avvocato di Rostagno, Giuliano Pisapia appunto, aveva chiesto un incontro riservato con il giudice per vuotare il sacco, essendo Rostagno “al corrente di tutte le motivazioni compresi esecutori e mandanti concernenti l’omicidio Calabresi” come scrisse Dell’Anna nel suo rapporto. La risposta del sindaco di Milano non si è fatta attendere, rispondendo così dalle pagine del Fatto Quotidiano: “la ricostruzione di Dell’Anna è totalmente destituita di fondamento – ribadisce Giuliano Pisapia - All’epoca dell’arresto di Sofri, Rostagno aveva dato semplicemente la sua disponibilità a farsi interrogare”. Non certo a testimoniare contro i suoi compagni, come provano le registrazioni dei suoi interventi alla televisione privata di Trapani dove ribadiva la sua fiducia a Sofri e rivendicava la propria militanza in Lotta Continua. In ogni caso, non ebbe il tempo di testimoniare, perché venne ammazzato prima.

La ricostruzione data da Dell’Anna era stata ampiamente smentita dallo stesso Lombardi in una sua deposizione del novembre 1996: “Non ho mai espresso opinioni sulla matrice dell’omicidio Rostagno e dalle mie indagini non è mai emerso alcunché che potesse collegare l’omicidio Rostagno a Lotta continua”. La pista interna, quella politica legata a Lotta Continua, dimostrano come da 24 anni non si è indagato in altre direzioni, e la conferma di ciò arriva dalla risposta che da Dell’Anna al Pm Del Bene, quando gli chiede: “Nel 1992 quale indagini furono fatte per percorrere la pista mafiosa per l’Omicidio Rostagno?”. Dell’Anna: “No,nessuna indagine. Del Bene: "Non c’è stata alcuna indagine di iniziativa che riguardasse la mafia?”. Dell'Anna:  "No, avevamo già tante deleghe sui delitti commessi in quel periodo, si figuri se avevamo il tempo di indagare anche d’iniziativa”.