Tutto è avvenuto nel corso dell'ultima udienza del processo, che si celebra a Marsala, e che si è tenuto in videoconferenza con un collegamento da una località tedesca dove Paolo L.C. adesso vive. Ha ribadito che il prete, setta anni fa, lo invitò in canonica per prendere un caffè, e mentre lui si sentì stordito ("probabilmente nel caffè c'era del sonnifero") il prete avrebbe tentato di abusare sessualmente di lui. "Nulla di vero - ha sempre replicato la difesa di Caradonna - perchè non ha senso mettere del calmante in una sostanza di per sè eccitante come il caffè".
«Tutto ad un tratto - ha detto P.L.C. - don Vito mi ha aggredito…». Lui, però, riuscì a divincolarsi e a fuggire. «E non è vero - ha concluso - che ho chiesto del
denaro per non sporgere denuncia». Uno dei punti della difesa è infatti che la presunta vittima abbia costruito questa storia per estorcere denaro al prete, circostanza che è emersa nel processo dalla testimonianza di Calogero La Piana, oggi arcivescovo di Messina, in passato Vescovo di Mazara del Vallo. "Fui raggiunto da un uomo - ha detto La Piana - che mi raccontò di aver subito violenza da Don Caradonna e che voleva dei soldi per non denunciarlo".
I fatti risalgono al 2005. Tra i punti della difesa c'è anche il fatto che ai tempi, secondo quanto detto da Caradonna, la canonica dove è stato commesso il reato doveva essere ancora ristrutturata, ed era senza mobili e porte. Caradonna, intervenendo nel processo nel 2009 ha raccontato di avere incontrato il suo accusatore solo occasionalmente, quando era vice parroco alla Chiesa Madre (fino al novembre 2004), quando andava a prendere il caffè («assieme a qualche amico») in un
bar di piazza della Repubblica.
La prossima udienza sarà il 26 giugno.