Scrive Barbara Lottero, sulle figure sfocate che si muovono nelle zone d'ombra di Marsala

Poi ci sono gli altri, quelli che mi hanno fermata per strada e che ancora mi fermano, per ridere della storia del confronto tra la redazione di marsala.it e la navicella spaziale di Star Trek e della mia confusione tra Freud e Froid.
Ma la cosa che mi colpisce è che pochi hanno parlato della riflessione che volevo condividere. In città si vive nel tabù del tracciare le differenze. Non si vuole dare un profilo agli accadimenti. Siamo tutti figure sfocate su uno sfondo d’indistinguibilità.
Quello che volevo esprimere, non era riferito alle procedure giuridiche, ne’ voleva essere una questione di natura psichiatrica o psicoanalitica.
Quello che volevo trasmettere era altrove, si trattava di una questione di logica che voglio ancora sintetizzare in una domanda: conviene ad una comunità che qualcuno, chiunque esso sia dal primo all’ultimo cittadino, agisca fuori dalle regole?
Il tema si ripropone, e si che si ripropone, dopo tre avvisi di garanzia a importanti rappresentanti dell’attuale amministrazione, rieccoci nello stesso identico problema: può una comunità continuare a vivere nel limbo?
Con orrore spesso verifico che la risposta è si. Si, può una comunità vivere nel limbo, anzi spesso mi sembra di capire che può perché vuole questo e nient’altro.
Ma perché vuole questo? Forse perché il limbo non è altro che quella zona d’ombra, dove tutto può accadere? dove ogni cosa può trovare la sua giustificazione? dove l’ambiguità trova il contesto ideale? Chissà.
A presto.
Barbara Lottero