Atmosfere rock, ska, jazz, swing passando dalla bossa nova, toccando il manouche, fino ad arrivare al country e al blues. “Baccini canta Tenco” è un progetto ambizioso, di ricerca sia musicale che storica, che vuole restituire al Terzo Millennio la figura di Tenco come uomo e cantautore dalle tinte forti, a volte contrastanti, assai lontana da quell’immagine in bianco e nero impressagli dopo la morte.
Prodotto dalla “OrangeHomeRecord” di Raffaele Abbate e distribuito dalla Edel, “Baccini canta Tenco” è l’ultimo lavoro discografico di Francesco Baccini realizzato dopo il successo del concerto teatrale “Baccini canta Tenco – Porto a spasso Luigi nei teatri” che vede la collaborazione di Armando Corsi, “la chitarra che sorride” come lo chiamano gli addetti ai lavori, che si è occupato dell’arrangiamento dei brani, e Marzio Angiolani, docente ed esperto di canzone d'autore italiana, coautore dello spettacolo al fianco di Baccini.
“Arrangiare le canzoni di Tenco per me è stato un grande onore – spiega Armando Corsi - Bisognava capire come vestirle nuovamente, per questo io e Francesco ci siamo incontrati in studio parecchie volte. La strada che ci è sembrata più giusta, alla fine, è stata quella della semplicità e della classe. Più di una volta ho sentito reinterpretare Tenco e quasi sempre mi sono trovato di fronte ad una sorta di saggio jazz. Insomma, quello era un canale già sfruttato, quindi ci siamo permessi di creare questo nuovo canale sonoro, dove c’è molta eleganza e, soprattutto, ci sono molti silenzi. Perché ricordiamoci che anche la pausa è musica”.
Diciotto brani di Luigi Tenco, dai più conosciuti dal grande pubblico ai più nascosti, più altri tre: Bang Bang che apre lo spettacolo; Lunatika, brano strumentale dello stesso Francesco Baccini e Preghiera in gennaio, il pezzo che De André scrisse per Tenco dopo la sua morte, che chiude il sipario.
Il progetto “Baccini canta Tenco” vuole essere un viaggio nel variegato “mondo di Luigi” riportando alla luce un’essenza ironica e sociale, oltre che intimista.
“Erano anni – dice Francesco Baccini - che mi girava per la testa l’idea di cantare i brani di Tenco, soprattutto quelli meno conosciuti. Perché di Luigi si ricordano spesso le canzoni d’amore, ma quelle che trattano di temi sociali o quelle più ironiche (davvero quasi dimenticate) sono così disperatamente attuali che sembrano scritte ieri”.
In quanti, ad esempio penserebbero ad un Luigi in chiave rock? Eppure, anche se non l’ha ufficialmente firmata (perché non ancora iscritto alla Siae), Tenco fu autore con Reverberi e Calabrese di Ciao ti dirò, considerato dalla critica il primo brano rock in Italia. Portato al successo da Celentano e da Gaber.
Il “programma di viaggio” prevede una track-list (che rispetta fedelmente la scaletta dello spettacolo) molto eterogenea. Oltre ai più famosi Vedrai Vedrai e Mi sono innamorato di te, anche una movimentata Ognuno è libero, rivisitata in chiave ska, e brani ironici come la Ballata della moda, Hobby e Giornali femminili che erano, assieme ad altri quattro, canzoni scritte appositamente per il programma satirico “La comare” andato in onda sul Secondo canale della Rai nel 1964 del quale Tenco era ospite fisso e proponeva di volta in volta brani di repertorio e un inedito. Questi pezzi sono stati pubblicati soltanto postumi, mentre le immagini sono andate perse perché la Rai ha cancellato dagli archivi il programma. Per le ballate Tenco utilizza ironia, e a tratti la comicità, per attirare l’attenzione su problemi sociali davvero importanti, come la diseguaglianza economica, la condizione della donna, il consumismo e il dilagare di mode e pubblicità, il divorzio. E’ forse uno dei primi esempi di canzone “impegnata” in Italia.
Tornando all’aspetto intimista, non si poteva trascurare Ho capito che ti amo (1964), il grande successo internazionale di Tenco che spopolò soprattutto in Argentina dove il brano divenne la sigla di una fortunatissima telenovela alla quale Luigi, nell’ultima puntata, prese parte.
Un viaggio, quello di “Baccini canta Tenco”, fortemente emozionale, che si conclude con l’ultimo brano cantato da Luigi, ma eseguito nella versione originale. Ciao amore ciao aveva in realtà un testo differente, cambiato da Tenco per adattarlo alle necessità del Festival. Si intitolava Li vidi tornare, era un brano contro la guerra in cui un bambino vedeva passare un gruppo di soldati che partivano per il fronte e che non avrebbero mai più fatto ritorno, se non nei sogni del fanciullo. Il ritornello, tanto criticato, probabilmente era anche assente in una primissima versione, ma comunque in Li vidi tornare era ben legato alla storia, essendo il canto corale dei soldati che marciavano.