Lo dice il presidente del tribunale di Marsala Gioacchino Natoli, intervenendo sulla vicenda del giovane condannato a due anni (pena sospesa) dopo che con la sua auto ha provocato al morte di tre persone. La sentenza ha destato scalpore e polemiche.
Fabio Gulotta, 22 anni, patteggiò la pena. Nell'incidente persero la vita, il 16 gennaio 2011 a Campobello di Mazara, una madre e i suoi due figli e riportò lesioni personali gravi il marito, Baldassare Quinci, che si trovava alla guida dell'auto.Sei mesi dopo l'uomo si suicidò.
"Gulotta - spiega Natoli - si trova sottoposto alla sospensione (per tre anni) della patente di guida sin dal giorno successivo al tragico incidente mortale. Nessuna precedente sospensione della patente di guida gli era stata inflitta, appena due anni prima, a seguito di un incidente stradale con feriti (in realtà mai avvenuto)".
"Secondo gli accertamenti peritali - aggiunge il magistrato - svoltisi durante le indagini preliminari, lo stato di ebbrezza contestato a Gulotta era di poco superiore al limite consentito dalla legge (0,72 invece che 0,50) e non costituisce illecito penale (bensì amministrativo). Questo non ha comunque impedito - in base alle risultanze della consulenza tecnica disposta dal pm - che Gulotta reagisse, con sufficiente immediatezza, all'attraversamento dell'incrocio da parte dell'autovettura condotta da Quinci, il quale peraltro non si è fermato al ben visibile segnale stradale di Stop.
"L'auto di Gulotta - conclude Natoli - lungi dall'essere lanciata a 120 all'ora, andava a una velocità stimata dal consulente tecnico del pm pari a 75-80 km/h, in luogo del limite di 50 km/h".