La Guardia di finanza ha sequestrato documenti e hard disk di funzionari e dirigenti del dipartimento regionale Bilancio coinvolti nella gara per l’acquisizione della Siremar, aggiudicata in un primo momento proprio alla cordata della Compagnia delle Isole guidata da Palazzo d’Orleans.
La gara è stata annullata dal Tar perché a sostegno dell’offerta vi era una fideiussione da 30 milioni di euro emessa da Unicredit ma garantita in prima battuta solo dalla Regione.
Da qui il ricorso presentato dalla Navigazione siciliana spa della famiglia Franza e di Vittorio Morace, che hanno chiesto e ottenuto lo stop della gara per aiuti di Stato alla Compagna delle Isole.
Ma rischia di avere anche uno strascico giudiziario il flop dell’avventura di Palazzo d’Orleans nel settore dei trasporti marittimi.
Un’avventura voluta fortemente dal governatore Raffaele Lombardo, che prima ha rifiutato di ricevere la Siremar gratuitamente dallo Stato perché in questo caso si sarebbe dovuto accollare debiti per quasi 100 milioni di euro. E, successivamente, ha messo in piedi in poche settimane attraverso un avviso pubblico lampo una cordata di armatori a lui graditi per rilevare la Siremar ripulita dalla zavorra dei debiti.
Un affare che avrebbe consentito a Palazzo d’Orleans di entrare direttamente nella gestione di un’azienda da 500 marittimi.
La cordata della Compagna delle isole grazie alla fideiussione garantita in un primo momento dalla Regione ha vinto la gara con un’offerta da 60 milioni di euro: la Compagnia è composta dalla Mediterranea Holding, dall’armatore campano Salvatore Lauro, dalla Acies che ha come amministratore delegato l’imprenditrice proprietaria dello stabilimento della Coca-Cola a Catania, Maria Cristina Busi. E, ancora, dalla Davimar eolia navigazione e dalla Nvg, guidate da un gruppo di piccoli imprenditori di Milazzo e Messina (dalla famiglia Taranto a Massimo La
Cava) e, infine, dalla Isolemar che vede socio di riferimento e presidente del cda l’imprenditore sardo Franco Del Giudice, coinvolto lo scorso anno in un giro di fatture false scoperto in Sardegna.
Il governatore ha sempre sostenuto che tutta questa operazione era «a costo zero» per la Regione. Invece, dopo il ricorso presentato dall’altra cordata di armatori guidata dai Franza e da
Morace, i giudici amministrativi hanno scoperto che la fideiussione c’era, eccome. E che proprio grazie a questa garanzia di Palazzo d’Orleans la Compagnia delle Isole ha potuto fare un’offerta più elevata: «Non vi è dubbio — si legge nella sentenza del Tar — che l’impegno di garanzia assunto da Unicredit in favore della Compagna delle Isole abbia consentito alla società di presentare un’offerta conforme alle prescrizione della lettera d’invito e la formulazione di un’offerta decisamente superiore al prezzo minimo d’acquisto. Con la conseguenza che il
peso reale dell’offerta ricadeva tutto sulla Regione». A nulla è servita la giustificazione dell’amministrazione «del ritiro della garanzia » dopo la presentazione
delle offerte.
Ma come ha fatto la Regione a garantire 30 milioni di euro senza una delibera di giunta o una norma votata all’Ars? Con quali soldi?
La domanda se la stanno facendo i magistrati romani che hanno inviato la Guardia di finanza per recuperare al dipartimento Bilancio tutta la documentazione sulla gara Siremar.