di partito veniva osannato dagli alunni come un leader nord coreano, dice che non c’era. Ma oggi, il neo eletto sindaco di Trapani Vito Damiano, ex generale dei Carabinieri e uomo forte dei servizi segreti, ha le idee chiare su come dovrebbero essere le manifestazioni di fine anno.
«Basta con queste recite scolastiche tutte incentrate sulla mafia, retoriche e patetiche, con i bambini magari vestiti con coppola e lupara a ripetere frasi di adulti, citazioni di magistrati come Falcone, che non capiscono fino in fondo», ha detto in una conferenza stampa conclusasi poco fa. I giornalisti sono stati convocati dal sindaco pidiellino per permettergli di chiarire quanto detto il giorno prima durante una manifestazione nella scuola media Simone Catalano. In quella occasione, così come in conferenza, il primo cittadino ha lodato iniziative che sono «attività concrete nell’ambito della legalità e della cultura, su valori come l’amicizia o la legalità diffusa come non gettare le carte per terra o aiutare le vecchiette ad aiutare ad attraversare la strada». In particolare ha lodato un progetto (finanziato dalla precedente amministrazione e su cui ha garantito continuità) sull’alimentazione responsabile, per scongiurare l’obesità o conoscere i prodotti tipici locali. Incalzato, dopo avere detto che per investigare ci sono gli organi preposti il sindaco ha precisato che riconosce l’importanza delle ore di educazione civica. Certo, nessuno immaginava giovani studenti a indagare per le strade, ma il primo cittadino (votato da dodicimila su sessantamila aventi diritto) ha fatto presente che «serve il dialogo e non gli spettacoli per parlare della cultura mafiosa». Eppure, ha ammesso di non avere assistito a questi spettacoli in provincia: il suo rimprovero verso rappresentazioni «retoriche e patetiche» è diretto ad alcune iniziative viste in un periodo di permanenza a Catania. Anzi, dice di avere apprezzato che «in questi cinque giorni spesi tra le iniziative di fine anno non ho visto nessuna manifestazione simile» ma piuttosto «eventi nel solco della legalità». Invece quelle che critica, «trattando continuamente di mafia, rischiano di dare un valore eccessivo a questo fenomeno». Parlare continuamente di mafia (come invocava Paolo Borsellino, tra l’altro) rischia di dare troppa importanza al fenomeno, insomma, esattamente come ha detto alla Simone Catalano ieri. «Mica abolirò il termine, ma finché ci sarò io, se ne parlerà in forma più contratta possibile, senza eccedere nel parlarne, per far sentire i ragazzi liberi di muoversi in un contesto in cui la mafia non li condiziona», visto che, ha aggiunto, altrimenti i bambini vivrebbero nella paura. Piuttosto, secondo Damiano, devono pensare che Cosa Nostra si può sconfiggere. Il sindaco ha anche criticato le t-shirt e i gadget venduti nei negozi di souvenir del centro storico con imbarazzanti caricature di mafiosi stereotipati, messe al bando nella vicina Erice nel 2011 con un’ordinanza comunale. Le affermazioni di Damiano arrivano in una settimana in cui il sindaco di Pantelleria è stato arrestato per mafia (alcuni lo indicano addirittura come il referente dell’organizzazione sull’isola) e quello della vicina Valderice per favoreggiamento a un imprenditore mafioso con una falsa testimonianza. Per di più, il principale supporter elettorale di Damiano e suo assessore designato, il senatore Antonio D’Alì, è stato recentemente rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Quando in conferenza gli abbiamo ricordato questi tre eventi, il primo cittadino ha sorriso e tentato di glissare, per poi chiudere con una battuta: «Vorrà dire che al termine di ogni mia dichiarazione sul tema dirò “Abbasso la mafia!”».
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Parlare di mafia in questa terra, dunque, significa avere a che fare con un’attualità vicina storicamente, geograficamente e d’impatto quotidiano notevole, come hanno ricordato gli unici due partiti a replicare a Damiano (finora), Rifondazione Comunista e Sel. E poco importa se le citazioni dei morti ammazzati non vengono comprese a fondo: come non verranno compresi a fondo Leopardi e Ungaretti, ma da qualche parte bisogna cominciare.
Se il leader del suo partito Berlusconi avrebbe voluto strozzare gli autori de “La Piovra”, il carabiniere in pensione almeno preferisce metodi meno crudi. Eppure, sono parole e programmi comunque in contrasto con il dovere di agevolare prese di coscienza, diffondere notizie e informazioni su un territorio sotto il controllo del superlatitante Matteo Messina Denaro. E in una città dove, nel 1985, un altro sindaco nel pieno della prima stagione stragista, Erasmo Garuccio, disse che «la mafia non esiste». Per poi essere premiato con cinque minuti di notorietà nazionali da una vignetta diForattini che lo vedeva esclamare quella frase con una lupara tra i glutei.
Trapani è una terra martoriata che ha pagato anche con il suo sacrificio di uomini delle istituzioni e giornalisti immolati nella lotta a Cosa Nostra, dal giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto al giornalistaMauro Rostagno (sul cui omicidio è in corso un processo di cui, appunto, si parla troppo poco). Non parlare della mafia o pensare di limitarne la presenza a scuola, a nostro avviso, significa di fare il gioco di chi vuole farla credere sconfitta o millanta che sia battuta. Come l’ex sindaco di SalemiVittorio Sgarbi: che si è visto il consiglio comunale sciolto per mafia pochi mesi dopo le sue affermazioni sulla disfatta di Cosa Nostra.
Marco Rizzo
http://mumblemumble.comunita.unita.it/2012/05/31/le-recite-antimafia-non-piacciono-al-sindaco/