Un inseguimento a bordo di un'Audi con i vetri oscurati, che ha fatto raggiungere alle due vetture punte di 200 chilometri orari ed è durato circa 40 minuti. Gli indiziati (individuati dalla targa della macchina...) sono stati anche sentiti dagli investigatori coordinati dal capo dei pm nisseni, Sergio Lari. Sono suocero e genero. Stavano andando di corsa in aeroporto e rischiavano di perdere l'aereo. Non intendevano affatto tallonare l'auto del Procurarore. Ma la domanda degli investigatori è: per fare in fretta è necessario mettersi nella scia di una macchina con un lampeggiante sul tetto? L'inseguimento è durato quaranta chilometri.
La scorta del magistrato è stata raddoppiata. Una seconda macchina blindata segue gli spostamenti di quella a bordo della quale viaggia abitualmente il procuratore. E raddoppiata è anche la vigilanza fissa, vista la lunga scia di intimidazioni subite dal procuratore.
Marcello Viola si è insediato a Trapani nel dicembre scorso, dopo tanti anni trascorsi a Palermo da sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia.
Quando si è sparsa, un paio di giorni fa, la notizia dell'inseguimento, il telefono di Viola non ha mai smesso di squillare con colleghi, amici ed autorità che gli hanno dato solidarietà. «È un episodio sgradevole ma chi fa il nostro lavoro conosce i rischi che corre e ci si abitua», dice il procuratore.
La Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo esprime piena vicinanza, il sen. Antonio D’Alì esprime piena solidarietà al procuratore «certo che non si lascerà intimidire e che continuerà la sua attività professionale con il rigore e l’energia di sempre». Solidarietà dall’on. Livio Marrocco, capogruppo all’Ars di Fli. Anche i sindacati si stringono attorno al procuratore. «Siamo certi – dice il segretario Cgil Mimma Argurio – che l’impegno nella lotta alla mafia e per l’affermazione della legalità sarà portato avanti dal procuratore Viola con ancora più determinazione». Solidarietà anche dal segretario provinciale di Assostampa Giovanni Ingoglia: «Questa ennesima intimidazione dimostra quanto sia ancora radicato il potere mafioso e come sia necessaria una sempre più forte azione investigativa e un impegno civile e costante di tutte le forze sociali per abbattere la mafia».