Il rientro dal Brasile dei due alcamesi,chiamati a rispondere del duplice omicidio dell’appuntato Salvatore Falcetta ed il carabiniere Carmine Apuzzo, assassinati trentasei anni fa in quella che poi venne chiamata la strage di Alcamo Marina, è slittato ad altra data per dei problemi burocratici che hanno impedito agli imputati di lasciare il Sudamerica per fare rientro in Italia. In pratica, gli imputati non hanno ancora completato l'iter per riavere il passaporto. Se ne parla a maggio inoltrato. I due erano stati condannati, rispettivamente, a 22 e 14 anni di reclusione, e si erano dati alla latitanza in Brasile. Il caso è stato poi riaperto grazie alle clamorose rivelazioni di un ex brigadiere, Renato Olino, che ha detto che gli indagati furono torturati pur di confessare degli omicidi che non avevano mai commesso. Da qui la celebrazione del nuovo processo. Il terzo "ex ragazzo" coinvolto nella vicenda, Vincenzo Gulotta è stato assolto. Il quarto imputato, Giovanni Mandalà è purtroppo deceduto. Ferrantelli e Santangelo devono essere giudicati dalla Corte d'Appello del Tribunale dei minorenni di Catania, che ha anche sospeso l'ordine di carcerazione che pendeva sulle loro teste dal 1992.
In Cassazione, invece, è il giorno in cui si discute la sentenza di assoluzione di Bartolo Pellegrino. L’ex vice presidente della Regione Sicilia in primo e in secondo grado, a Trapani e a Palermo, è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ed ha avuto dichiarato prescritto il reato di corruzione. Il procedimento riguarda i favoritismi concessi per la costruzione di 600 alloggi in cooperativa a Trapani. L'episodio è stato riconosciuto dai giudici come accaduto, solo che il reato è prescritto. Nello stesso processo i giudici hanno condannato i corruttori, cioè coloro i quali hanno passato la mazzetta al politico, si tratta del capo mafia di Trapani Francesco Pace e dell’ing. Leonardo Barbara un tecnico specializzato in progetti per case in cooperativa. Loro a differenza di Pellegrino sono stati condannati perché hanno avuta contestata l’aggravante mafiosa. Ed è su questo punto di diritto che verte il ricorso in Cassazione della Procura generale. Secondo la Dda di Palermo che si è appellata facendo ricorso alla massima corte, l’on. Pellegrino avrebbe avuto invece piena consapevolezza, quando accettò i soldi della corruzione, 1 milione (di lire) ad appartamento, che stava favorendo la mafia. La spartizione di quei soldi gli investigatori della Polizia che fecero le indagini, addirittura la intercettarono :“Bice, tutto quello che dici tu, io l’importante che parlo chiaro con le imprese, gli dico: picciotti un milione per Bartolo, perchè poi io lo so che c’è un milione per Bartolo un milione per Peppe, un milione per Ciccio”. A parlare è un imprenditore, Nino Birrittella che nel 2005 verrà arrestato per mafia e deciderà poi di collaborare con la giustizia. Lui ha confermato che quel dialogo fu a casa dell’arch. Vito Augugliaro (da poco deceduto, che fu indagato per mafia) presente la moglie di questi, Bice Ruggirello, all’epoca nell’entourage dell’on. Pellegrino, e che quei soldi servivano a fare passare alla Regione la delibera di variazione di destinazione d’uso dei terreni dove costruire le case, si trattava infatti di terreni agricoli.